Il 19 febbraio scorso, durante un attacco di Boko Haram alla cittadina di Dapchi, furono rapite da una scuola femminile 110 studentesse.
Leah Sharibu prigioniera di Boko Haram per non aver rinnegato la sua Fede Cristiana |
Di quel rapimento Amnesty International accusò l'esercito nigeriano perché non fece nulla per impedire l'attacco, e di conseguenza il sequestro delle ragazze. Tra le 14 e le 18.30 di quel 19 febbraio, le forze di sicurezza nigeriane hanno ricevuto almeno cinque telefonate in cui si segnalava l’avanzata di Boko Haram verso Dapchi, ma il grosso dell'esercito, nonostante si trovasse a solo un'ora di marcia dalla cittadina, non si mosse.
Nelle ore successive al sequestro perfino il governo federale cercò, inutilmente, di negare che le ragazze fossero state rapite. Una vicenda molto simile a quello che accadde a Chibok nel 2014 quando Boko Haram assaltò la scuola di quella cittadina e rapì 276 studentesse, anche allora i fatti dimostrarono l'inerzia dell'esercito che arrivò in ritardo a difendere Chibok dall'attacco dei miliziani jihadisti, e tutti i depistaggi messi in atto dalle autorità nigeriane per minimizzare la portata del grave fatto.
Il momento della liberazione delle 105 studentesse di Dapchi |
Khadija Grema è una delle 105 studentesse liberate a sorpresa quel 21 marzo, e poi ha raccontato al Wall Street Journal di quel mese trascorso nelle mani dei miliziani islamici, dei momenti seguenti al rapimento e poi della liberazione.
Khadija racconta dei trasferimenti forzati per sfuggire all'esercito nigeriano, di quando dovevano cucinare per i loro rapitori, racconta anche della morte di quattro compagne che non hanno retto alla fatica dei trasferimenti forzati.
E poi Khadija racconta dell'unica cristiana del gruppo, Leah Sharibu, e di come i miliziani le avessero chiesto di convertirsi all'Islam e di indossare l'hijab e di come Leah sdegnosamente rifiutò. Leah non abiurò la sua fede cristiana, nemmeno in cambio della sua liberazione.
Alcune delle 105 studentesse di Dapchi liberate |
Per Leah si è mobilitato il web con l'hastag #FreeLeahSharibu
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