26 febbraio 2018

Unicef. Sono oltre 250.000 i bambini soldato costretti a combattere le guerre degli adulti

I numeri dell'Unicef indicano come il fenomeno sia ben lungi dall'essere risolto.


Papa Francesco. “La dignità dei bambini va rispettata: chiediamo che sia eliminata la schiavitù dei bambini soldato in ogni parte del mondo”. Con la Convenzione sui diritti dell’Infanzia è stata innalzata l’età minima per la partecipazione diretta agli scontri a fuoco dai 15 ai 18 anni e vietato il servizio di leva o il reclutamento forzato al di sotto della maggiore età. Eppure, a 15 anni da quella Convenzione ratificata da 153 paesi nel mondo, sono oltre 250mila i bambini impiegati nei conflitti in tutto il mondo.

Secondo un rapporto dell’Unicef un minorenne su nove vive in Paesi colpiti da guerre. Decine di migliaia “sono usati come combattenti, messaggeri, spie, facchini, cuochi e le ragazze, in particolare, sono costrette a rapporti sessuali e private dei loro diritti e dell’infanzia


Nel mondo oltre 250.000 bambini soldato. Oltre un miliardo di ragazzini vive in 42 Paesi colpiti, tra il 2002 e oggi, da violenti conflitti. In questi stessi territori, negli ultimi 15 anni, un miliardo di adolescenti è stato esposto al rischio di reclutamento. Questi bambini sono sfruttati da eserciti statali, paramilitari e gruppi ribelli e ormai nel 40 per cento dei casi ad essere arruolate sono anche bambine.

Tra i Paesi dove il fenomeno è più diffuso ci sono Siria, Mali, Repubblica Democratica del Congo, ma anche Repubblica Centrafricana, Ciad, Somalia, Filippine, Yemen. E poi c’è il Sud Sudan, Paese per il quale l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha espresso profonda preoccupazione.

Il numero di persone in fuga dal Sud Sudan ha raggiunto il picco di 1,5 milioni da quando il conflitto è scoppiato nel dicembre 2013. A oltre tre anni dall'inizio del conflitto, i minori continuano a essere reclutati da forze e gruppi armati: secondo l’Unicef, nel 2016 sono stati arruolati 1.300 bambini.

Dal 2013 a oggi in quei territori sono stati impiegati 17mila giovanissimi soldati. Ma i numeri raccolti dall’Unicef e dai suoi partner vanno oltre: negli ultimi tre anni, infatti, sono stati 2.342 i piccoli uccisi o mutilati, 3.090 quelli rapiti, 1.130 sono stati vittime di abusi sessuali. In totale 1.932 bambini sono stati rilasciati da forze e gruppi armati, 1.755 nel 2015 e 177 nel 2016.

Unicef. Attualmente 172 Stati hanno firmato il Protocollo Opzionale, mentre 153 lo hanno ratificato impegnandosi a non reclutare nelle proprie forze armate persone al di sotto dei 18 anni d’età. Ma c’è un divario tra gli obblighi assunti dai Paesi e la loro effettiva pratica.

Si stima, infatti, che se tra il 1998 e il 2008 almeno 25 Stati hanno fatto uso di minori nelle proprie forze armate, oggi (a distanza di diversi anni) sono 23, appena due in meno. “Non possiamo aspettare la pace per aiutare i bambini intrappolati nelle guerre” afferma il presidente dell’Unicef Italia Giacomo Guerrera, secondo cui è necessario “investire in interventi concreti per tenerli lontani dalle linee di combattimento, soprattutto attraverso l’istruzione e il sostegno economico

Solo nel 2015, l’Unicef ha assicurato il rilascio di più di 10mila bambini da forze o gruppi armati e ha contribuito a reintegrarne 8mila

L’arruolamento dei minori rappresenta una gravissima violazione dei diritti dei bambini, che vengono privati della loro infanzia

Indifesi e facilmente assoggettabili, i bambini sono più facili da trasformare in soldati leali. Rapiti e allontanati dalle loro case, molti bambini soldato spesso sono sopravvissuti ai massacri delle loro famiglie. Esposti a violenze e atrocità che ne pregiudicano l’intera esistenza, questi bambini vengono costretti a combattere, trasportare rifornimenti, svolgere ruoli di spie o scudi umani.

Molte bambine sono abusate come schiave sessuali da parte dei soldati adulti e, quando riescono a fuggire, subiscono i traumi e lo stigma della prigionia nelle milizie armate.

I conflitti in corso, purtroppo, non smentiscono la brutale tendenza all'utilizzo dei bambini tra i ranghi militari, sia di gruppi armati ribelli, che di milizie governative. In Repubblica Centrafricana almeno 6.000 bambini sono coinvolti nei combattimenti, così come in Siria e in Sud Sudan.

La Coalizione Italiana Stop all’Uso dei Bambini Soldato, attualmente composta da Alisei, Cocis, COOPI, INTERSOS, Save The Children Italia, Telefono Azzurro, Terre des Hommes Italia e UNICEF Italia, nata con l’obiettivo di sensibilizzare e far pressione per la ratifica globale e il rispetto del Protocollo Il sito www.bambinisoldato.it è uno spazio interamente dedicato al tema in cui è possibile trovare news e approfondimenti in lingua italiana e una sezione con la documentazione internazionale sul fenomeno.


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Articolo di
Maris Davis

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