Il 16 giugno viene ricordata in tutto il mondo la "Giornata del Bambino Africano, l'Africa investe sul suo futuro"
Almeno 45,5 milioni di bambini nell'Africa Subsahariana non frequentano la scuola.
Molti dei milioni di bambini africani che non riescono a sopravvivere e a vedere il proprio quinto compleanno potrebbero essere salvati con maggiori investimenti in servizi sanitari di base e infrastrutture.
Gli investimenti sulla salute dei bambini, sull'istruzione e sul benessere non solo salveranno vite umane, ma miglioreranno il futuro sviluppo di una nazione.
I governi devono promuovere lo stanziamento di adeguate risorse di bilancio per i bambini e garantire che le strategie di riduzione della povertà e i piani di sviluppo nazionale siano incentrate sull’infanzia. Ora più che mai, è necessario fare in modo che i bambini siano al primo posto nell’agenda dello sviluppo.
Sono tutti africani i 10 paesi con il tasso di mortalità sotto i 5 anni più alto del mondo. In Sierra Leone 185 bambini su 1.000 nati vivi muoiono prima del loro quinto compleanno; in Somalia 180; in Mali 176; in Ciad 169; nella Repubblica Democratica del Congo 168; nella Repubblica Centrafricana 164; in Guinea Bissau 161; in Angola 158; in Burkina Faso 146; in Burundi 139. Molte di queste sono morti sono facilmente evitabili, sottolinea l'agenzia dell'Onu, o prevedendone le cause, o intervenendo con semplici cure di base che costano pochi centesimi.
In occasione della Giornata del Bambino Africano, l'Unicef si unisce quindi all'Unione Africana per ricordare l'impegno delle comunità africane per promuovere il cambiamento sociale e la fine di pratiche che ogni anno mettono in pericolo la vita e la salute di centinaia di migliaia di bambini. Pratiche come quella delle mutilazioni genitali femminili, che è concentrata in 29 Paesi dell'Africa e del Medio Oriente, dove in media il 36% delle ragazze tra i 15-19 ha subito mutilazioni, rispetto al 53% delle donne tra i 45 e i 49 anni.
Tradizioni sociali e culturali dannose come questa e la stigmatizzazione di bambini per stregoneria hanno profonde radici, ma persistono perché spesso non vengono rimesse in discussione.
In occasione della Giornata del Bambino Africano, l'Unicef si unisce quindi all'Unione Africana per ricordare l'impegno delle comunità africane per promuovere il cambiamento sociale e la fine di pratiche che ogni anno mettono in pericolo la vita e la salute di centinaia di migliaia di bambini. Pratiche come quella delle mutilazioni genitali femminili, che è concentrata in 29 Paesi dell'Africa e del Medio Oriente, dove in media il 36% delle ragazze tra i 15-19 ha subito mutilazioni, rispetto al 53% delle donne tra i 45 e i 49 anni.
Tradizioni sociali e culturali dannose come questa e la stigmatizzazione di bambini per stregoneria hanno profonde radici, ma persistono perché spesso non vengono rimesse in discussione.
"Niente è più potente di una comunità stessa che guardando il danno che sta facendo ai propri figli, decide collettivamente di porre fine a queste pratiche, le comunità sono la chiave per la salute e il benessere dei bambini africani sottoposti a queste dure pratiche".
Perché il 16 giugno.
La "Giornata del Bambino Africano" commemora la marcia avvenuta nel 1976 a Soweto, in Sudafrica, (leggi) che vide migliaia di scolari scendere in piazza per protestare contro la scarsa qualità dell'insegnamento per i neri sotto il regime dell'apartheid, e per chiedere di poter studiare nelle proprie lingue natie.Il regime segregazionista ordinò di sparare sui dimostranti, massacrando centinaia di ragazzi e ragazze. Nelle due settimane di scontri che seguirono, vennero uccisi altre cento persone e oltre mille furono ferite.
Per onorare la memoria delle vittime, dal 1991 il 16 giugno viene celebrato, dapprima dall'Organizzazione per l'Unità Africana (OUA) e poi dall'intera famiglia delle Nazioni Unite, un giorno per richiamare l'attenzione sulle condizioni di vita dei bambini e dei ragazzi nel continente.
Perché il 16 giugno.
La "Giornata del Bambino Africano" commemora la marcia avvenuta nel 1976 a Soweto, in Sudafrica, (leggi) che vide migliaia di scolari scendere in piazza per protestare contro la scarsa qualità dell'insegnamento per i neri sotto il regime dell'apartheid, e per chiedere di poter studiare nelle proprie lingue natie.Il regime segregazionista ordinò di sparare sui dimostranti, massacrando centinaia di ragazzi e ragazze. Nelle due settimane di scontri che seguirono, vennero uccisi altre cento persone e oltre mille furono ferite.
Per onorare la memoria delle vittime, dal 1991 il 16 giugno viene celebrato, dapprima dall'Organizzazione per l'Unità Africana (OUA) e poi dall'intera famiglia delle Nazioni Unite, un giorno per richiamare l'attenzione sulle condizioni di vita dei bambini e dei ragazzi nel continente.
(Foto Unicef)
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