La minaccia terrorista nel nord-est della Nigeria è ancora estremamente presente.
Uno studio realizzato da SBM Intelligence, società di consulenza strategica specializzata sull'analisi della situazione socio-politica ed economica nigeriana, rileva che nonostante Boko Haram abbia subito una notevole perdita di territorio, le modalità di esecuzione e la frequenza degli attacchi indicano che costituisce ancora una seria minaccia, messa in pratica con l’esecuzione di attacchi suicidi e raid contro comunità isolate e aree rurali.
Un fattore che gioca a favore del gruppo radicale islamico è l’ampiezza dello stato del Borno, che con i suoi oltre 70.800 chilometri quadrati è il secondo stato per estensione di superficie di tutta la Nigeria. Qui l’organizzazione ha le sue roccaforti e in questo vasto territorio la popolazione è concentrata nelle aree centrali e settentrionali, nelle quali è diffusa la presenza del gruppo islamista. L’insurrezione dei jihadisti ha portato molte persone ad abbandonare Maiduguri, capitale dello stato del Borno, e Bama, l’altro centro densamente popolato della zona.
Città riconquistate
La relazione evidenzia che dall'inizio del 2015, a causa dell’offensiva della forza multinazionale congiunta Mnjtf, Boko Haram ha perso rapidamente vaste porzioni di territorio, che aveva occupato tra il 2010 e il 2014. L’azione della Mnjt, composta da truppe provenienti da Nigeria, Camerun, Ciad e Niger, ha consentito all'esercito nigeriano di riprendere le città di Mubi e Michika nello stato di Adamawa, oltre a Gwoza nello stato del Borno, che era stata scelta come capitale dai terroristi nigeriani affiliati allo Stato Islamico.
Nel frattempo, la strada che collega Maiduguri a Damboa, arrivando fino a Biu è stata riaperta al traffico, anche se per percorrerla senza il rischio di assalti o imboscate da parte dei jihadisti è ancora necessario essere accompagnati da una scorta militare.
Il report rileva inoltre che Boko Haram per compiere azioni suicide, ormai regolarmente coordinate, spesso utilizza giovani donne e ragazze, alcuni delle quali potrebbero essersi votate volontariamente al martirio, ma si ritiene che la maggior parte di loro sia stata costretta a immolarsi.
Cambio di strategia
Gli analisti di SBM Intelligence ravvisano che per compensare le ingenti perdite di territorio, Boko Haram ha adottato un cambio di strategia, concentrando la sua attività nell'incremento di attacchi suicidi e di fulminee incursioni nelle zone rurali e all'interno di Maiduguri.
Lo testimonia l’elevato numero di attentati registrati nel 2017 nelle grandi aeree di parcheggio, nei quartieri periferici e all'Università di Maiduguri.
Quest’ultima è stata bersaglio di ripetuti attentati e costituisce un obiettivo sensibile per due motivi:
- Il primo è costituito dal fatto che attaccare la più alta istituzione culturale del Borno è estremamente simbolico per Boko Haram, che come indica il suo stesso nome si oppone a qualsiasi tipo di educazione occidentale (Boko Haram infatti significa l'istruzione occidentale è peccato), inclusa la moderna istruzione universitaria impartita in inglese.
- In secondo luogo, l’Ateneo è molto vulnerabile agli attacchi per la sua posizione al limite settentrionale estremo della città, dove Boko Haram ha dimostrato di essere in grado di agire indisturbato.
Per arginare gli attacchi contro l’Università di Maiduguri, alla fine di giugno, il governatore del Borno, Kashim Shettima, ha stanziato 50 milioni di naira (circa 136.000 euro) per scavare una trincea di 17 miglia intorno alla parte posteriore del campus, che finora era priva di un’adeguata protezione.
Leggendo il report si evince, che la massiccia azione militare della Mnjtf non ha inciso in maniera risolutiva sul potenziale offensivo del gruppo, che è ben lungi dall'essere stato “tecnicamente” sconfitto, come sostiene il presidente nigeriano Muhammadu Buhari.
Il presidente nigeriano Buhari ha ripetutamente affermato che il gruppo jihadista è stato sconfitto. Ma gli attacchi e le morti dicono il contrario. Il 2017 è stato più critico dell'anno precedente.
Non è facile avere una precisa ricognizione dell’attività terroristica di Boko Haram, poiché la disomogenea copertura fornita dai media locali non consente di riportare con la dovuta esattezza il volume complessivo degli attacchi.
Per fornire una ricognizione precisa, gli analisti della BBC Monitoring hanno passato al setaccio le notizie relative agli attentati del gruppo jihadista nigeriano pubblicate nel 2016 e nel 2017, su 48 diverse fonti multimediali in inglese, francese, arabo e nelle locali lingue kanuri, hausa e zarma.
Da questa accurata analisi, emerge che la Nigeria è il paese che ha subito il maggior numero di attacchi sia nel 2016 sia nel 2017, gran parte dei quali sono stati sferrati nello stato del Borno, dove Boko Haram è nato e ha evoluto la sua minaccia.
Dalla comparazione dei dati, emerge che nel 2017 gli estremisti nigeriani hanno realizzato un totale di 150 attacchi, mentre l’anno precedente ne avevano portati a termine 23 di meno.
Attacchi in gennaio
In entrambi gli anni, Boko Haram ha lanciato il maggior numero di attacchi a gennaio. Ed è interessante notare che i due picchi mensili hanno fatto seguito alle dichiarazioni di sconfitta del gruppo, da parte del presidente nigeriano Muhammadu Buhari.
I luoghi dove il gruppo estremista ha colpito con maggiore intensità sono rimasti sostanzialmente gli stessi negli ultimi 24 mesi, durante i quali Boko Haram ha dimostrato di essere ancora in grado di colpire oltre i confini della Nigeria. Lo dimostrano gli attentati nel nord del Camerun, nella regione di Diffa nel Niger e nella zona del bacino del lago Ciad, tutte aree confinanti con la Nigeria nord-orientale.
Nello specifico, nel 2016 la BBC Monitoring ha rilevato 80 attacchi in Nigeria, 26 in Camerun, 3 in Ciad e 18 in Niger. Mentre l’anno scorso (2017) la Nigeria ha subito 109 attacchi, 32 il Camerun, 2 il Ciad e 7 il Niger. Le differenze tra i due anni presi in esame per quanto riguarda Camerun e Ciad sono lievi, mentre la Nigeria ha subito quasi 30 attacchi in più nel 2017 e 11 di meno il Niger.
Attacchi suicidi
La ricerca ha indagato anche sui metodi d’attacco, riscontrando che nel 2017 Boko Haram ha lanciato 90 assalti armati e 59 attacchi suicidi. In tutte e due gli anni, la Nigeria ha registrato più assalti armati (52 nel 2016 e 71 nel 2017) che attentati a opera di kamikaze (19 nel 2016 e 38 nel 2017). Mentre in Camerun il gruppo ha adottato una strategia diversa, sferrando più attacchi suicidi (14 nel 2016 e 20 nel 2017) che azioni armate (8 nel 2016 e 12 nel 2017).
I dati esaminati mostrano un crescente ricorso agli attacchi suicidi, soprattutto in Camerun e in Nigeria. Nel quadro generale, emerge pure che nel 2017 è aumentato il numero delle vittime causate dal movimento islamista: 967 persone uccise contro le 910 dell’anno precedente.
La più alta concentrazione di decessi nel 2017 è stata registrata a Maiduguri, epicentro dell’insurrezione, che negli ultimi anni ha raddoppiato la popolazione, ormai arrivata a quasi due milioni. Un'elevata concentrazione di vittime si è registrata anche nelle località di Magumeri, Konduga, Damaturu e Mubi. Mentre nelle aree rurali le persone continuano a fuggire dalle violenze di Boko Haram.
Negli ultimi due anni, non si sono registrati rilevanti cambiamenti nemmeno nei bersagli scelti dal gruppo. I suoi obiettivi primari sia nel 2016 sia nel 2017 sono stati i villaggi, le forze armate e le moschee.
Dall'analisi è anche emerso che la tanto conclamata relazione tra il gruppo Stato islamico e Boko Haram non è ben definita. Solo 13 dei 150 attacchi compiuti dal gruppo nigeriano nel 2017 sono stati rivendicati dal primo gruppo, indicando che i collegamenti operativi tra le due realtà sono piuttosto labili.
Senza tralasciare che l’eterogenea composizione di Boko Haram può rendere difficile per il gruppo Stato islamico diffondere proclami di rivendicazione, in quanto non è semplice verificare quale delle tre fazioni del gruppo sia responsabile di un attacco.
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