Delta del Niger |
È considerato uno dei luoghi più inquinati del mondo. In questa regione si estrae il petrolio del primo produttore dell'Africa.
Le compagnie petrolifere hanno "militarizzato" quei luoghi. Shell ed ENI, ma anche Total, Erg, Chevron, Esso e altre. La corruzione e l'arroganza di queste compagnie in nome del business ha permesso per decenni (dagli anni '70) a queste compagnie di estrarre la ricchezza derivante dall'"oro nero" (Black Gold) solo per il loro tornaconto economico e non a beneficio della popolazione locale, che invece è sempre più povera. Compagnie straniere che non danno lavoro alla gente del luogo preferendo assumere "stranieri".
E il petrolio estratto viene subito caricato sulle petroliere e portato via. La raffinazione avviene in altri luoghi e così la Nigeria, paese ricco di petrolio, è però povero di benzina, dove si deve ancora fare la coda per una tanica di carburante.
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Nel 2012 la Corte di Giustizia della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale ha giudicato la Nigeria responsabile della violazione della "Carta Africana" dei diritti umani e dei popoli riguardo alle condizioni di vita delle popolazioni del delta del fiume Niger. La Corte ha stabilito che il governo federale nigeriano è responsabile del comportamento delle compagnie petrolifere e che ad esso spetta di chiamarle a rispondere dell'impatto ambientale gravemente compromesso a causa del loro operato.
Il rapporto 2014 di Amnesty International sulle attività dell'ENI e della Shell in Nigeria NON è un rapporto edificante - leggi -
Fra gli italiani dell'ENI e gli olandesi della Shell si contano infatti più di 550 perdite di petrolio nella regione del Delta nel solo anno 2014, e in questo caso è l'Italia che vince con 349 riversamenti (perdite di petrolio). Per la Shell invece "solo" 204 perdite. Solo queste due compagnie petrolifere nel 2014 hanno provocato 553 "incidenti" petroliferi, quasi due al giorno. Ma in Nigeria non c'è solo l'ENI e la Shell, sono operative altre grandi compagnie petrolifere e i riversamenti di petrolio nei terreni e nelle acque del Delta del Niger sono molti di più dei 550 denunciati da Amnesty.
Da anni denunciamo la "straziante" situazione del Delta del Niger, dove si producono circa due milioni di barili di petrolio al giorno, il 4° produttore mondiale, il 1° in Africa. Petrolio che viene "letteralmente" rubato alla Nigeria dove non viene neppure raffinato. Trasportato verso la costa da migliaia e migliaia chilometri di oleodotti (pipeline) dove viene stoccato e subito caricato sulle petroliere che fanno la spola continua tra il Golfo di Guinea e i paesi di origine delle compagnie petrolifere che lo estraggono. Pipeline che corrono a vista nei terreni, all'interno della foresta e in luoghi che solo 40 anni fa erano considerati veri e propri "paradisi naturali incontaminati" - guarda -
Il petrolio viene raffinato altrove. Solo una minima parte resta in Nigeria che è quindi costretta ad importare benzina, gasolio e altri carburanti nonostante la sua grande ricchezza di "oro nero". La Nigeria infatti è un paese ricco di petrolio, ma povero di benzina. E lo dimostrano le cifre, nell'economia nigeriana il 95% delle esportazioni è rappresentato dal petrolio, ma il petrolio contribuisce solo al 20% del PIL totale, e ciò dimostra la "maldestra" gestione della principale ricchezza del paese dei governi nigeriani che si sono susseguiti in questi ultimi decenni.
Nella Nigeria ricca di petrolio il 63% della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno e il consumo medio di energia elettrica pro-capite è di soli 149 KWh, mentre in Italia (tanto per fare un paragone) è di 5.400 KWh. Corruzione è la parola chiave, e la Nigeria è tra i trenta paesi più corrotti al mondo - guarda mappa -
Terreni e acque inquinate hanno costretto la popolazione locale, che prima viveva di agricoltura e pesca, nella più assoluta povertà, ad abbandonare territori, e ad emigrare negli stati più a nord oppure a raggiungere l'Europa.
Gas Flaring. È un gas dissociato che si trova nella parte superiore dei giacimenti di petrolio, è intrasportabile e deve essere trasformato sul posto con appositi impianti. Dal gas flaring si ricava energia elettrica e gas metano.
Nonostante i divieti internazionali e una legge federale del 1989 il gas flaring continua ad essere bruciato sul posto senza nessuno scrupolo per l'inquinamento, per i danni ambientali e le malattie causate alle popolazioni locali. Le compagnie petrolifere utilizzano questo sistema per non costruire impianti che possano trasformare questo gas. Si stima che la trasformazione del gas flaring della Nigeria potrebbe fornire energia elettrica e metano all'Africa Sub-Sahariana e all'Africa Centrale per centinaia di anni.
Il divieto assoluto di bruciare il "gas flaring" è decretato in una convenzione delle Nazioni Unite in vigore fin dagli anni '80 e accolta da tutti i produttori di petrolio al mondo, anche dalla Nigeria.
Nel territorio del "Delta del Niger" sono oltre 100 le torri che sprigionano in maniera perenne lingue di fuoco che sputano diossina, benzene, sulfuri e particolati vari. Tanto per fornire qualche dato, secondo le ONG locali dei 168 miliardi di metri cubici di gas brucati ogni anno al mondo, il 23% (quasi un quarto) provengono dalla Nigeria.
La quantità di gas flaring bruciato nella regione del Delta del Niger produce 400 milioni di tonnellate di ossido di carbonio (come a dire il 25% del consumo annuo di gas di tutti gli Stati Uniti). Le piogge acide, conseguenza diretta del gas bruciato, provocano l'inquinamento anche dei terreni agricoli non interessati direttamente agli sversamenti e alle perdite di petrolio.
M.E.N.D. (Movimento per la liberazione del Delta del Niger). È un gruppo armato che è attivo nella regione e che lotta affinché il petrolio della Nigeria rimanga ai nigeriani. Il suo obiettivo è boicottare gli impianti delle compagnie petrolifere, si prefigge la cacciata degli stranieri che sfruttano la ricchezza della Nigeria.
In passato il MEND è arrivato anche a rapire "personale straniero". Il fine ultimo del movimento è quello di prendere il controllo del petrolio per riparare agli effetti collaterali dell'estrazione, ovvero l'inquinamento, i diritti della popolazione locale, i risarcimenti dei danni provocati dagli "incidenti", ecc..
Le compagnie petrolifere si sono dotate a loro volta di veri e propri eserciti privati per difendere i loro quartier generali, facendo del Delta del Niger una vera e propria zona franca, sempre più spesso anche al fuori del controllo delle autorità locali e della stessa polizia nigeriana.
Nuvole che oscurano i giorni e fiamme che accendono le notti. Il gas flaring che brucia in continuazione provoca un panorama desolante, e la ricaduta al suolo delle sottilissime polveri bruciate provoca rossore permanente agli occhi, tumori della pelle, e gravi malattie legate alla respirazione.
La regione del Delta del Niger è uno dei dieci luoghi più inquinati al mondo, ma per la sua estensione, la continuità con cui si sta inquinando, la mancanza di progetti per le bonifiche, fanno del Delta del Niger il più grave disastro ambientale di sempre, e tutto questo nell'indifferenza del mondo, in nome solo dei petro-dollari. E quello che più dispiace è che sia proprio l'ENI, la multinazionale pubblica italiana, che da decenni corrompe ministri, politici e funzionari nigeriani, una delle principali cause di questo disastro.
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Articolo scritto e curato da
- Inquinamento provocato dall'ENI - |
Fra gli italiani dell'ENI e gli olandesi della Shell si contano infatti più di 550 perdite di petrolio nella regione del Delta nel solo anno 2014, e in questo caso è l'Italia che vince con 349 riversamenti (perdite di petrolio). Per la Shell invece "solo" 204 perdite. Solo queste due compagnie petrolifere nel 2014 hanno provocato 553 "incidenti" petroliferi, quasi due al giorno. Ma in Nigeria non c'è solo l'ENI e la Shell, sono operative altre grandi compagnie petrolifere e i riversamenti di petrolio nei terreni e nelle acque del Delta del Niger sono molti di più dei 550 denunciati da Amnesty.
Da anni denunciamo la "straziante" situazione del Delta del Niger, dove si producono circa due milioni di barili di petrolio al giorno, il 4° produttore mondiale, il 1° in Africa. Petrolio che viene "letteralmente" rubato alla Nigeria dove non viene neppure raffinato. Trasportato verso la costa da migliaia e migliaia chilometri di oleodotti (pipeline) dove viene stoccato e subito caricato sulle petroliere che fanno la spola continua tra il Golfo di Guinea e i paesi di origine delle compagnie petrolifere che lo estraggono. Pipeline che corrono a vista nei terreni, all'interno della foresta e in luoghi che solo 40 anni fa erano considerati veri e propri "paradisi naturali incontaminati" - guarda -
- Impianti di stoccaggio sulla costa del Golfo di Guinea - |
Nella Nigeria ricca di petrolio il 63% della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno e il consumo medio di energia elettrica pro-capite è di soli 149 KWh, mentre in Italia (tanto per fare un paragone) è di 5.400 KWh. Corruzione è la parola chiave, e la Nigeria è tra i trenta paesi più corrotti al mondo - guarda mappa -
Terreni e acque inquinate hanno costretto la popolazione locale, che prima viveva di agricoltura e pesca, nella più assoluta povertà, ad abbandonare territori, e ad emigrare negli stati più a nord oppure a raggiungere l'Europa.
- Il Gas Flaring brucia anche dove giocano i bambini - |
Nonostante i divieti internazionali e una legge federale del 1989 il gas flaring continua ad essere bruciato sul posto senza nessuno scrupolo per l'inquinamento, per i danni ambientali e le malattie causate alle popolazioni locali. Le compagnie petrolifere utilizzano questo sistema per non costruire impianti che possano trasformare questo gas. Si stima che la trasformazione del gas flaring della Nigeria potrebbe fornire energia elettrica e metano all'Africa Sub-Sahariana e all'Africa Centrale per centinaia di anni.
Il divieto assoluto di bruciare il "gas flaring" è decretato in una convenzione delle Nazioni Unite in vigore fin dagli anni '80 e accolta da tutti i produttori di petrolio al mondo, anche dalla Nigeria.
Nel territorio del "Delta del Niger" sono oltre 100 le torri che sprigionano in maniera perenne lingue di fuoco che sputano diossina, benzene, sulfuri e particolati vari. Tanto per fornire qualche dato, secondo le ONG locali dei 168 miliardi di metri cubici di gas brucati ogni anno al mondo, il 23% (quasi un quarto) provengono dalla Nigeria.
La quantità di gas flaring bruciato nella regione del Delta del Niger produce 400 milioni di tonnellate di ossido di carbonio (come a dire il 25% del consumo annuo di gas di tutti gli Stati Uniti). Le piogge acide, conseguenza diretta del gas bruciato, provocano l'inquinamento anche dei terreni agricoli non interessati direttamente agli sversamenti e alle perdite di petrolio.
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In passato il MEND è arrivato anche a rapire "personale straniero". Il fine ultimo del movimento è quello di prendere il controllo del petrolio per riparare agli effetti collaterali dell'estrazione, ovvero l'inquinamento, i diritti della popolazione locale, i risarcimenti dei danni provocati dagli "incidenti", ecc..
Le compagnie petrolifere si sono dotate a loro volta di veri e propri eserciti privati per difendere i loro quartier generali, facendo del Delta del Niger una vera e propria zona franca, sempre più spesso anche al fuori del controllo delle autorità locali e della stessa polizia nigeriana.
Nuvole che oscurano i giorni e fiamme che accendono le notti. Il gas flaring che brucia in continuazione provoca un panorama desolante, e la ricaduta al suolo delle sottilissime polveri bruciate provoca rossore permanente agli occhi, tumori della pelle, e gravi malattie legate alla respirazione.
La regione del Delta del Niger è uno dei dieci luoghi più inquinati al mondo, ma per la sua estensione, la continuità con cui si sta inquinando, la mancanza di progetti per le bonifiche, fanno del Delta del Niger il più grave disastro ambientale di sempre, e tutto questo nell'indifferenza del mondo, in nome solo dei petro-dollari. E quello che più dispiace è che sia proprio l'ENI, la multinazionale pubblica italiana, che da decenni corrompe ministri, politici e funzionari nigeriani, una delle principali cause di questo disastro.
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