Storie d'Africa. Il mercato africano di Dantokpa. A Cotonou, capitale del Benin, si trova il più grande mercato all'aperto dell'Africa occidentale dove si scambiano ogni giorno merci per un valore pari a 1,5 milioni di euro.
Dantokpa significa "sulle rive della laguna Dan". Dan, nella cultura animista del Benin, è una divinità rappresentata dal serpente, il Dio della prosperità e dell'abbondanza.
Il mercato è un ampio complesso che in origine era di 13 ettari. Costruito nel 1963, oggi ha ormai raggiunto i 20 ettari e invade le case circostanti. Immaginate un'area a forma di quadrato con due km. di lunghezza per ogni lato. Ora ha assunto il ruolo di un vero e proprio mercato internazionale in cui operano commercianti provenienti da paesi limitrofi, Nigeria, Mali, Burkina Faso, Niger, Costa d'Avorio, ma anche Togo e Ghana.
A Dantokpa si compra e si vende di tutto, dai prodotti agricoli (verdure, ortaggi, frutta, cereali, ecc..) fino ai prodotti "usati" e poi riciclati provenienti dall'Europa come per esempio i computer, telefonini e smartphone. Le donne sono protagoniste nel commercio dei tessuti e dei prodotti di uso domestico .. e poi tutti i prodotti etnici e dell'artigianato tradizionale africano, ivi compresi oggetti legati al woodoo.
Dantokpa non chiude mai, lavora anche di notte quando si possono vendere e comprare anche bambini, bambine e ragazze provenienti dalle zone povere o dalle aree rurali dell'Africa Sub Sahariana occidentale, che saranno poi sfruttati nello stesso mercato da artigiani e commercianti senza scrupoli, o dai mercanti di uomini, oppure da sfruttatori del mercato del sesso.
Benin, un tempo il paese in cui venivano convogliati e da cui partivano gli schiavi diretti nelle Americhe, oggi il paese in cui i "nuovi schiavi" sono i bambini, venduti per pochi soldi dalle stesse famiglie povere.
Nel mercato di Dantokpa si cammina con attenzione per non calpestare mucchi d’indumenti accatastati in ogni dove, spazi angusti pieni di cose, donne con i bambini sulla schiena sedute a terra che cuciono, aggiustano, separano. Poco più in là altre donne friggono banane, cucinano riso e carne, intanto parlano a voce alta chiamando attenzione al loro cibo. Il selciato di catrame raccoglie nelle buche l’acqua ormai putrida rimasta dall'ultimo violento acquazzone.
Se si è stranieri a Dantokpa è opportuno farsi accompagnare da persone del luogo. Ci si addentra lentamente con molta discrezione e circospezione nel cuore del grande mercato. Il gran vociare generale di donne e uomini che contrattano e bambini che strillano viene sovrastato dal rumore ritmico, martellante e assordante di ferro battuto. Passo dopo passo si cerca di non calpestare le lastre di metallo arrugginito ai lati delle baracche, l’odore intenso e acre della lamiera permea l’aria già irrespirabile. Giovani uomini lavorano a ridurre in lastre pentole vecchie, pezzi di auto arrugginiti e utensili abbandonati, lattine vuote.
Ci sono tanti, tantissimi bambini, dagli 8 ai 15 anni. Tanti smaglianti sorrisi, tra gioia e stupore accolgono gli estranei senza distogliere le mani dal lavoro. Mostrano orgogliosi i loro bellissimi e artistici manufatti: angioletti colorati fatti con le lattine riciclate, aeroplanini e motociclette costruiti con lamiera zincata saldata attorno alle candele di vecchie automobili, lanterne costruite con lampadine e pezzi di lattine colorate.
Tra i mucchi di ferro ammassati qua e là, alcuni bambini inventano al momento danze al ritmo di un canto improvvisato, tanta è la gioia per la visita non usuale di un "turista occidentale ricco"
I ragazzi che lavorano il ferro vivono all'interno di un vecchio container arrugginito collocato nel mercato e adibito anche ad aula scolastica. Due mattine alla settimana per due ore consecutive i bambini ricevono un po’ d’istruzione ed hanno la possibilità di un confronto aperto tra di loro e con la maestra (progetti come questi vengono sostenuti da Onlus e associazioni locali). A volte cantano e ballano, altre ascoltano poesie, s’impara un po’ di numeri, un po’ di francese, comunque troppo poco.
All'interno di queste baracche il caldo è opprimente, dai tetti rotti rivoli di pioggia colano giù sugli arredi scarni. Poco dopo qualcuno porta un ventilatore. La lamiera del vecchio container è rovente, ma i bambini sono contenti. Per i bambini si porta le merendine che vengono subito distribuite equamente a tutti.
I bambini raccontano le loro esperienze. Pochi hanno studiato per due o tre anni poi la famiglia non aveva più soldi per mantenerli quindi sono dovuti entrare al mercato a servizio di un “padrone”. Altri sono arrivati al mercato da piccolini e non sono mai più usciti. Lavorano tutti i giorni tranne la domenica. Ricevono una piccola paga giornaliera che usano per comperarsi da mangiare, a volte i soldi non bastano ad assicurare un piatto di cibo. Tutti vorrebbero studiare, imparare il francese per poter trattare con le persone al mercato, avere un pallone per giocare, oppure un ventilatore e poi che sia riparato il tetto della baracca.
Quando questi bambini si ammalano o si feriscono restano in balia di se stessi, tanti di loro hanno le dita delle mani tumefatte, ferite alle gambe e al volto, e lesioni infette. Tutti questi bambini vorrebbero uscire dal mercato di Dantokpa per ricevere una formazione o imparare un mestiere.
“Quando ci facciamo male il padrone aspetta che la ferita guarisca da sola, solo se non passa va a prendere la medicina”
Questo complesso, costruito nel 1963 ora si estende su quasi 20 ettari, è gestito dalla Società di gestione dei mercati autonomi (SOGEMA) un organismo che dipende dal ministero degli interni. È formato da una grande costruzione di 66 metri x 44 metri, a tre piani con 1100 spazi di vendita costituiti da box in affitto e da negozi. Attaccati all'edificio principale ci sono degli “apatams” piccole baracche in legno e latta che costituiscono circa cinquemila punti vendita. Il mercato presenta parecchi problemi di sicurezza e d’insalubrità.
La fama del mercato è notevole soprattutto nella regione dell’Africa dell’Ovest, in quanto numerosi commercianti della Nigeria, del Mali del Burkina Faso, del Niger e della Costa d’Avorio vengono ad acquistare merci, e anche parecchi commercianti del Cameroun e di altri paesi dell’Africa centrale frequentano questo mercato.
Un fenomeno che purtroppo si può osservare a Dantokpa e che non è stato ancora sufficientemente studiato è lo sfruttamento economico di un numero scandaloso di bambine e bambini in tenera età da parte di tutrici, padroni di atelier e mercanti che ignorano quasi del tutto i diritti dei bambini.
Settori. Il Mercato di Dantokpa è diviso in molti settori specifici e ciascuno di questi ha dei responsabili. I diversi settori sono:
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Il mercato si anima tutti i giorni e per un gran numero di persone 24 ore su 24. Tra i commercianti e le commercianti (la maggior parte sono donne) la maggioranza possiede un luogo stabile di vendita, pochi sono ambulanti.
Nel mercato si trovano moltissimi bambini e soprattutto bambine, o ambulanti o fissi, sul luogo di vendita. Questi bambini fanno un po’ di tutto.
In alcuni luoghi come sul parco Nord Zou e presso Mawule, alla vigilia di Tokpa (ogni cinque giorni il mercato è più vasto e frequentato e prende il nome di Tokpa) si può assistere, a partire dalla mezzanotte, a un vero traffico e scambio di bambine e bambini che vengono principalmente dal Togo e dal nord Benin. Ci sono donne che mercanteggiano il prezzo dei bambini e pagano i trafficanti. Molti bambini e bambine prendono poi la strada della Nigeria. Si tratta soprattutto di minori, la maggior parte in età dagli 11 ai 16 anni.
Ci sono poi altre categorie di bambini:
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