02 novembre 2016

Aiutiamoli a casa loro, ma a casa loro ci sono i "dittatori"

Dal Sudan all'Afghanistan, Italia e Unione Europea stanno stringendo accordi con paesi in guerra e dittature. Obiettivo, fermare le partenze dei migranti in cambio di aiuti. Il risultato è che i regimi si rafforzano e incrementano la repressione. Così, aumentano anche le partenze.

Un giovane studente italiano si aggira per le strade del Cairo. Fa molte domande, frequenta le assemblee del sindacato dei venditori ambulanti, prende appunti. La sua rubrica telefonica contiene contatti da tutto il mondo.

Ci avviciniamo all'anniversario della rivolta di piazza Tahrir. Il regime ha assegnato un solo compito a tutti i suoi organi di sicurezza: impedire anche soltanto il ricordo di quel giorno.

Sarà stato eccesso di zelo, sarà stata la denuncia anonima che lo indicava come una spia straniera. Quel ragazzo è stato torturato, ucciso e gettato via lungo la strada tra la capitale e Alessandria. Quel ragazzo si chiamava Giulio Regeni ed è diventato un caso diplomatico. Il regime ha risposto alla richiesta di verità con una grottesca messa in scena, uccidendo un gruppo di ladri, mettendo tra i cadaveri i documenti di Giulio, dicendo all'Italia: “Ecco la verità, è stato vittima di una rapina

La vicenda Regeni ha mostrato agli italiani quello che succede nel paese amico, partner commerciale, stato sicuro. Ma i respinti lo sapevano già. I respinti sono gli egiziani arrivati illegalmente in Italia, quelli che non hanno potuto chiedere asilo e sono stati rimpatriati grazie a un accordo in vigore ininterrottamente da Mubarak ad Al Sisi.

Egitto

Per parti si intendono la Repubblica Italiana e la Repubblica Araba di Egitto”. Nel 2007 il governo Prodi e il regime di Mubarak firmarono un trattato segreto, 49 pagine scritte con un freddo linguaggio da contratto di bottegai.

Eppure quelle carte hanno deciso dell’esistenza di tantissime persone. Profughi copti, oppositori politici, perseguitati di ogni tipo. Mubarak è stato cacciato dal suo popolo, ma il trattato permette ancora oggi l’espulsione rapida di persone spesso qualificate come egiziani dopo un riconoscimento sommario. In Italia ci vogliono anni per concludere una pratica d’asilo, ma l’espulsione di un egiziano è un affare di ore.

Come accade in questi casi, l’accordo nacque dopo una trattativa. In quel caso la contropartita fu una quota di flussi. In pratica i due paesi si scambiarono egiziani entrati irregolarmente con egiziani entrati in modo formalmente regolare.

Formalmente, perché il sistema dei flussi implica che chi parte abbia in tasca un contratto di lavoro. Quasi mai accade (chi assume qualcuno che non conosce? Soprattutto se proviene dall'altro lato del Mediterraneo?), però da anni fioriscono le truffe.

Cosa ha prodotto questo accordo. Solo per fare un esempio, nell'agosto 2013, quando i centri d’accoglienza siciliani scoppiavano e le procedure erano lentissime, le espulsioni degli egiziani avvenivano in 24 ore e riguardarono almeno 90 persone. Nelle strade del paese nordafricano i morti si contavano a centinaia e l’esercito proclamava lo stato d’emergenza. Erano i giorni del colpo di Stato. Un militare depose il presidente eletto, Morsi, e si nominò nuovo presidente. Quel militare era Al Sisi.

Oggi dall'Egitto arrivano tantissimi minorenni NON accompagnati, quasi certamente fatti arrivare proprio da chi in Italia poi li sfrutterà. Infatti, una volta in Italia, almeno la metà di loro sparisce nel nulla fuggendo dai centri di accoglienza.

Afghanistan

Gli accordi sono di due tipi. Ci sono quelli tra Italia e un’altra nazione (Egitto, Sudan) e quelli stipulati dall’Unione Europea (Turchia, Afghanistan).

Quest’ultimo è probabilmente il più pericoloso. Dal 2001 l’Afghanistan è un paese in guerra permanente e i numerosi interventi armati occidentali hanno aggravato la situazione. In particolare, la coalizione a guida Usa invase il paese dopo l’11 settembre.

Un flusso ininterrotto di profughi lascia il paese per destinazioni di ogni tipo. Proprio nei giorni in cui si firmava l’accordo, i talebani assaltavano la città settentrionale di Kunduz. Per chi nasce nel paese, partire è spesso l’unica scelta.

Secondo indiscrezioni pubblicate dal Guardian (l’accordo non è pubblico), le “autorità” del paese si impegnano a riprendersi tutti coloro che non hanno ottenuto l’asilo in Europa e che rifiutano di tornare volontariamente in Afghanistan. C’è un sostanziale ricatto dietro questa decisione: gli aiuti della cooperazione potranno dipendere dalla collaborazione del governo afghano.

Considerando che l’accordo permette teoricamente di deportare decine di migliaia di persone, è previsto un terminal dedicato ai “voli dei respingimenti” all'aeroporto di Kabul

Uno studio dell’Università di Oxford osserva che i respinti potrebbero essere facilmente reclutati da milizie e talebani, aggiungendo così ulteriore instabilità al paese.

Sudan

Li chiamano “i diavoli a cavallo”. Sono le milizie janjaweed, accusati di ogni genere di crimini di guerra e protagoniste della guerra del Darfur.

Oggi si sono riciclate come “Rapid forces” e fanno parte del dispositivo di sicurezza dello stato di Omar Hasan Ahmad al-Bashir. Si tratta di un uomo che oltre ad essere il presidente del Sudan, è anche un condannato dal Tribunale penale internazionale per crimini contro l'umanità (per crimini commessi proprio in Darfur).

Mentre all'Aja hanno emesso un mandato di cattura per genocidio, a Roma è considerato un normale interlocutore con cui firmare memorandum segreti. Il 3 agosto 2016, il capo della Polizia Gabrielli e il suo omologo sudanese hanno firmato un accordo del tutto simile a quello egiziano. Stesso linguaggio da contratto “tra parti”, stesso obiettivo.

Il problema è che dal Sudan, da anni, arrivano richiedenti asilo che ottengono una qualche protezione umanitaria con una percentuale media del 60%

Da oggi le procedure sono diverse. Lo spiega il memorandum: "occorre procedere senza indugio alle interviste delle persone da rimpatriare, al fine di stabilire la loro nazionalità e, sulla base dei risultati del colloquio, senza svolgere ulteriori indagini sulla loro identità, emettono, il prima possibile, documenti di viaggio sudanesi d’emergenza (lasciapassare), consentendo in tal modo alle competenti autorità italiane di organizzare ed eseguire operazioni di rimpatrio mediante voli di linea o charter”. Così è avvenuto per 48 sudanesi prelevati a Ventimiglia e poi rimpatriati.

La seconda parte dell’accordo prevede cooperazione, anche militare, col governo genocidario. Tra i due paesi è infatti previstosupporto e assistenza tecnica in termini di formazione e di fornitura di mezzi e di equipaggiamento”, oltre che lo “scambio di informazioni sulla formazione dei funzionari di polizia, con la possibilità di realizzare scambi di esperienze e di esperti e di organizzare corsi e attività di addestramento

Anche le milizie di stupratori saranno addestrate dall'Italia ?? Saranno il baluardo che impedisce ai profughi del Darfur di arrivare sul suolo europeo ??

Eritrea

È considerato un vero e proprio lager a cielo aperto, le stesse Nazioni Unite lo hanno definito "la Corea del Nord dell'Africa", peccato però che il paragone non regge perché, mentre la Corea del Nord ha blindato i suoi confini impedendo a chiunque di uscire, i confini dell'Eritrea sono un vero e proprio colabrodo creato ad arte proprio per "ricattare" i principali paesi di destinazione come Italia, Europa e Israele, e anche per avere la "scusa" di "perseguitare" i familiari rimasti in patria.

In Eritrea i giovani sono reclutati nell'esercito già a 16 - 17 anni. Costretti a lavorare per il governo praticamente a vita, insomma diventano veri e propri schiavi. Oppositori incarcerati anche per futili motivi. Le organizzazioni umanitarie calcolano che almeno tremila persone ogni mese fuggano dall'Eritrea.

Di questi tantissimi arrivano in Italia. Tra i migranti che arrivano dall'Africa quello etritreo è il gruppo decisamente più numeroso. Che facciamo, li aiutiamo a casa loro?? (magari a fare gli schiavi per tutta la vita??)

Niger

Durante la visita di una delegazione europea in Niger (aprile 2016), questo paese ha chiesto ai rappresentanti di Bruxelles un miliardo di euro per combattere il fenomeno migratorio, cioè per fermare il flusso di migranti della cosiddetta rotta Mediterranea.

La richiesta di Niamey è la conseguenza della strategia europea che, probabilmente, si vedrà chiedere denaro un po’ da tutti i paesi di emigrazione o di transito. È la conseguenza anche dell’accordo UE-Turchia la cui strategia è diventata la strategia di fondo dell’Europa di fronte al problema delle migrazioni. Una intesa, tra l’altro, che prevede una serie di concessioni ad Ankara: sei miliardi di dollari e l’annullamento della necessità di visto per l’ingresso in Europa dei cittadini turchi. Accordo che non ha logica dato che l’Europa considera la Turchia un paese che non rispetta i diritti umani e per questo motivo (almeno ufficialmente) non c’è stata ancora una autorizzazione all'ingresso nell'Unione.

La richiesta del Niger adesso mostra come andranno le cose in futuro

Il Niger, paese di transito per i migranti africani diretti in Europa. Almeno 150 mila migranti, perlopiù provenienti dai paesi dell’Africa Occidentale, sono transitati attraverso il Niger verso il Nord Africa, da dove salpano le barche dei trafficanti di esseri umani dirette verso Malta e l’Italia.

Il Niger ha bisogno di un miliardo di euro per combattere le migrazioni clandestine. Abbiamo sollecitato l’aiuto dell’Unione europea, della Francia e della Germania, vogliamo proteggere e promuovere le migrazioni legali a scapito di quelle clandestine”. Il Niger è uno dei paesi meno sviluppati al mondo, ed è divenuto bersaglio di Boko Haram e dell’organizzazione terroristica Movimento per l’unità e il jihad in Africa occidentale (Mujao).

Ma il Niger è, secondo alcuni analisti, anche un paese corrotto le cui strutture statali hanno anche lucrato sul traffico di migranti a volte in collaborazioni con le formazioni del terrorismo jihadista che controlla le rotte che attraversano il grande deserto del nord. Se la richiesta nigerina verrà accettata l’Europa potrebbe finanziare indirettamente il terrorismo jihadista e l’organizzazioni di attentati nel mondo, in Africa e nell'Europa stessa. Tutto pur di non predisporre una reale e seria politica di accoglienza di fronte al fenomeno migratorio.

Nigeria

Nel febbraio scorso, il capo della polizia Alessandro Pansa si è recato in Nigeria al seguito del premier Matteo Renzi nell'ambito della missione nell'Africa Sub-sahariana per contrastare l'immigrazione clandestina, e ha firmato con il suo omologo nigeriano Solomon E. Arase un accordo di cooperazione tra i due paesi per la lotta al traffico di esseri umani. Il memorandum prevede una collaborazione reciproca tra le autorità anche per i rimpatri dei nigeriani che non hanno diritto a restare in Italia.

Dal 2015 quasi 10.000 ragazze nigeriane sono sbarcate in Italia, un incremento esponenziale rispetto agli anni precedenti, e la quasi totalità delle quali destinate al mercato della prostituzione coatta

Ragazze povere, spesso analfabete, che vengono incantate dai trafficanti per poi essere sfruttate sessualmente in Europa. Con il nuovo accordo Italia-Nigeria queste ragazze dovrebbero essere rispedite in Nigeria, ma queste ragazze, una volta in Italia, vengono costrette dai loro stessi aguzzini di fare la domanda di protezione internazionale, e così in attesa delle risposte della burocrazia italiana, hanno tutto il tempo per essere sfruttate (perfino nei centri di accoglienza).

Perché durante la visita del governo italiano in Nigeria non è stato chiesto di contrastare efficacemente i trafficanti di esseri umani che agiscono proprio in quel paese ?? Semplice, perché la Nigeria, anche se teoricamente democratico, ma è anche uno dei paesi più corrotti dell'Africa.

"Distruggeremo i terroristi con determinazione, perché i nostri valori e le nostre idee sono troppo profondi per essere bloccate dai trafficanti di esseri umani". Lo disse il premier Matteo Renzi ad Abuja, dopo un incontro con il presidente nigeriano proprio in occasione di quella visita.

In Nigeria c'è anche l'integralismo islamico che ha provocato 2,7 milioni di profughi interni, e se arrivano in Italia, che si fa li rispediamo "a casa loro" di nuovo nelle mani di Boko Haram ??

Una politica che non funziona
Le principale rotte dall'Africa

Aiutiamoli a casa loro” e “riportiamoli a casa loro”. Sono due tra i luoghi comuni da bar più popolari. Il problema è che sono anche le stesse linee guida della politica estera europea.

Con gli accordi di cooperazione si forniscono (anche ai regimi totalitari e corrotti dell'Africa):
  • denaro da spendere in apparati di sicurezza (spesso coinvolgendo imprese italiane);
  • addestramento delle forze di sicurezza locali;
  • mezzi ed equipaggiamento militare (ovvero armi)
  • In cambio i regimi devono solo blindare le frontiere. (cosa che potrebbero fare anche senza gli aiuti italiani e dell'Europa)
Con gli accordi di riammissione, invece, si ottiene la possibilità di espulsioni facilitate. In pratica i consoli e gli ambasciatori in Italia sommariamente riconoscono i loro connazionali, quasi sempre dall'accento. Poche parole bastano a imbarcarli su un aereo. Nella pratica viene impedito loro di chiedere asilo.

Paradossalmente, il sito del Ministero degli Esteri (“Viaggiare sicuri”) sconsiglia assolutamente di viaggiare in quei paesi. Gli stessi in cui il Ministero degli Interni invia i respinti.

Si tratta di una storia che va avanti da anni. Anche quando si chiude una rotta, se ne apre un’altra più lunga e pericolosa. Gli accordi coi regimi, dalla Tunisia di Ben Alì alla Libia di Gheddafi, non sono mai stati un deterrente per le partenze. Anzi hanno rafforzato i dittatori, che abitualmente ottengono denaro e rafforzano i loro apparati di sicurezza.

Diventano più forti, scatenano guerre, aumentano le persecuzioni. Generando altre partenze di profughi

Gli aiuti umanitari andrebbero dati "direttamente" alle popolazioni locali anziché farli transitare attraverso le mani di dittatori corrotti e spesso sanguinari.

Le popolazioni che fuggono NON hanno bisogno di soldi da spendere in apparati di sicurezza, di fare addestramenti militari. Non hanno bisogno di armi

Le popolazioni che fuggono HANNO bisogno solo di case sicure, di scuole, di acqua, di un servizio sanitario funzionante, di una terra da coltivare, e soprattutto hanno bisogno di più pace e meno corruzione.
(Fonti e dati: terrelibere.org)


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Articolo a cura di
Maris Davis

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