Sono 70,8 milioni i rifugiati nel mondo, il numero più alto da 70 anni. Erano la metà 20 anni fa. L'80% scappa nei paesi confinanti. In Italia 3 ogni mille residenti, a Malta 20, in Svezia 25, in Turchia 72, in Libano 156.
Solo il 16% è stato accolto in regioni sviluppate, mentre l’80% vive in Paesi confinanti con quelli di origine. Infatti i Paesi ad altro reddito hanno una percentuale di rifugiati del 2,7 ogni mille abitanti, meno della metà di quelli a medio e basso reddito che sono al 5,8. Come l’Italia che ha 3 rifugiati ogni mille abitanti, il più basso in Europa. Di gran lunga meno dei 20 di Malta o dei 25 della Svezia. E sono numeri nemmeno paragonabili ai 45 ogni mille abitanti della Turchia, ai 72 della Giordania, ai 156 del Libano.
Nessuna invasione come voglio farci credere
La pavetata "invasione", insomma, sembra esistere solo nella propaganda martellante della politica xenofoba. I dati ufficiali del Global Trends Report, il rapporto annuale dell’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati, smonta la narrazione ansiogena che ha convinto milioni di persone della necessità indiscutibile di alzare muri e lasciare i naufraghi in balia delle onde. Senza intervenire, invece, sulle cause della fuga. Ad esempio interrompendo le esportazioni di armi verso paesi caratterizzati da instabilità politica, se non addirittura in conflitto.
La cifra di 70,8 milioni secondo l’Agenzia ONU è stimata per difetto perché non considera pienamente la crisi del Venezuela. Nel 2018 sono stati i cittadini del paese sudamericano a presentare il più alto numero di domande di asilo: 341.800.
La cifra globale di 70,8 milioni è composta da tre distinti sotto-insiemi:
- Il primo è quello dei rifugiati, 25,9 milioni di persone costrette a fuggire da guerre o persecuzioni, alle quali è stato riconosciuto il pieno diritto d’asilo.
- Il secondo gruppo è quello dei richiedenti asilo, altri 3,5 milioni, anch'essi fuggiti dal loro paese e che ricevono protezione internazionale nell'attesa dell’esito della domanda di asilo.
- Il terzo gruppo, il più numeroso, sono i 41,3 milioni di persone che si sono spostati in aree comunque interne al proprio Paese di origine, definiti sfollati interni.
I rifugiati e i richiedenti asilo, quelli che effettivamente bussano alle porte di altri paesi, sono dunque meno della metà del numero complessivo, cioè 29,4 milioni.
Venezuela, il nuovo punto di crisi
C’è un nuovo punto di crisi nel mondo ed è il Venezuela da cui, solo nel 2018, sono partiti oltre 3 milioni di persone, ad un ritmo di 5.000 al giorno. Ma se i Paesi in cui i venezuelani cercano rifugio sono innanzitutto quelli circostanti dell’America latina e dei Caraibi, c’è un dato, piccolo in termini assoluti ma significativo come tendenza, che vede raddoppiati, da 10.000 a 20.000,i venezuelani che hanno chiesto asilo in Spagna, e un considerevole aumento si registra anche in Italia, oltre il 300 per cento.
Paesi che accolgono
Se il Venezuela, con un richiedente asilo su cinque, è il Paese da cui nel 2018 è fuggita più gente, il Libano si conferma invece quello che (in proporzione alla propria popolazione) ospita più rifugiati, ben uno su sei. Qualche sorpresa riserva anche la classifica degli Stati che accolgono il numero più alto di profughi: la Turchia su tutti, per il quarto anno di fila, con 3,7 milioni di persone, seguita da Pakistan, Uganda, Sudan e, primo Paese europeo, la Germania con poco più di un milione di profughi.
L'Italia, al contrario di quanto ci viene raccontato da una politica illiberale e intollerante, è il paese europeo con meno rifugiati rispetto alla popolazione, solo 3 rifugiati ogni mille abitanti, contro i 20 su mille di Malta o dei 25 su mille della Svezia.
Pochi riescono e tornare
La stragrande maggioranza di chi è costretto ad abbandonare la propria casa vorrebbe tornarci appena possibile. In realtà il numero di chi riesce a rientrare è piuttosto esiguo. Nel 2018 sono stati solo 593.800 i rifugiati che sono tornati a casa propria. Altri sono stati redistribuiti in altri paesi: 92.400 i reinsediamenti, meno del 7% di tutti quelli che sono in lista di attesa. Altri 62.600 hanno invece acquisito una nuova cittadinanza per naturalizzazione.
A fronte di questo picco di fughe i ritorni nei Paesi d’origine non tengono il passo: più di 210.00 persone hanno deciso di rientrare in Siria nel 2018 ma secondo l’Unhcr non ci sono ancora le condizioni di sicurezza per avviare un programma di rimpatri. Qual è dunque l’unica risposta possibile a questa fuga globale dalle tante aree di rischio del pianeta? La parola magica è reinsediamenti, ma le cifre sono scoraggianti. Servirebbero posti per 1,4 milioni di rifugiati ma, nel 2018, gli Stati ne hanno messo a disposizione solo 81.300, il gap tra domanda e offerta supera il 90 per cento e continua a salire.
Un rifugiato su due è un minore
Il Global Trends Report non dà solo le dimensioni del fenomeno. Un numero enorme di rifugiati è costituito da minori: uno su due, la metà. Molti sono quelli che scappano da soli, circa 111 mila, e senza famiglia. Ad esempio l’Uganda, che ha 26 rifugiati ogni mille abitanti, ha registrato 2.800 bambini di età pari o inferiore a 5 anni, soli o separati dalle famiglie di origine. Quasi due rifugiati su tre, il 61%, vive in paesi o città, piuttosto che in aree rurali o campi per profughi. E la loro non è una condizione passeggera: i quattro quinti ha vissuto sradicato da casa per almeno cinque anni, un quinto ha vissuto da rifugiato per almeno 20 anni.
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