09 giugno 2018

La Storia di Grace, condannata a morte dalla mafia nigeriana. Le hanno già ucciso il padre

"Aiutatemi, vivo nel terrore". Grace, seviziata e portata in Italia dalla Nigeria. Si è ribellata e non vuole più prostituirsi né spacciare droga per loro.


Ha 24 anni ma i suoi documenti dicono che ne ha 28. Viene dalla Nigeria e la sua giovane vita è già una precoce odissea. Grace (la chiameremo così, per questioni di sicurezza), da mesi vive nascondendosi perché la mafia nigeriana la vuole morta. Anche per conoscere la sua storia abbiamo dovuto fare una serie di passaggi per essere sicuri che nessuno ci seguisse e che nessuno potesse vederla.

Non ha voluto più prostituirsi e non ha voluto più trasportare droga per conto dell’organizzazione e non ha i soldi per pagare il suo riscatto. Questa è la sua condanna. Vogliono 50 mila euro, è il debito contratto con il patto siglato in Nigeria, quando le hanno fatto un rito facendole dei tagli sul suo seno.

Il giuramento
«Ci hanno fatto promettere di pagare, di non parlare con la polizia e di non provare a fuggire. È un giuramento che fanno tutte quelle che fanno partire verso l’Europa. La mafia nigeriana ha affiliati ovunque e sono in grado di rintracciarti sempre. Io sono stata inseguita fino in Austria»

Dalla Nigeria alla Libia a Lampedusa poi Manduria e infine Rieti. La Via Crucis di Grace comincia con queste stazioni. «A Rieti avrei dovuto lasciare subito il campo per mettermi a lavorare sulla strada come prostituta. L’organizzazione mi obbligava a farlo, io invece ho cercato di trattenermi lì il più possibile poi ho dovuto cedere. Non avevo scelta, ma quella non era la mia vita»

La droga
Per cercare una via d’uscita Grace accetta di fare un viaggio a Palermo insieme con un’amica. Lei però non sa che le hanno infilato della droga nella sua valigia e quando la polizia la ferma e trova quella busta con 6 kg di sostanze stupefacenti. Le crolla il mondo addosso. Finisce in carcere e poi agli arresti domiciliari.

Dei mafiosi non dice nulla perché l’avevano minacciata di sterminare la sua famiglia. «Pensiamo di arrivare in Europa e trovare la libertà invece finiamo per essere schiavi di un’organizzazione fatta della nostra stessa gente. Quando vieni qui non hai scelta o fai la prostituta o il narcotrafficante. Gli uomini vengono avviati allo spaccio e se sono bravi li utilizzeranno come corrieri. Io non ho voluto fare nulla di tutto questo e non avevo i soldi per pagare il riscatto e per questo loro si sono vendicati. Una sera mi contattò mia madre e mi disse che avevano aggredito mio padre, che stava male, aveva il corpo pieno di sangue e non parlava più. Dopo qualche settimana lui è morto. Da allora sono cominciate alle telefonate da un numero sconosciuto “Allora? Hai avuto la bella notizia?”» Riferendosi chiaramente all'assassinio di suo padre.

«In quel periodo ero a Roma da lì mi sono spostata a Rosarno dove ho lavorato un po’ e poi sono andata in Austria. Qui una donna dell’organizzazione mi ha rintracciata picchiata e ha cercato di trattenermi ma sono riuscita a fuggire e sono tornata in Italia ed allora mi sposto in continuazione cercando di non farmi trovare»


«Non voglio più nascondermi»
Grace ha conosciuto varie fazioni della mafia nigeriana oltre a “eye” ed i “black axe” ha visto esponenti di un nuovo gruppo chiamato "White Queen" che sembra sia quello attualmente egemone e più pericoloso. Ogni clan ha segni distintivi e ramificazioni in tutta Europa.

Si occupano di traffico di droga, armi, documenti falsi e traffico di esseri umani. Un business enorme. «Sono pericolosi per noi africani ma sono pericolosi anche per voi italiani», dice Grace. Lei ora non ce la fa più rivuole la sua libertà e per questo è disposta a parlare con le autorità italiane e denunciare tutto ma per fare questo ha bisogno di protezione perché rischia la vita.

«Non voglio più nascondermi, non voglio più spostarmi da un paese all'altro, ho paura»

(Grace, intervistata da Amalia De Simone, giornalista del Corriere della Sera)

In questo momento Grace vive protetta
La stiamo aiutando a riscoprire la bellezza della vita e ad apprezzare il profumo della libertà


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Articolo a cura di
Maris Davis

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