Violenza contro i minori. In Italia 5.080 vittime, 6 su 10 sono bambine e ragazze. Oltre 770 hanno subito violenza sessuale. Raccapricciante il Dossier Indifesa di Terre des Hommes.
Terre des Hommes ha pubblicato la quinta edizione del Dossier della Campagna “Indifesa” per accendere i riflettori sui diritti negati a milioni di bambine in Italia e nel mondo.
Negli ultimi cinque anni il numero di vittime minorenni di reati è passato dai 4.946 del 2011 ai 5.080 del 2015, secondo i dati Interforze elaborati per il nuovo Dossier della Campagna Indifesa di Terre des Hommes, presentato al Senato questa settimana.
Si conferma il dato sulla prevalenza del sesso femminile tra chi subisce abusi e violenze. Bambine e ragazze sono il 60%, ma diventano l’87% quando si tratta di violenze sessuali o il 91% dei minori entrati nel giro della produzione di materiale pornografico.
Se in termini generali negli ultimi cinque anni il numero delle vittime di reati ha segnato un aumento del 3%, si registra un drammatico aumento a tre cifre nella pornografia minorile che tocca la vertiginosa quota del +543%. Nell’81% dei casi le vittime sono bambine e ragazze, ma l’aumento del trend prova anche che la pornografia minorile si conferma uno dei settori di sfruttamento dei minori che gode di maggiore richiesta sul mercato.
Un incremento a tre cifre (+148%) è anche quello registrato dagli atti sessuali con minori di 14 anni, o minori di 16 nel caso di parenti stretti e affidatari. Sono state 411 le vittime nel 2015, il 78% femmine. Segnano un calo negli ultimi 5 anni, le violenze sessuali e quelle aggravate, rispettivamente -26% e -31%, ma in termini assoluti (in tutto 908 minori nel 2015, per oltre l’82% femmine, pari a 770) costituiscono le tipologie con maggior numero di vittime dopo i maltrattamenti in famiglia (1.442, +24%) e la violazione degli obblighi di assistenza familiare (961, +9% sul dato 2011), dove la percentuale di ragazzine è abbastanza allineata all'altro sesso.
La prevenzione della violenza sui minori deve essere una priorità delle istituzioni pubbliche e richiede l’impegno di tutti, perché adolescenti e bambini crescano con una visione sana delle relazioni di coppia e del rispetto dell’altro. Bisogna lavorare per abbattere gli stereotipi di genere tra i ragazzi come strumento per prevenire la violenza sulle donne domani. È una delle chiavi fondamentali per prevenire e contrastare violenze e discriminazioni.
Ma la Campagna "Indifesa" quest’anno punta i riflettori anche sulle bambine che vivono in zone teatro di guerra e nelle emergenze migratorie che ne conseguono, per proteggerle e tutelarne i diritti fondamentali alla salute, allo studio, alla libertà. Terre des Hommes è impegnata da anni, e continuerà a farlo, per la loro protezione in Italia e nel mondo con progetti concreti per offrire assistenza e un futuro migliore a tutte loro.
Tra i nemici più feroci delle bambine e le ragazze ci sono proprio i loro coetanei. A provarlo, al di là dei tristi episodi di cronaca, anche i dati del Ministero della Giustizia, che segnalano in carico dei Servizi Sociali ben 817 minori di sesso maschile condannati per violenze sessuali. 267 sono invece responsabili di sfruttamento della pornografia e prostituzione minorile.
Se la violenza colpisce ancora troppe bambine in Italia, si può dire che purtroppo sia anche il pane quotidiano delle giovani migranti in fuga da conflitti, dittature e miseria. Nei lunghi viaggi per raggiungere l’Europa poche sono le donne e le ragazze che non abbiano subito abusi sessuali.
Molte migranti finiscono nel giro della prostituzione coatta
Allettate da false promesse finiscono nel giro della prostituzione. Tante le ragazzine che arrivano incinte sulle nostre coste. Tutte hanno subìto traumi da privazioni e violenze e necessitano di un’assistenza psicologica specifica, che le sostenga nel recupero della propria coesione identitaria, come persone degne di valore. È questo il percorso che segue Terre des Hommes con i minori non accompagnati nell'ambito del "Progetto Faro" che mette l’attenzione sulle principali violazioni dei diritti di bambine e ragazze migranti e promuoverne gli interventi per la loro protezione.
Nei paesi in guerra, come Iraq e Siria, migliaia di donne e ragazze sono ridotte a schiave dei combattenti. I bambini e le bambine “prede di guerra” vengono rapiti o arruolati con la forza da eserciti regolari e gruppi ribelli. In altri casi, però, i più piccoli finiscono con l’imbracciare un fucile perché spinti dalla povertà, dall'esclusione sociale o dal desiderio di vendetta per le violenze subite dalla loro famiglia. Un’altra piaga che si è acutizzata con il conflitto è quella dei matrimoni precoci, che coinvolge moltissime ragazzine profughe siriane.
“Se da un lato l’instabilità politica e la violenza diffusa hanno reso ancora più precaria la condizione delle bambine e delle giovani donne nella sponda sud del Mediterraneo, questo profondo disordine ha anche reso più acute, più visibili, e più presenti, anche tra noi nel mondo cosiddetto sviluppato, tutte le gravi violazioni dei dritti umani di cui sono soggette le bambine e le ragazze”
L’Italia deve riconoscere la tutela dei diritti delle donne migranti da inserire tra le priorità da affermare con la nostra presidenza del G7. E il Dossier Indifesa ci dice molto sul lavoro da fare, che si iscrive anche nel solco dell’impegno sottoscritto con l’Agenda 2030 di porre fine ai matrimoni infantili e di perseguire efficacemente l’obiettivo di una piena emancipazione di tutte le donne e tutte le ragazze.
La componente femminile, sia di donne adulte, sia di bambine e ragazze, rappresenta la maggioranza delle vittime di tratta a livello globale: il 71% di quelle individuate, secondo le stime dell’UNODC (Agenzia delle Nazioni Unite per il contrasto al traffico di droga e al crimine organizzato)
Tra il 2004 e il 2014 (anno per cui sono disponibili gli ultimi dati) la quota di bambine e ragazze vittime di tratta è raddoppiata, passando dal 10% al 20% del totale. In crescita esponenziale anche la quota delle piccole vittime di sesso maschile: dal 3% del 2004 all’8% del 2014 e con un picco del 13% nel 2011.
I minori rappresentano il 28% del totale delle vittime di tratta ma con profonde differenze tra un continente e l’altro
Il fenomeno della tratta di esseri umani non risparmia il Vecchio Continente. Anche qui, la maggioranza delle vittime sono donne, e secondo le stime della Commissione Europea, circa il 16% sono ragazze con meno di 18 anni.
"I trafficanti traggono vantaggio dalle rotte migratorie irregolari. L’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (Oim) ha registrato dal 2014 un aumento del 600% delle potenziali vittime di tratta ai fini di sfruttamento sessuale arrivate in Italia. E sono prevalentemente donne e ragazze provenienti dalla Nigeria"
Fotografare, anche da un punto di vista quantitativo, questo fenomeno in Italia non è facile. La punta dell’iceberg è data dalle vittime di tratta intercettate dalle istituzioni nell'ambito del Piano nazionale anti-tratta e che hanno avuto accesso a percorsi di protezione. Secondo i dati forniti dal Dipartimento per le Pari Opportunità, nel 2017 i minori vittime di tratta e sfruttamento che hanno potuto accedere ai percorsi protetti sono stati 200 (196 ragazze e 4 ragazzi). Per il 93,5% sono ragazze nigeriane.
Nel corso del 2017 sono arrivati in Italia 1.228 minori non accompagnati di origine nigeriana, in buona parte di sesso femminile e circa 5.400 donne. OIM Italia ritiene “che circa l’80 per cento delle migranti nigeriane arrivate via mare nel 2016 sia probabile vittima di tratta destinata allo sfruttamento sessuale in Italia o in altri paesi dell’Unione Europea”
"Donne e minori non accompagnati di nazionalità nigeriana sono tra le categorie più a rischio di essere vittima di tratta a scopo di sfruttamento sessuale, anche se non si può escludere che anche migranti di altre nazionalità siano coinvolti nel traffico"
A preoccupare è anche l’abbassamento dell’età delle giovani e giovanissime nigeriane “inversamente proporzionale alla coscienza di essere vittime di tratta e delle violenze e degli abusi che le vittime sono destinate a subire”. Alle organizzazioni umanitarie presenti nei luoghi di sbarco molte ragazze dichiarano di non aver mai avuto rapporti sessuali, di non conoscere l’esistenza dei contraccettivi, non sanno in che cosa consista la “prostituzione” che dovranno svolgere per ripagare i loro debiti con i trafficanti.
Sempre più spesso i trafficanti scelgono le proprie vittime tra le giovani e le giovanissime nigeriane provenienti da villaggi remoti e con uno scarso livello di istruzione
A questo si somma anche il potere del "juju", un rito magico che lega la ragazza ai suoi trafficanti. Costringendola ad ubbidire ad ogni loro ordine sotto la minaccia di morte, per se o per i parenti rimasti in Nigeria.
Quest’ultimo anello della catena, però, ha recentemente ricevuto un duro colpo. Il 9 marzo 2018, nel corso di una cerimonia pubblica, l’Oba Ewuare II (massima autorità religiosa del popolo Edo, che vive nel Sud della Nigeria) ha emesso un editto con cui ha annullato i riti "juju" e, oltre a liberare le ragazze che oggi sono schiave dei trafficanti l'Oba ha lanciato una maledizione su quegli stregoni che, in futuro, useranno nuovamente questi riti per agevolare la tratta di giovani donne.
Dossier "Indifesa" 2018 Nel rapporto si parla di Mutilazioni genitali femminili Bambine e accesso all'istruzione Bambine lavoratrici Matrimoni precoci Salute riproduttiva e gravidanze precoci Ragazze vittime di tratta Accesso a internet, opportunità a rischi per le ragazze Violenza sulle bambine e le ragazze |
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