10 marzo 2014

Le bufale virali dei razzisti, immigrati e democrazia del web

Chi frequenta facebook lo sa, chi non lo frequenta non verrà di certo risparmiato da questa campagna denigratoria, da questa operazione di incitamento all'odio, alla violenza e alla xenofobia. Certo chi ha un minimo di capacità intellettive non cade facilmente nella trappola, ma a volte queste campagne denigratorie sono talmente ben congegnate da sembrare credibili.

Vengono scatenati migliaia di "troll" che diffondono foto, link e video per giorni e giorni, facendo sembrare vere notizie che sono assolutamente false.

Nel Web e nei Social Network stanno circolano sempre con maggiore frequenza notizie false, mezze verità, e anche vere e proprie "bufale", sugli immigrati, sulla politica e su molte altre cose. Le bufale servono a denigrare, a screditare persone e politici che non la pensano come te.

Chi sono i troll, definiti anche "disturbatori" 2.0 .. Nella mitologia dell'Europa settentrionale, in particolare quella norvegese, il troll è un esserino umanoide che crea disturbo a chi le sta intorno. In inglese il termine troll serve ad identificare un provocatore, uno che fa perdere la pazienza.

Nel web "trollare" è arrecare disturbo, inizialmente, anni '80 e '90, il disturbo avveniva tra servizi segreti, tra stati, tra aziende (per carpirne segreti industriali), ma poi con il proliferare dei social network il fenomeno si è moltiplicato.

Il troll si nasconde dietro ad un profilo "falso" e agisce a seconda dello scopo, a volte agisce per divertirsi (disturbo fine a se stesso), a volte per divulgare false notizie (e spesso è pagato per farlo), esagerare certe notizie al fine di ricavarne un beneficio per se o per la sua comunità.

Dire che il web è democratico è una falsità. Il primo motivo è che internet non è accessibile a tutti, ed infatti solo 2 italiani su tre usa internet, solo il 50% usa i social network con regolarità e solo un italiano su tre ha accesso a internet veloce (ADSL), e poi ci sono le differenze tra fasce di età, tra regioni e regioni, tra città, campagna e zone montuose, e così via. Se è vero che la democrazia è, e deve essere universale, dire che internet è democratico, a queste condizioni, è una falsità.

Il secondo motivo per dire che internet non è democratico sono appunto i troll. Gruppi di potere, gruppi ideologici, gruppi politici, in genere gruppi sociali, usano profili doppi e magari tripli per diffondere il più possibile la loro ideologia, il loro pensiero, le loro falsità ideologiche. Creano così un vero e proprio bombardamento mediatico per indurre i frequentatori del web "indecisi" oppure quelli disinteressati a prendere posizione su un determinato argomento. E nemmeno questa è democrazia.

Ci sono vere e proprie aziende che pagano i frequentatori dei social network per diffondere notizie (vieni pagato per mettere "mi piace", per condividere, o per commentare, o per ogni re-tweet), nate per diffondere pubblicità commerciale ora accettano anche committenze politiche o di altra natura. Vuoi che il tuo post venga visto in maniera virale, ti iscrivi e poi paghi un "tot" per ogni "mi piace" ricevuto, per ogni condivisione, ecc.. Al contrario chi si è iscritto per farsi pagare avrà una ricompensa per ogni condivisione e per ogni "mi piace" che avrà messo.

E così tutti guadagnano, guadagna il committente (chi paga) perché il suo annuncio è stato diffuso in maniera mirata nel web, ci guadagna il "troll" che senza alzarsi dalla propria sedia e solo per aver messo qualche click si è messo in tasca qualche euro, e ci guadagna l'azienda intermediatrice che ha guadagnato la sua percentuale. Queste aziende più iscritti (attivi e passivi) hanno più possibilità di guadagno hanno.

Possiamo così concludere dicendo che, in certi casi e in certe situazione, il troll sia diventato un vero e proprio mestiere.


Falsità sull'Immigrazione. Alle solite frasi: vi rubano il lavoro, le case popolari agli italiani, che se ne stiano in Africa, sono delinquenti e non li vogliamo, e via di questo passo .. si sta insinuando anche che gli immigrati prendono ogni mese soldi dallo Stato Italiano.

È bene che si sappia che né gli immigrati, né richiedenti asilo, né rifugiati vengono pagati in alcun modo. Esiste invece un business milionario (in euro) che circola intorno all'accoglienza, ai C.I.E. (Centri di Identificazione ed Espulsione) e a tutte le strutture che ospitano gli immigrati, proprio alle spalle di questa povera gente che scappa magari da guerre, fame e soprusi.

Coloro che non vogliono chiudere i C.I.E. sono proprio quei razzisti che fanno circolare "falsità" e "bufale" sugli immigrati.

I C.I.E. sono veri e propri centri di potere politico ed economico. Basta pensare che ogni immigrato trattenuto in uno di questi centri costa allo Stato da un minimo di 2.000 euro fino a un massimo di 3.500 euro al mese. Soldi che non vanno beninteso nelle tasche degli immigrati, ma servono per mantenere le cooperative "amiche" che gestiscono questi centri.

È del tutto evidente che è nell'interesse di queste cooperative che gli immigrati restino "rinchiusi" più tempo possibile all'interno di queste strutture. Ecco allora che si ritardano le pratiche di riconoscimento, che si allungano i tempi per i rinnovi dei permessi di soggiorno, e che si alimenta (anche nel web) un clima di "odio" verso gli immigrati tale da creare "allarme" sociale e giustificare così l'internamento degli immigrati in questi centri fino a 18 mesi, anche se non hanno commesso reati, e di "giustificare" anche il reato di clandestinità (il vero business delle reclusioni nei CIE).

Ed infine intorno a queste cooperative, vere e proprie aziende, con centinaia di dipendenti diretti e un indotto da far invidia ad una multinazionale, gira la politica, il malaffare, interessi pubblici e privati, e molto spesso interessi mafiosi, fino all'estremo come è accaduto al CARA di Mineo, dove è stato alimentato un giro di prostituzione che ha visto coinvolte anche ragazze straniere minorenni.

Chiudere i C.I.E. non è solo una questione economica, ma è soprattutto una questione umanitaria.

Bufale su facebook e come si riconoscono i "diffamatori" di professione. Tutti i diffamatori, quelli di tipo politico, quelli di tipo xenofobo, e in genere tutti quelli che diffondono notizie false, non vere, parzialmente vere, o diffamatorie.

  • Il troll solo condivide, non crea i post, non carica foto, ma solo condivide da pagine preventivamente preparate (che chiamerò pagine calderone).
  • Gli amministratori di queste pagine calderone caricano le notizie e le foto che i troll passano, pescano, mettono like e condividono.
  • Il troll condivide foto con scritte eloquenti e ben visibili, ma senza nessun link esterno utile a confermare ciò che è scritto nella foto.
  • Un troll entra nel suo account di facebook semplicemente per diffondere queste foto e questi link che pesca nelle pagine che sa lui e poco altro. Venti, trenta, e più .. e magari più volte al giorno.
Metodo Grillo. Grillo usa il suo Blog, paragonabile ad una pagina calderone, lì si pescano le notizie, lì si condivide su facebook tutto ciò che il "vertice" scrive, da lì vengono pescate le notizie che i gestori del blog desiderano diffondere. Ma non basta .. Il Blog è anche fonte di cospicue entrate pubblicitarie, un tanto a click, un tanto a visita.

E allora ecco che si escogita il sistema per costringere il lettore finale, il semplice utente, o il sostenitore a visitare comunque il blog per leggere la notizia. Su facebook si pubblica poche parole per creare curiosità e si aggiunge il link per raggiungere l'articolo o il video desiderato .. e così i link al suo blog si moltiplicano, moltiplicando così anche i guadagni della Casaleggio, Grillo & C.

Per combattere i troll e i loro post, il sistema migliore è quello di non mettere mai "mi piace", di non commentare in alcun modo e ovviamente di non condividere mai nulla. Insomma non fare NIENTE di NIENTE.

In ultima analisi dire che il web è un luogo democratico è una vera e propria bufala mediatica. Sarà anche il luogo più libero del mondo, ma non è assolutamente democratico. Sta sempre a noi valutare le notizie, capire quelle vere, quelle false o le vere e proprie diffamazioni. Ognuno di noi poi si comporta in base alle proprie idee politiche e sociali, ma comunque sia aiutare i "troll" a diffondere "bufale" non si fa un buon servizio alla democrazia del web.




Articolo curato e scritto da
Maris Davis
Laureata in Informatica presso Università di Udine


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