14 febbraio 2017

Il mondo contro le Mutilazioni Genitali Femminili

Un intervento spaventoso praticato sulle bambine di 30 Paesi, quasi tutti africani. Negli Usa triplicato il numero dei casi. Italia al 4° posto in Europa.

Circoncisione femminile, escissione del clitoride, infibulazione e altri interventi di mutilazione dei genitali.


Per 30 paesi, quasi tutti africani, soprattutto di fede islamica o animista, sono tradizionali riti di passaggio, simboli di castità e rispettabilità femminile. Per il resto del mondo una barbarie che continua a perpetrarsi da secoli.

Mutilazioni genitali femminili in aumento negli Stati Uniti. Anziché diminuire con il tempo, queste pratiche stanno diventando ancora più diffuse. Secondo l’istituto sanitario Centers for Disease Control and Prevention (CDC) negli Stati Uniti il numero degli interventi è addirittura triplicato negli ultimi anni, a causa dell’aumento di immigrati.

Il numero preciso delle donne mutilate è sconosciuto perché mancano dati attendibili. La pratica viene eseguita di nascosto perché vietata dalla legge americana, così come lo è in Italia. Si stima però che negli Stati Uniti più di mezzo milione di donne e bambini rischia di subire mutilazioni genitali. In particolare a rischio sono circa 513mila bambine e ragazze, nate o che hanno genitori nati nei paesi dove la tradizione è diffusa.

La situazione nel resto del mondo. Nel mondo, secondo il nuovo rapporto Unicef, almeno 200 milioni di donne e bambine, 70 milioni di casi in più di quelli stimati nel 2014, hanno subito mutilazioni genitali femminili. Tra le vittime 44 milioni sono bambine e adolescenti fino a 14 anni. In questa fascia di età, la prevalenza maggiore è stata riscontrata in Gambia, con il 56%, in Mauritania con il 54% e in Indonesia, dove circa la metà delle adolescenti (con un età fino a 11 anni) ha subito mutilazioni. I paesi con la più alta prevalenza tra le ragazze e le donne tra i 15 e i 49 anni sono la Somalia (98%), la Guinea (97%) e Djibouti (93%)


Per capire, invece, quanto le mutilazioni genitali femminili siano diffuse in Europa basta guardare al numero delle donne che chiedono asilo dai paesi in cui questa barbarie è la normalità. Nel 2008 erano 18.110, nel 2013 hanno superato le 25mila.

In Italia l’infibulazione è un reato: si rischiano dai 4 ai 12 anni. In 6 anni registrate fra gli immigrati 957 donne mutilate.

Le pratiche di mutilazione genitale femminile rientrano nell’ambito delle violazioni dei diritti fondamentali all’integrità della persona e alla salute delle donne e delle bambine. Le misure necessarie per prevenire, contrastare e reprimere questo fenomeno sono regolate dalla legge del 9 gennaio 2006, frutto degli orientamenti scaturiti dalla quarta conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulle donne tenutasi a Pechino nel 1995. Gli articoli 2, 3 e 4, in particolare, sono mirati a garantire la prevenzione, l’assistenza alle vittime e l’eliminazione della pratica della mutilazione.

Prevedono inoltre apposite risorse per il finanziamento delle azioni di salvaguardia, per la formazione e per le campagne di informazione e divulgazione della cultura dei diritti umani e del diritto all'integrità della persona. Infine stabiliscono linee guida destinate alle figure professionali che operano con le comunità di immigrati provenienti da Paesi dove sono effettuate le pratiche di MGF.

L'Italia al quarto posto in Europa per la diffusione della pratica. In Italia, si stima che nel 2009 erano 35mila le donne vittime di mutilazioni genitali. Stando a questi dati, anch’essi inattendibili considerata la clandestinità con cui viene eseguita questa pratica, l'Italia è al quarto posto in Europa.

L’Italia però sta già da tempo facendo battaglia contro questo fenomeno. Si è iniziato con la campagna di Emma Bonino negli Anni '90, intitolata «Non c’è pace senza giustizia», e poi si è arrivati con l’approvazione di una legge che prevede da 3 a 16 anni per chi pratica la circoncisione femminile.

Tuttavia le denunce sono state davvero pochissime e le campagne di formazione informazione irrisorie rispetto a quelle promesse.

Mutilazioni genitali, un fenomeno che viene da lontano. Una pratica che ha origini pre-islamiche.

L’origine delle mutilazioni genitali delle donne rimane ancora oggi sconosciuta, poiché non vi sono testimonianze certe che indichino come e quando la pratica sia nata e in che modo si sia diffusa. Anche se parte degli studiosi individua geograficamente la genesi della pratica nella penisola araba o nell'Egitto, qualcosa la riconduce all'antica Roma.

Il termine “infibulazione” infatti tradisce una derivazione latina. La fibula, una spilla che serviva a tenere agganciata la toga, veniva usata dai Romani sulle proprie mogli, in modo da prevenire rapporti illeciti, e veniva imposta anche agli schiavi e schiave per impedire ai primi di stancarsi coi rapporti sessuali e le gravidanze delle seconde che avrebbero ostacolato il lavoro.

Nella Roma antica la circoncisione maschile era praticata regolarmente, ed è alquanto probabile che lo fosse anche la circoncisione femminile.

A differenza di quello che si pensa comunemente la pratica ha origini pre-cristiane, pre-ebraiche e pre-islamiche. Gli studi sulle origini della mutilazione genitale femminile hanno mostrato senza dubbio alcuno l’insussistenza di un comune denominatore nella religione, infatti essa non è praticata soltanto da gruppi islamici, e le fonti consentono di collocare con sicurezza le origini della pratica in tempi pre-islamici.

La posta in gioco è davvero alta. «Possiamo davvero pensare di ignorare questo fenomeno? In questo caso il relativismo culturale è irrilevante. Ci sono valori umani che dobbiamo condividere e il diritto alla salute e alla dignità della donna è uno di questi»


Cinque ragioni che spingono a praticare le Mutilazioni Genitali Femminili. Le mutilazioni genitali femminili vengono praticate, secondo l’Unicef, per una serie di motivazioni:
  1. Per ragioni sessuali, quindi soggiogando e riducendo la sessualità femminile;
  2. Per ragioni sociologiche, intese come veri e propri riti di passaggio, di integrazione sociale e di mantenimento della coesione nella comunità;
  3. Per ragioni igieniche ed estetiche, in quanto in alcune culture i genitali femminili sono considerati portatori di infezioni e osceni;
  4. Per ragioni sanitarie, cioè nella convinzione che la mutilazione favorisca la fertilità della donna e la sopravvivenza del bambino;
  5. Per ragioni religiose, in quanto molti credono che alcune religioni prevedano questa pratica.
In genere le mutilazioni genitali femminili vengono praticate principalmente su bambine tra i 4 e i 14 anni di età. Tuttavia, in alcuni paesi vengono operate bambine con meno di un anno di vita, come accade nel 44 per cento dei casi in Eritrea e nel 29 per cento dei casi nel Mali, o persino neonate di pochi giorni in Yemen.

Le Mutilazioni Genitali possono portare alla morte. Oltre che umilianti, le mutilazioni genitali sono estremamente dolorose. Secondo l’Unicef, le bambine che vi sono sottoposte possono morire per cause che vanno dallo shock emorragico a quello neurogenico, cioè provocato dal dolore e dal trauma, all'infezione generalizzata (sepsi)

Per tutte l’evento è un grave trauma. Molte bambine entrano in uno stato di shock a causa dell’intenso dolore e del pianto irrefrenabile che segue. Conseguenze di lungo periodo sono la formazione di ascessi, calcoli e cisti, la crescita abnorme del tessuto cicatriziale, infezioni e ostruzioni croniche del tratto urinario e della pelvi, forti dolori nelle mestruazioni e nei rapporti sessuali, maggiore vulnerabilità all'infezione da Hiv, epatite e altre malattie veicolate dal sangue, infertilità, incontinenza, maggiore rischio di mortalità materna per travaglio chiuso o emorragia al momento del parto.


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Articolo di
Maris Davis

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08 febbraio 2017

Minori schiavi, imperativo debellare questo vergognoso criminie

In Italia 70mila donne e 150mila uomini vittime di schiavitù e tratta

«Ascoltiamo il grido di tanti bambini schiavizzati. Nessuno resti indifferente al loro dolore», così scrive il Papa in un tweet

'Sono bambini non schiavi si accendano i riflettori sugli invisibili', i piccoli schiavi di cui si perdono tracce. In Italia, si sa che il momento più pericoloso sta in quelle 24-48 ore che passano dallo sbarco. È infatti in questo lasso di tempo che i migranti vengono intrappolati nella rete della tratta. Malavitosi e trafficanti intercettano i più deboli per sfruttarli con lavoro nero e prostituzione. Donne, giovani ed adolescenti. Dalle 50mila alle 70mila donne, costrette a prostituirsi, e circa 150mila uomini, in gran parte giovani migranti, sfruttati per il lavoro forzato: sono le cifre del fenomeno della tratta in Italia, fornite da Caritas Italiana.

L’Italia infatti rappresenta da sempre il naturale corridoio di accesso all’Europa, al grande sogno di pace e dignità per tanti uomini, donne e bambini del continente africano, e non solo. «Un sogno che troppo spesso si infrange contro la miope politica migratoria degli Stati europei, in particolare per tante donne, giovani e bambini, prede di trafficanti senza scrupoli e sempre più ridotti in condizioni di vera e propria schiavitù per lo sfruttamento sessuale e lavorativo»

Contro la tratta dei minori serve l’anagrafe. In Africa si calcola che più di 85 milioni di bambini alll’anno non vengano iscritti all'anagrafe al momento della nascita. Milioni di bambini che 'ufficialmente' non esistono e rimangono quindi esposti ai rischi di essere arruolati come bambini-soldato, diventare vittime di schiavitù, abusi sessuali, traffico di organi e lavoro minorile.

Senza dimenticare il fenomeno molto diffuso dei 'matrimoni precoci'. «Un documento d’identità sembra poco invece protegge dall’illegalità e permette la partecipazione alla società, dando la possibilità di studiare, lavorare e viaggiare legalmente»

Combattere questo fenomeno gravissimo. 'Bravo’ (Birth Registration for All Versus Oblivion) in diversi paesi africani, fra cui Burkina Faso, Mozambico e Malawi. Per sconfiggere la piaga dei bambini-schiavi, per renderli visibili, ascoltarli, affinché entrino nei nostri cuori.

Due bambini su tre in Africa Sub-Sahariana non sono registrati all’anagrafe, da un punto di vista legale sono bambini invisibili. Necessario strappare questi bambini dall'invisibilità, per garantire loro la possibilità di esercitare appieno i propri diritti, per essere cittadini responsabili del Paese dove vivono.

La Registrazione anagrafica è anche uno strumento che permette di accedere ad altri diritti e servizi che lo Stato è tenuto a fornire ai propri cittadini e che interessano l’intero arco dell’esistenza di una persona. Ha conseguenze sul ruolo dell’individuo nello Stato, ma anche sulla sua vita personale. Sono molti gli ambiti in cui la registrazione anagrafica gioca un ruolo significativo e questi includono, tra gli altri,
  1. il tempestivo avvio dell’educazione primaria;
  2. il completamento dell’iter educativo;
  3. l’avviamento di eventuali attività economiche – lavoro, affari, ecc;
  4. il matrimonio e la famiglia;
  5. le vaccinazioni;
  6. i diritti politici attivi e passivi;
  7. la protezione dei minori tramite i tribunali per i minorenni;
  8. la difesa dei minori contro il reclutamento nelle forze armate;
  9. la successione;
  10. la protezione dai matrimoni precoci, ecc.


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Maris Davis

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31 gennaio 2017

02 Introduzione al Woodoo

Introduzione allo studio del woodoo, parte integrante della cultura animista dell'Africa sub-sahariana occidentale, e che ha molta influenza nella tratta delle ragazze nigeriane verso l'Europa.

Attualmente non è più un segreto per nessuno che la pratica del “Vodun” sia ormai una realtà inconfutabile in tutto in mondo, ma sulla sua pratica, a torto o a ragione, si mantiene ancora una visione confusa. Al woodoo (o Vodun) si guarda spesso tramite l’esame delle sue cadute specialmente quelle puramente negative, mentre per i neri, in generale, e per il popolo Fon del Benin, in particolare, è qualcos'altro.

Origini e pratiche contemporanee
Il woodoo, come tutte le religioni, è una risposta alle tre domande fondamentali che si pongono tutti gli esseri umani, a prescindere dal colore della pelle e da dove vivono sulla terra:
Chi siamo
Dove siamo
Da dove veniamo


Non trovando una risposta definitiva, la gente del golfo di Guinea ha pensato che ci dovesse essere una forza soprannaturale che era responsabile dell’esistenza di tutti gli elementi che ci circondano e quindi, anche di noi. Questo ragionamento ci conduce a credere che ci sia una forza di energia che si manifesta attraverso questi elementi fisici da cui noi riceviamo l’alito “di Dio”, o qualsiasi altro termine usato per indicare questa "energia invisibile ma potente"

Woodoo (per gli africani che lo praticano) è l’espressione di un concetto di vita, una filosofia, un’espressione di potere spirituale, in poche parole il potere di una mente trasformata che può comprendere tutte le meraviglie dell’umanità (terra, cielo, foreste, oceani, stelle, montagne ecc.)

Secondo la “visione” di Fon Danxomè (un modo per indicare l'antica tradizione orale del Benin), questa pratica ci è stata mutuata da civiltà antiche, molto più antiche di quanto si pensi, in Oyo Yoruba (un Dio), che è stato poi ridisegnato e migliorato in tempo per dare all'uomo quello che noi ora chiamiamo “Woodoo” e non “Orisha”, che per gli Yoruba (popolo della Nigeria sud-occidentale) è la stessa cosa, ed è anche la religione della civiltà Ashanti del Ghana.

Si ricorda che il regno antico di “Danxomè (corrispondente più o meno l'attuale Benin) era situato nel golfo della Guinea fra due grandi antiche civiltà, vale a dire Ashanti del Ghana e Yoruba di Ifè nella Nigeria del sud, e doveva il suo sviluppo veloce e drammatico alla sintesi di queste civiltà ed al commercio degli schiavi.

Erede delle due grandi civiltà Ashanti e Yoruba, il popolo “Aja-Fon” del regno antico di Danxomè crede che tutte le meraviglie dell’umanità siano persone, tutti esseri che hanno vissuto sulla terra, e ad un certo punto rimangono sulla terra per sempre attraverso l’esistenza del mondo stesso. Dopo la loro morte fisica, si sono trasformati e diventati invisibili. Questa riflessione ci conduce alla definizione della parola Woodoo, che è un’abbreviazione di “Yehwe-vodun o Vodon (vodun, ovvero la deformazione della parola woodoo)

Yehwe .. Ye (ombra o spirito) e Hwe (ristretto, inadeguato)

Ricapitolando, diciamo che un uomo che muore, perde qualcosa della sua entità fisica che fa cambiare la sua natura e condizione. Ha lasciato questo mondo di mortali per un mondo invisibile, dove non morirà mai. Così l’essere si separa da noi e diventa divino, un mediatore fra noi viventi e Dio il creatore. Quindi, il mondo del Yehwe-vodun (il woodoo) è un bel mondo in cui tutto è bello e magnifico. Per la religione animista è l'equivalente del "Paradiso" dei cristiani.

Significa la stessa cosa quando parliamo dello “Orisha, come viene chiamato dagli Yoruba (e da atri popoli della Nigeria del Sud), e non “woodoo”. Se nel tempo il secondo termine prende la precedenza su altre terminologie, ciò avviene a causa della disciplina nell'organizzazione del regno di “Danxomè e per il commercio di schiavi che hanno permesso a questo sistema di credenze di soppiantare l’epoca delle due grandi civiltà che lo avevano fatto nascere. Il "woodoo" è diventato “forte” attraverso un gran numero di entità differenti, allo stesso modo, il woodoo ha acquisito molte diversità quando è stato esportato dagli schiavi del Golfo di Guinea nelle Americhe oltre l’Oceano Atlantico.

Queste "molte diversità", nei secoli hanno contribuito a connotare per gli occidentali una visione prevalentemente negativa del "woodoo" alimentata anche da pratiche che non corrispondono a quelle tradizionali del "Yehwe-vodun".

(Continua, 02/14)
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"Il Woodoo e la Cultura Animista dell'Africa occidentale"

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Maris Davis

Maris Davis

30 gennaio 2017

Viaggio tra le Chiese Pentecostali che proliferano in Campania

A Castel Volturno si contano oggi almeno 40 chiese pentecostali che accolgono la vastissima comunità africana locale, soprattutto nigeriani, tra religione, business in nome di Gesù e sospetti di attività illecite.


È domenica mattina, giorno di preghiera anche per gli immigrati africani di Castel Volturno. In una delle chiese pentecostali africane sorte negli ultimi anni la funzione è cominciata da qualche minuto. I fedeli, vestiti con gli abiti della festa, alzano le mani al cielo e invocano Dio danzando sui ritmi tribali.

Dopo quasi due ore di canti e preghiere arriva il momento dello studio dei testi sacri. Il pastore cita la Bibbia a memoria e ne spiega il significato. Dice che la Bibbia non la si deve interpretare, come invece fanno i cattolici.

"Come può l’uomo, nella sua imperfezione, interpretare la parola di Dio?"

Il pastore Salomon Fadiya, è arrivato a Castel Volturno nel 1997, fondò una delle prime chiese pentecostali africane. Oggi se ne contano almeno quaranta. ​A Castel Volturno ci sono due mondi, il mondo bianco dei 27mila abitanti italiani e il mondo nero degli immigrati africani. Due mondi che coabitano ma non interagiscono. Quanti siano gli immigrati a Castel Volturno nessuno lo sa con esattezza, c’è chi dice 15 mila, altri 20mila. Ciò che è certo è che a Castel Volturno sono riusciti a formare una comunità quasi del tutto autosufficiente. Una piccola Africa nel cuore d’Italia.

E come ogni comunità, anche questa ha i suoi luoghi di culto. Si tratta di ex capannoni industriali, villette abbandonate o semplici locali commerciali riconvertiti per ospitare una chiesa pentecostale. Ogni chiesa ha il suo pastore che si occupa tanto della gestione finanziaria quanto di quella spirituale. "La nostra è una missione" dice uno di loro. "Essere un pastore significa sacrificare la propria vita a Dio". Un sacrificio, però, che può essere ben ripagato.

Secondo la dottrina pentecostale, i fedeli devono fare offerte alla chiesa per pagare le spese, il pastore e i suoi collaboratori. Ma da dove proviene il denaro delle offerte? Gli immigrati di Castel Volturno svolgono lavori saltuari: braccianti agricoli, muratori, colf. Tutti pagati alla giornata con paghe da miseria. Tutti poveri cristi disposti a lavorare per pochi spicci pur di sopravvivere. Ma qui c’è anche chi ha trovato il modo di arricchirsi.

Il declino della camorra locale, decimata da continui arresti e scissioni, ha creato un vuoto di potere riempito dalla mafia nigeriana, che gestisce lo spaccio di droga e la prostituzione sul litorale domizio. Già nel 2003 un’indagine della magistratura portò all'arresto di una cinquantina di immigrati africani. Per la prima volta in Italia fu contestato il reato di associazione mafiosa ad un'organizzazione straniera presente sul territorio italiano. Tra gli arrestati spiccava il nome di Odion Israel Aigbekean, un pastore pentecostale nigeriano che gestiva una chiesa a Castel Volturno e una a Villa Literno.

Quella del pastore Odion era solo una delle tante chiese africane del litorale. Per trovarle basta fare un giro sulla Domiziana, l’antica strada romana che percorre ancora oggi tutta la costa. Fuori da ogni chiesa c’è un’insegna con l’immagine del pastore in primo piano e il nome scritto a caratteri cubitali "Christ The Rock of My Salvation, Fire Word Ministries, World of Hope Ministry". Tutto in inglese, perché l’inglese è una delle lingue più parlate tra le strade di Castel Volturno.

Molti immigrati l’italiano non l’hanno mai imparato. La comunità africana, è completamente abbandonata a se stessa. Non esiste alcuna volontà di integrazione. Così gli immigrati hanno iniziato a fondare le loro chiese. La loro proliferazione è tipica del pentecostalismo. A Castel Volturno, come altrove, una volta cresciute, le chiese pentecostali tendono a scindersi per la volontà dei vari pastori di rendersi indipendenti l’uno dall'altro. A questo bisogna aggiungere che a Castel Volturno la domanda di religiosità è molto elevata.

Gli immigrati nella chiesa cercano risposte ai loro tanti bisogni, spirituali e materiali. Così le chiese hanno cominciato a proliferare anche per rispondere, in maniera diversificata, ai questi bisogni. Questo però non esclude la possibilità che ci siano interessi diversi alla base della proliferazione. Interessi economici o collusioni mafiose, possono senz'altro esistere. Un errore, però, sarebbe generalizzare e criticare tutte le chiese indistintamente.

Castel Volturno, cartellone pubblicitario
di una Chiesa Pentecostale
Per capire come funziona una chiesa pentecostale (non solo a Castel Volturno) bisogna prima di tutto conoscere i pastori che le reggono. Alcune sono ospitate in locali piccoli, con al massimo 20 o 30 posti a sedere, e magari il pastore non è nemmeno a tempo pieno, altre, molto più ricche, sono ospitate in ville di lusso o capannoni con la possibilità di centinaia di posti a sedere.

Come la situazione della "True Worshipers Ministries", una chiesa è ospitata in una delle tante villette per vacanzieri sorte negli anni sessanta. Nella sala principale c’è un piccolo palco con il pulpito, la poltrona del pastore e la scritta dorata “His Glory Reigns”. Alle pareti quadri di paesaggi e rivestimenti in oro. Ma ciò che salta all'occhio è il sistema di pilastri e carrucole al centro della sala.

"Serve per le riprese video", spiega il Vescovo Brodrick Ovienloba. È un ragazzo di circa 35 anni alto poco meno di due metri. Il primo dubbio riguarda il suo titolo. Chi l’ha visto mai un vescovo così giovane? La verità è che nella chiesa pentecostale è particolarmente semplice diventare vescovo. Basta trovare un pastore dello stesso grado disposto ad ordinarti.

Il Vescovo sovrintende sull'attività degli altri pastori. Ma solo se questi ultimi lo richiedono, ma nessun pastore ha mai chiesto i servizi di un vescovo. A differenza di un pastore che dipende dalle offerte dei suoi fedeli un vescovo praticamente vive di rendita.

Parlare di soldi offende il vescovo Brodrick Ovienloba. "Voi italiani credete che le chiese pentecostali siano una copertura per fare soldi. Ma non c’è nessuno scopo di lucro"

"Una caratteristica delle Chiese Pentecostali è l’assoluta autonomia manageriale. Ciò significa che su ricavi e spese un pastore non deve dar conto a nessuno"
Ognuno per sé e Dio per tutti, insomma

L’argomento soldi è un vero tabù nelle chiese di Castel Volturno. Anche il pastore Salomon della Living Hope Ministry tiene le cifre per sé. Spiega però che gestisce il denaro tenendo conto esclusivamente delle esigenze dei suoi fedeli. "Con i soldi delle decime copriamo tutte le spese e cerchiamo di aiutare i fedeli in difficoltà. Ovviamente per me non rimane niente". Come fa allora a sopravvivere? "Qui siamo una grande famiglia, se ho bisogno di qualcosa i fedeli mi aiutano. E poi ci sono le offerte personali"

Guarigioni ed esorcismi fanno parte della sfera religiosa pentecostale, ma c’è chi accusa i pastori di sfruttare le credenze dei propri fedeli per tornaconti personali

"In Africa per fare il pastore basta avere una bibbia e un po' di soldi per le prime spese. Grazie a quella bibbia i pastori assumono un potere psicologico sulle persone quasi illimitato"

Prima di partire per l’Italia alle ragazze nigeriane che credono di dover fare le modelle viene chiesto di “legarsi” ai propri benefattori con un rito magico. Quelli dell’organizzazione si impegnano a sostenere i costi del viaggio mentre le ragazze si impegnano a ripagare il debito e a seguire, sempre e comunque, le indicazioni dei loro benefattori. Qualora il patto venisse sciolto unilateralmente, malattie e catastrofi di ogni sorta si abbatterebbero su di loro e sulla loro famiglia. Arrivate in Italia, le ragazze capiscono che i benefattori sono in realtà sfruttatori e che il loro futuro non è sulle passerelle della moda ma sul marciapiede.

"Le ragazze appena arrivate non vogliono prostituirsi, ma che possono fare? Molte di loro credono per davvero nei riti woodoo". Ma credono anche in Dio. Così chiedono consiglio ad uno dei tanti pastori pentecostali, e il pastore è sempre d’accordo con la mamam, la sfruttatrice della ragazza. E così anche il pastore diventa parte integrante del sistema di sfruttamento. Il pastore spiega alle ragazze che prostituirsi è una cosa brutta ma anche non mantenere le promesse lo è. E poi, se si è legati ai propri sfruttatori con un rito magico, bisogna stare bene attenti. Così le ragazze finiscono per abituarsi alla loro condizione. Credono che sia la volontà di Dio.

La mafia nigeriana è riuscita a costruire la sua roccaforte europea a Castel Volturno

Lo sa bene il giornalista Sergio Nazzaro, uno dei maggiori esperti italiani di mafia africana. Nel suo libro Castel Volturno: reportage sulla mafia africana, analizza le strategie e le attività dei mafiosi nigeriani e ipotizza un legame tra le chiese pentecostali e le attività mafiose.


Chiesa Pentecostale ospitata in un
capannone industriale
"I rapporti tra le chiese e le mafie non sono cosa nuova e riguardano tanto gli ambienti cattolici quanto le altre religioni. Le chiese pentecostali, però, sono più esposte di altre, mancando qualsiasi tipo di organizzazione gerarchica e di controllo"

Non è d’accordo il pastore Salomon, che addirittura nega la presenza della mafia. "Se qui ci sono africani che delinquono, lo fanno per conto degli italiani. E comunque capita spesso che la polizia fermi ragazzi africani e metta loro addosso la droga". Il pastore non lo dice per esperienza diretta ma che tante persone glielo hanno riferito e lui ci crede più ai suoi connazionali che alla polizia.

"L’atteggiamento del pastore è tipico di chi difende a tutti i costi la propria comunità fino a negare l’evidenza". È in questo contesto che le chiese pentecostali possono diventare vere e proprie coperture per affari illeciti. Le chiese, come detto, si finanziano grazie ai fedeli, e più numerosi sono i fedeli e più ricco è il pastore di quella chiesa.

Un coinvolgimento diretto delle chiese pentecostali in attività mafiose deve essere dimostrato caso per caso. Ma non è affatto da escludere. Di sicuro sono coinvolte nel convincere le ragazze nigeriane a non rompere il "patto" e quindi di fatto a prostituirsi.



Articolo a cura di
Maris Davis

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26 gennaio 2017

01 Il Concetto di Woodoo

Il Woodoo e la Religione Animista dell'Africa. Questo è il primo articolo di una serie di articoli che intendo scrivere per far comprendere alcuni principi della religione Animista e quindi del woodoo nato proprio nell'Africa Occidentale. Rituali e tradizioni radicate che sottomettono psicologicamente moltissime ragazze nigeriane vittime di tratta.


Che cosa è il woodoo? Il woodoo si è trasformato in una maldicenza nel lessico sociale e politico negli ultimi anni ed esso è spesso usato come parola associata alla tratta di esseri umani per la prostituzione.

I funzionari dell’immigrazione e la stessa polizia sono spesso imbarazzati dal muro di silenzio contro cui si imbattono quando provano ad interrogare le vittime della tratta ed il motivo dato per questo silenzio consiste nel fatto che le vittime affermano di aver fatto un voto agli dei del woodoo che non possono rompere. Tale è il timore delle conseguenze di rottura di questo voto che nessuna pressione fisica o emotiva può spingere la vittima a parlare o a “cooperare” con le autorità.

Il terrore assoluto di coloro che si sottoposti al giuramento "juju" (woodoo) è così schiacciante che chiunque operi ed eserciti il potere di woodoo è in grado di aver il controllo effettivo della mente delle sue vittime a prescindere dal luogo dove sono. Perciò, se il woodoo può avere tale controllo completo sulla mente e sulla psiche della persona, allora che cos'è il woodoo? È realtà o finzione? E perché la gente ci crede? Che tipo di persone credono nel woodoo? Ed ha realmente i poteri e gli effetti vantati dai suoi adepti?

Non intendo dare una risposta completa a tutte queste domande, ma solo fornire delle brevi, ma chiare linee guida di riferimento per gli attori del progetto, le istituzioni, i governi e le ONG dell’Occidente che sono imbattuti nel mistero del woodoo, nei loro rapporti con le vittime della tratta dall'Africa che sono state portate in Europa e nel mondo occidentale dalla criminalità organizzata per lavorare come schiave sessuali nell'industria lucrativa della prostituzione coatta.

Il woodoo è il fulcro della religione tradizionale africana che viene prima di tutte le altre principali religioni del mondo, prima anche del Cristianesimo, dell’Islam o dell’Ebraismo. Per capire il woodoo africano, è inoltre importante capire la fede e la spiritualità di altre culture e civiltà esterne all'Africa.

Secoli fa, molti paesi in Europa hanno avuto loro forma di "woodoo" insieme a santuari dove hanno pregato e fatto sacrifici, compresi i sacrifici umani. I Greci ed i Romani sono famosi per questo, i resti dei loro edifici e dei loro templi sono ancora oggi visibili.

Poi, in epoche più recenti, gli inglesi impiccavano e bruciavano persone che consideravano "streghe" che usavano i loro poteri diabolici per far del male alla gente o persino alla nazione. Nel medioevo europeo era l'inquisizione cattolica a "bruciare" eretici e streghe. I giapponesi, compresa la loro elite, vanno ancora nei santuari per pregare, fare sacrifici e venerare i loro dei ed antenati.

Venerare e cercare il contatto con gli antenati morti è ancora oggi una pratica comune fra molti cittadini europei. Gli stessi cattolici pregano i loro defunti per ricevere grazie e aiuti divini.

Più di un miliardo di cinesi hanno celebrato l’anno del ratto (l'ultimo è stato nel 2008 e il prossimo sarà nel 2020) che è l’anno più importante nel loro calendario. La maggior parte del miliardo di indiani di religione indù non scherza sul culto delle loro divinità mucca e scimmia.

Da quando è apparso sulla terra l'uomo ha sempre adorato "qualcosa", "qualcuno", una "divinità", cioè quello che non era visibile, ma nonostante ciò molto reale e tangibile per loro. Si stima che oltre il 90 per cento dell’attuale popolazione mondiale creda in qualche forma di religione.

Che siano tutte sbagliate? Che siano tutte follìe? È da sciocchi credere in qualcosa che non è nulla? È mai possibile che ogni generazione, passata e presente, sia così ingenua da credere ed adorare qualcosa che non esiste? Rispondere affermativamente a queste e domande presupporrebbe un’impudenza straordinaria. È considerando questo background che si può apprezzare e trovare il significato alla religione tradizionale africana, comunemente denominata "woodoo"

Le stesse tre principali religioni monoteiste credono in un Dio "invisibile", che si manifesta solo nei pensieri, nella fede e nelle preghiere.
  • Il Dio dei cattolici e dei cristiani in genere è il Dio del "perdono",
  • Il Dio dei mussulmani è invece il Dio della "vendetta",
  • Il Dio degli ebrei è, al contrario, un Dio di "giustizia".

Impero Ottomano, XIV secolo d.C.
Nell'Africa Sub-Sahariana le religioni occidentali sono state introdotte dai primi missionari tra il XVI e il XVII secolo, ma le prime comunità di africani "convertiti" erano piccole e minoritarie, poi con la colonizzazione, le moderne religioni occidentali furono imposte in modo massiccio. Ecco perché oggi, soprattutto nell'Africa Sub-Sahariana, si incontrano intere comunità che pur professandosi cristiani, mantengo i culti tradizionali che a volte si sovrappongono a quelli classici delle religioni occidentali.

Diverso invece il discorso per i mussulmani. Già dall'epoca di Maometto l'Africa mediterranea di era islamizzata tanto che già dal 1300 d.C. faceva parte dell'Impero Ottomano e le prime carovane di mercanti arabi attraversavano il deserto facendo conoscere l'Islam alle comunità di africani che popolavano la parte meridionale del deserto del Sahara, che tuttavia, già da sempre, seguivano la loro cultura e religione tradizionale.

(Continua, 01/14)
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Articolo a cura di
Maris Davis

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13 gennaio 2017

Litorale Domitio, la camorra e le schiave nigeriane del sesso a dieci euro a prestazione

Prostituta nigeriana sulla "Via Domitiana"
Uno studio del "Centro immigrati Fernandes" di Castelvolturno calcolò che nel 2000 c’erano circa 600 ragazze nigeriane a prostituirsi sulla strada Domitiana, un’arteria che congiunge il basso Lazio con la provincia di Napoli. Sono poco più di 30 km di strada dove le prostitute si succedono una dietro l’altra come in una processione.

A distanza di quasi 17 anni è cambiato poco. Che faccia freddo, piova, ci sia arsura e sole cocente, loro sono sempre lì a difendere il metro quadrato di marciapiede. Perché pagano anche quel metro quadro: 300 euro al mese da consegnare alla mafia nigeriana che qui si spartisce il traffico di droga e della prostituzione con il clan dei casalesi.

Impongono anche il prezzo della prestazione. Deve essere basso, per attirare più clienti. Costano 10 euro a prestazione. E così a tutte le ore c’è un continuo via vai di clienti. Accettano qualsiasi cosa, non possono permettersi di rifiutare niente, dal sesso senza protezione, al sesso di gruppo, ai video girati con il telefonino durante l'atto sessuale, al sesso con altre donne, ecc.. Sulle spalle hanno un debito che si aggira intorno ai 40-50 mila euro. È il loro prezzo, cioè quanto in Africa è stato pagato al mercato delle schiave.

In Italia sono accolte da una sorta di "maitresse" che viene chiamata “mamam. È quella che si occupa della loro accoglienza. Le dà una sistemazione, promette loro un lavoro e poi le spedisce sulla strada. Chi si rifiuta viene violentata dai capi nigeriani, sottoposta ai riti del woodoo. Molte di loro hanno segni permanenti sul volto e sul corpo, cicatrici profonde frutto delle tribalità a cui sono sottoposte, ma anche di sigarette spente direttamente sulla pelle (sulle braccia, sul seno, sulle cosce)

Le prostitute sulla via Domitiana e il pizzo pagato alla Camorra. Le ragazze per occupare il marciapiede versano 300 euro al boss. E chi non lo fa viene gambizzata

Sul marciapiede si raccontano tante storie per impietosire i clienti. Qualsiasi cosa va bene pur di strappare quei 5 euro in più. La mamma malata, il padre in carcere, il fratello drogato. Nessuna però dice "aiutami perché devo pagare la camorra". Il cliente non va spaventato. È la prima regola che i boss della prostituzione hanno inculcato nelle menti di queste ragazze che comprano per lo più dalla Nigeria.

Al mercato degli esseri umani hanno un valore di 10, 15 mila euro. Per arrivare a battere sulle strade italiane contraggono un debito con il «magnaccia» che si aggira sempre intorno ai 50 mila euro. Poi va pagata la mafia locale. Per occupare il marciapiede: 200 o 300 euro al mese. Sulla Domitiana funziona così. Non sfugge nessuna.

Rachet della prostituzione. Prima erano solo africane. Ora la camorra casalese ha ampliato l'offerta: ucraine, bulgare, lituane, polacche. La pelle bianca costa un poco di più e frutta il triplo delle africane. Trenta euro per fare sesso in auto invece di 10 euro. Cinquanta euro per entrare nelle villette che la camorra mette loro a disposizione. Si trovano nei meandri di vicoli della litoranea domitia. Strade desolate dove non arriva nemmeno il postino. Così evitano i controlli dei carabinieri.

I clienti pare siano raddoppiati. Sono scantinati pieni di muffa. D'inverno si gela, d'estate si muore dal caldo. Molte volte manca anche la luce, ti fanno strada con le candele. Vivono in tuguri. In cinque o sei per appartamento, se così si può chiamare. Non c'è luce ma spesso non c'è nemmeno l'acqua. Al catasto risultano abitazioni disabitate, inesistenti, abusive. Ma per loro sono tutto. Le arredano con un letto un frigo e un water. Il resto è superfluo. Chi è fortunata trova nelle discariche sulla strada scaldabagni arrugginiti, pezzi di arredi o qualche sedia. Li mettono in casa. Le spese vanno ottimizzate.

A metà mese arrivano due emissari a riscuotere. Qualcuna prova a ribellarsi, a protestare. "La strada è di Dio" dicono. Le picchiano, le violentano, le sfregiano con il coltello. Quasi tutte hanno cicatrici sulla faccia e sulle gambe. È il primo avvertimento. Poi vengono gambizzate. Uno o due colpi di pistola mentre stanno in strada. Devono capire che se non pagano la camorra, su quel marciapiede non possono stare. Almeno non in piedi.

Violenze e minacce. È capitato ancora una volta la scorsa settimana. Sempre sulla Domitiana. Stavolta è toccato a una bulgara di 32 anni. Da queste parti il casco è un tabù. Lo vedi indossato principalmente dagli emissari della camorra. Casco integrale e moto. Così si è avvicinato alla donna l'ennesimo ras locale. Due proiettili nelle gambe ed è andato via.

Incontriamo Faith. È una ragazza nigeriana di 22 anni. In Italia da due anni. Sulla strada, la Domitiana, si fa chiamare Naomi per la somiglianza con il suo idolo: la Campbell. All'inizio aveva provato anche lei a sfuggire al racket del marciapiede. La camorra in questi casi si appoggia alla mafia nigeriana. Oltre a minacciarle sul posto hanno collegamenti con la criminalità dei Paesi di origine. Lì usano metodi ancora più sbrigativi.

A Faith mandarono una foto sul cellulare con un machete sotto la gola della mamma. Da allora è precisa nei pagamenti. Ci mostra ventimila euro versati su un conto tramite money transfert. Le mancano altri 30 mila euro. In un paio d'anni conta di finire. Le hanno promesso di darle i documenti. Da poco è riuscita ad ottenere la tessera sanitaria. Lei, come tutte le altre africane, si rivolgono allo stesso avvocato. È un legale di Napoli, mafioso anche lui. Ogni tanto le ragguaglia sullo stato dei loro documenti. E le ricorda quanto devono pagare ancora.

Maria ci racconta di essere stata costretta a prostituirsi sette lunghi anni per ripagare il suo debito. Ai genitori dissero che aveva le qualità per fare la segretaria in Italia, conosceva l’inglese e sapeva scrivere. Dopo due settimane si ritrovò sulla strada accanto a una ragazzina. «Non aveva nemmeno il seno, era piccola proprio, una bambina. La violentarono e poi la portarono sulla strada». Di ragazzine come le descrive Maria ne abbiamo incontrate tante. Addirittura una di 13 anni che si prostituisce da quando ne aveva 12.

È un traffico, questo, che va avanti da anni, ininterrotto e incontrastato. Lo sa bene Renato Natale. È l’ex sindaco anti-camorra di Casal di Principe. Oggi dedica la sua vita di medico al centro Fernandez, unico punto di riferimento per migliaia di immigrati. Le minacce sono pane quotidiano, ormai ci ha fatto l’abitudine. "L’ultima lettera l’ho trovata sotto casa. Mi intimava di farmi i fatti miei e di ricordarmi che avevo famiglia" La sua è una vera e propria vocazione per gli immigrati. Li aiuta, li cura, li segue ma soprattutto ci parla.

"Sembra incredibile, ma queste persone, soprattutto se vittime della prostituzione, hanno bisogno di parlare, di essere considerate esseri umani e non della merce". Merce, infatti, sono merce sia per la camorra che chiede una sorta di parcheggio per l’occupazione del territorio (a patto che stiano lontane da dove risiedono i boss) che per i nigeriani, i quali le sfruttano pagando una percentuale sui guadagni ai casalesi.

Oggi, per dare meno nell’occhio, le mafie tendono a togliere dalla strada queste ragazze. Non è un caso che su un noto sito di incontri, la maggior parte delle prostitute venga da questa zona: Castelvolturno, Licola, Varcaturo. La "mamam" prepara l’annuncio standard per tutte, le fotografa e le mette on line.

Ma la camorra è andata oltre. Ha dato in gestione ai nigeriani alcune villette che si trovano proprio a ridosso della Domitiana, in modo da non perdere la clientela di questa strada. Ville nuove e apparentemente abbandonate dove alle prostitute sono riservati i sottoscala. Al primo piano vive il "magnaccia", lo sfruttatore. Sono villette controllatissime, sia dentro che fuori.

Droga e prostituzione vanno di pari passo e così nell'ultimo periodo si sono diffuse le "connection house". Sono tuguri, stanzini di miseri appartamenti affittati per 5 euro l’ora da immigrati, dove oltre alle prostitute è possibile trovare ogni sorta di droga. Ma quello che respiriamo entrando è solo una forte puzza di miseria ed emarginazione.


Necessario che la confisca dei beni per i protettori nigeriani e per le mamam sfruttatrici venga esteso anche ai beni che questi possiedono in Nigeria dove viene "nascosto" il grosso dei loro guadagni illeciti. L'accordo Italia-Nigeria, firmato nel febbraio 2016, dovrà obbligatoriamente prevedere anche questo.


La nostra proposta per ridurre drasticamente lo sfruttamento sessuale
L'Italia si dia finalmente una legge sulla prostituzione
Una legge che preveda una sanzione significativa per i clienti, così come prevede anche il disegno di legge 3890 presentato alla Camera dei Deputati lo scorso giugno dall'onorevole Caterina Bini (Partito Democratico)

È nostro convincimento, infatti, che "punire" chi acquista sesso sia la strada corretta per ridurre lo sfruttamento, così come ha già dimostrato la legge svedese e quella recente approvata in Francia, una linea raccomandata anche dall'Unione Europea.

Nell'immediato togliere tutte le ragazze sfruttate, o a rischio sfruttamento, dalle strade
Prevedere per quelle irregolari che non accettano di denunciare i loro sfruttatori, un piano di rimpatrio. Per le nigeriane esiste già una accordo bilaterale con la Nigeria appena sottoscritto, non ci dovrebbero essere problemi affinché venga anche messo in pratica da subito.
Prevedere per tutte le altre, sia per quelle che denunciano gli sfruttatori, sia per quelle in attesa dell'esito della domanda di asilo, dei programmi di protezione, e impedire a queste ragazze di mettersi di nuovo in contatto con sfruttatori e mamam varie.

Prevedere per gli sfruttatori e per le "mamam" la confisca dei beni anche nei paesi di origine. Con la Nigeria esiste già, in questo senso, una bozza di accordo.


Il Calendario delle
Ragazze di Benin City 2017

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Articolo di
Maris Davis
Maris Davis

In Nigeria non si può più essere cristiani

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