26 novembre 2018

Salvini in Ghana, solo propaganda per imbonire gli imbecilli

Perché il ministro, per la sua propaganda, ha scelto il paese che meno "esporta" migranti e che ha un’economia abbastanza stabile? E poi, al di là della retorica, perché NON ha colto l'occasione del blitz in Ghana per recarsi a Cape Coast, il più importante centro per la tratta degli schiavi di tutta l'Africa occidentale? Quella si che sarebbe stata una visita utile per capire il presente.


Quest'estate il ministro Salvini, tra un comizio e l'altro, ha fatto dei viaggi "turistici" nei paesi del Nord-Africa, ma fin'ora ancora nulla di concreto, solo la promessa di mettere a disposizione 42 milioni di euro per i rimpatri degli irregolari, ma ancora nessun atto formale concreto, nessun accordo bilaterale.

Si, è vero, Matteo Salvini una settimana fa ha fatto un blitz anche in Niger, ma solo per veder partire l'aereo di un corridoio umanitario organizzato dall'UNHCR, 51 i "fortunati" che sono arrivati in Italia con quel volo. Anche quella una bella "propaganda" per imbonire gli imbecilli.

NON 51, ma oltre 6.000 i migranti che sono in Niger e che avrebbero bisogno di qualche centinaio di voli come quello

Di certo Salvini NON andrà, almeno per ora, in Nigeria, il paese africano da cui proviene almeno un terzo dei migranti che sono arrivati in Italia in questi anni.

Il presidente nigeriano Buhari di questi tempi ha ben altre priorità come la recrudescenza di Boko Haram e un esercito allo sfascio, un grave problema "etnico" nel Delta del Niger dove nell'ex-Biafra sta rinascendo un forte sentimento indipendentista, ed infine Buhari ha bisogno di farsi rieleggere, fra tre mesi ci saranno le elezioni.

E poi c'è quel dettaglio non da poco che tra Italia e Nigeria c'è già un accordo bilaterale, quello si già firmato, lo aveva sottoscritto un altro Matteo, Renzi nel 2016.

Salvini è andato in Ghana, ad inizio novembre, ma a fare che
Il ministro dell'interno Matteo Salvini
con il presidente del Ghana Nana Akufo-Addo
Certamente solo per dire di esserci stato, per la sua strategia comunicativa. Di ghanesi in Italia ce ne sono pochissimi, e quasi tutti regolari, nessuno da rimandare indietro.

Matteo Salvini è volato il 5 e 6 novembre in Ghana per una missione lampo. Ignorata dai più, la missione aveva lo scopo, secondo l’esponente della Lega, della firma di un «accordo col governo per controllare l’immigrazione e garantire un futuro di studio e lavoro a quei ragazzi, ma nel loro paese»

L’annuncio in uno dei suoi soliti tweet. Ad Accra il ministro pro-tempore ha incontrato il suo omologo ghanese Ambrose Dery e il presidente del paese Nana Akufo-Addo, il quale ha smentito gli entusiastici commenti di Salvini sull'esito del viaggio.

Il principale quotidiano locale, Ghanaians Times, ha titolato il giorno dopo l’incontro: “Il presidente furioso per il trattamento inumano dei migranti africani in Italia”. E nelle pagine interne sono riportate le sue frasi dure contro Salvini: «Non ci si dovrebbe nascondere dietro il pretesto di combattere le migrazioni irregolari per commettere abusi sui migranti irregolari»

Ma il viaggio di Salvini in Ghana si è rivelato stravagante per un altro aspetto. Si è infatti recato nel paese africano che meno esporta migranti e che risulta tra i più stabili dell’Africa. È la seconda economia della Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas). Dal 2010 è considerato un paese a medio reddito.

I ghanesi in Italia
Sono, complessivamente, poco meno di 49mila. E la loro presenza è sostanzialmente stabile, se è vero che nel 2010 erano 47mila. Rappresentano lo 0,97% sul totale dei migranti. Compiono pochi crimini e sono ottimi lavoratori, in gran parte impegnati soprattutto nelle fabbriche del nord Italia. Pochissimi gli irregolari.

Domanda. Per quale ragione il “ruspante” ministro degli interni italiano ha scelto per la sua propaganda, attraverso la fanfara dei social, il paese sbagliato, e nessuno glielo ha fatto notare. È stato un caso? Oppure, un paese africano vale l’altro per il suo pulpito propagandistico?

Cape Coast (Ghana). Il castello che divenne quartier generale inglese e prigione per gli africani schiavi

Ma è un altro l’interrogativo. Il suo viaggio NON ha previsto né una tappa a Cape Coast oppure a Elmina. Certamente avrà almeno sentito parlare di questi due luoghi della memoria che si affacciano sull'oceano, a un centinaio di chilometri da Accra. Cape Coast è stato il più importante centro per la tratta degli schiavi di tutta l'Africa occidentale. Un luogo simbolo, tutelato dall'Unesco. Nella sua fortezza i prigionieri, a milioni, vi venivano esposti ed i compratori sceglievano all'asta i pezzi migliori per donne e uomini sani e forti.

Sono decine in Africa le "Porte del NON Ritorno. Il Ghana è forse il paese che ne possiede la più alta concentrazione. Tutto il Golfo di Guinea, ovvero la costa compresa tra il Delta del Niger in Nigeria e il Ghana, venne ribattezzato Costa degli Schiavi, e la catena di forti e castelli che si estende lungo il suo litorale costituisce uno straordinario documento storico.

A 15 chilometri da Cape Coast, poi, si trova la cittadina portuale di Elmina. Nelle sue prigioni sotterranee venivano ammassati fino a 300 prigionieri, mani e piedi in catene, immersi nei loro escrementi, trattenuti per mesi prima di essere imbarcati come schiavi. Chi moriva di malattie, fame e sete veniva gettato in mare. A chi tentava la fuga venivano mozzate le orecchie per essere poi rinchiuso nella cella della morte.

Immagini che sembrano rubate ai lager libici di oggi, dove sono ammassati i corpi di centinaia di migliaia di migranti. Corpi, non persone

Il primo viaggio di Barak Obama, come presidente degli Stati Uniti, fu in Africa, il 10-11 luglio 2009, proprio a Cape Coast, omaggio alla sua storia e ai luoghi dove si sono rattrappiti i valori occidentali.

Ma al signor Salvini, che si mostra un politico così ossessivamente appassionato al tema dei migranti e di persone in fuga, NON ha sentito nemmeno la necessità di visitare, nel suo blitz in Ghana, quelle stanze, quelle prigioni, in cui le speranze morivano ancor prima di nascere.




Articolo a cura di
Maris Davis


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