Primo dicembre, giornata mondiale dell'Aids. Pochi i bambini dei paesi in via di sviluppo curati per il virus. Quattromila i nuovi contagi ogni anno in Italia.
Sono 35,3 milioni le persone che convivono con l'HIV in tutto il mondo, e tra questi circa 3,3 milioni sono minori sotto i 15 anni. Tra le giovani donne il rischio più alto.
Tre milioni di bambini e adolescenti sieropositivi, e ogni giorno si contagiano quasi 700 adolescenti tra i 10 e 19 anni, uno ogni due minuti. Anche se entro il 2030 il numero di nuovi contagi da Hiv tra i bambini sotto i dieci anni sarà dimezzato, quello tra gli adolescenti calerà solo del 29%. Progressi che avanzano troppo lentamente. La denuncia è dell'Unicef nel rapporto "Bambini, Hiv e Aids: il mondo nel 2030"
Da qui al 2030, secondo le stime, circa 360.000 adolescenti moriranno per malattie collegate all'Aids, cioè 76 ogni giorno, senza ulteriori investimenti nei programmi di prevenzione, diagnosi e cura dell'Hiv. Sulla base di previsioni sulla popolazione e secondo i trend attuali, il numero di nuovi contagi da Hiv tra bambini e giovani tra 0 e 19 anni nel 2030 raggiungerà circa i 270.000 casi, con un calo di un terzo rispetto alle stime attuali, mentre il numero di bambini e adolescenti che muore per cause collegate all'Aids scenderà dai 119.000 attuali a 56.000 nel 2030.
"Il rapporto mostra chiaramente che il mondo non è sulla strada giusta quando si tratta di porre fine all'Aids tra i bambini e gli adolescenti entro il 2030"
"I programmi per prevenire la trasmissione dell'Hiv materno-infantile stanno dando i loro frutti, ma non è ancora abbastanza, mentre i programmi per curare il virus e prevenirne la diffusione tra i ragazzi più grandi non si sono avvicinati al punto in cui si dovrebbero trovare". Per rispondere a queste mancanze, il rapporto raccomanda test incentrati sulla famiglia che aiutino a indentificare e curare i bambini sieropositivi ancora non diagnosticati, migliorare la diagnosi precoce tra i neonati, servizi a misura di adolescente e azioni comuni focalizzate sugli adolescenti.
E intanto Medici Senza Frontiere lancia l'allarme sulla bassa copertura terapeutica tra i bambini affetti da HIV, con solo il 52% dei bambini sieropositivi sotto trattamento nel 2017. Nel corso dello scorso anno le malattie legate all'AIDS hanno ucciso 110.000 bambini in tutto il mondo.
Per molti anni la comunità internazionale ha assistito, con senso di frustrazione, all'espansione inarrestabile della pandemia da HIV-AIDS, soprattutto nell'Africa Sub-Sahariana.
In questi anni l'UNICEF e molte altre organizzazioni umanitarie hanno profuso un impegno ininterrotto nei programmi per la prevenzione del contagio, l'espansione dell'accesso alle terapie e per misure di protezione sociale per le persone malate. Sono dunque da accogliere con entusiasmo i dati che rivelano, pur tra luci e ombre, il chiaro segno di una inversione di tendenza nella pandemia.
HIV e adolescenti. I dati (fonte Unicef)
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Rischio Aids. Nigeriane costrette a prostituirsi e clienti
In Nigeria le malattie correlate all'HIV sono la prima causa di morte, e molte delle ragazze nigeriane che sono arrivate in Italia clandestinamente non sanno avere la malattia.
Il contagio però, nella maggior parte dei casi, NON è avvenuto in Nigeria ma durante in viaggio, in Libia soprattutto, a causa degli stupri o a rapporti sessuali forzati a cui vengono sottoposte le donne durante i lunghi mesi di permanenza in Libia. Spesso queste ragazze vengono costrette a prostituirsi nelle connection-house libiche e il rischio di contagio è molto alto.
Tutti i migranti al momento dello sbarco vengono sottoposti a profilassi sanitaria e, soprattutto per le donne, viene effettuato anche il test HIV.
Tra le nigeriane una su 50 è risultata essere sieropositiva al momento dello sbarco (circa 400 casi negli ultimi tre anni)
Secondo uno studio di Anlaids (Associazione Nazionale per la Lotta contro l'Aids) sulla prevenzione che ha posto l'attenzione proprio sui migranti, non perché veicolo di malattie infettive, ma perché più vulnerabile, il 50% dei migranti risultati essere siero-positivi ha contratto la malattia proprio in Italia. Un percentuale che arriva al 90% tra le donne nigeriane costrette a prostituirsi.
Come spiegare questi dati. Ciò è dovuto alle difficili condizioni cui i migranti sono sottoposti durante il viaggio, la permanenza in Libia e una volta arrivati in Italia. Si aggiunge poi, per le donne, il problema della prostituzione: cui spesso sono costrette.
«Questi dati sono molto forti, specialmente se collegati ad un altro dato che mostra come la permanenza in Libia aumenti di almeno quattro volte il rischio di infezione da Hiv, soprattutto nella popolazione femminile. Violenze, torture e ripetuti abusi sessuali sono un grande problema per quanto riguarda il contagio»
Secondo i dati del Piano Nazionale Aids approvato un anno fa, gli stranieri regolarmente residenti in Italia sono poco più di cinque milioni: circa l’otto per cento della popolazione totale residente in Italia. Di questi, il 52,4 per cento proviene dall’Europa, il 20,5 per cento dall’Africa, il 19,3 per cento dall’Asia ed il 7,7 per cento dall’America. A questi va aggiunta una quota di immigrati regolari non iscritti all'anagrafe e una quota, attualmente difficilmente stimabile, di irregolari.
Roma, volontaria della Croce Rossa sottopone una prostituta nigeriana al test HIV |
I clienti delle prostitute pretendono prestazioni sessuali sempre diverse e sempre più a rischio
Si pretende un rapporto senza preservativo, si fanno video della propria prestazione sessuale per pubblicarlo nei siti porno, e questo deve essere senza preservativo perché sia visto da un maggior numero di persone. Ragazze che accettano rapporti sessuali di gruppo (con più clienti in una sola volta) o prostitute invitate e veri e proprio festini porno, anche tra donne.
Soprattutto le ragazze nigeriane accettano questi comportamenti, pur consapevoli del rischio che corrono, per finire di pagare il "debito del viaggio" ai loro sfruttatori il prima possibile.
Come ha dimostrato lo studio di Anlaids sono proprio i clienti che veicolano il virus dell'HIV tra le prostitute
Spesso inconsapevoli di essere siero-positivi, continuano a "girare" di ragazza in ragazza pretendendo per qualche decina di euro in più un "rapporto a rischio". Virus che poi viene trasmesso anche al partner istituzionale, moglie o fidanzata.
In Italia ci sono 9 milioni di clienti di prostitute. Tra questi solo il 40% ha frequentato una stessa prostituta almeno una volta (nel senso che lo ha fatto sempre con la stessa ragazza), ma c'è anche una percentuale molto alta, circa la metà, che lo fa spesso e con ragazze diverse.
È doveroso, direi obbligatorio, per questa tipologia di clienti sottoporsi con regolarità al test dell'HIV
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