18 aprile 2016

Caro cliente "papagiro" che sei venuto da me per comprare sesso

Chantal oggi
Una lettera scritta da Chantal B. Dana, ragazza nigeriana che oggi vive a Toronto dove frequenta un master in lingua e letteratura inglese e studia come interprete e traduttrice della lingua italiana, una lettera indirizzata ad "un ipotetico ex-cliente". Chantal a Toronto è inoltre attiva tra le numerose comunità italiana e nigeriana dove collabora come mediatrice culturale.

Chantal, già vittima di tratta, arriva in Italia nel 2005 e quindi al pari di tantissime altre ragazze nigeriane, è costretta a prostituirsi. Nel 2007 conosce Maris Davis che la convince a denunciare la sua mamam e i suoi "capi", contribuendo così a smascherare un rete di nigeriani che costringevano altre ragazze a prostituirsi tra il Friuli e il Veneto.

Si trasferisce a Toronto, in Canada, dove si iscrive all'Università e inizia così il suo percorso di studi e di lavoro.

Caro cliente "papagiro" .. Se pensi che io mi sia mai sentita attratta da te ti sbagli di grosso. Non ho mai avuto il desiderio di andare a fare "quel lavoro", neppure una volta. L’unica cosa che avevo in mente era prendere soldi in fretta per pagare il mio debito con la "mamam"

Non confondere questo con i "soldi facili", non è mai stato facile fare sesso per soldi. Veloce, sì. Perché io ho imparato rapidamente i molti trucchi per farti "venire" il più presto possibile, di modo che tu ti togliessi da sopra di me, da sotto di me o da dietro di me, non volevo sentire la puzza della tua pelle che toccava la mia.

E no, tu non mi hai mai eccitata durante il rapporto sessuale. Ero una grande attrice. Per due anni ho avuto l’opportunità di esercitarmi gratis. Perché mentre tu mi palpeggiavi, mi leccavi, mi penetravi, i miei pensieri erano sempre da qualche altra parte. Una qualche parte in cui non avevo a che fare con te che succhiavi via il rispetto di me stessa, senza impiegare neppure 10 secondi per renderti conto di cosa sia stata in realtà la situazione, o per guardarmi negli occhi.

Se hai pensato che mi stavi facendo un favore pagandomi per 30 minuti o per un’ora, ti sbagliavi. Preferivo averti dentro e fuori nel minor tempo possibile. Quando hai creduto di essere il mio nobile salvatore, chiedendo come mai una ragazza carina come me stava in un posto come quello, hai subito perso l’aureola con la frase successiva che mi chiedeva di stare sdraiata sulla schiena, e poi hai messo il maggior impegno possibile a tastare il mio corpo con le tue manacce. A dire il vero, avrei preferito che tu ti fossi messo sulla schiena e mi avessi lasciato fare il mio "lavoro"

Quando hai pensato che potevi incrementare la tua mascolinità portandomi all'orgasmo, sappi che fingevo. Avrei potuto vincere una medaglia d’oro da quanto bene fingevo. Fingevo così tanto che ha volte ho perfino riso di te senza che tu te ne accorgessi. Che ti aspettavi? Forse quel giorno non eri il primo cliente. Forse eri il terzo, o il quinto, o magari il decimo, chissà. Ho spesso perso il conto.

Credevi sul serio che io fossi in grado di eccitarmi mentalmente o fisicamente facendo sesso con uomini che non avevo scelto? Non è mai successo. I miei genitali bruciavano, per il lubrificante e i preservativi. Ed ero stanca. Così stanca che spesso dovevo stare attenta a non chiudere gli occhi per la paura di addormentarmi mentre continuavo a "gemere" automaticamente.

Se hai pensato di pagare per la lealtà o le due chiacchiere, pensaci un’altra volta. Io avevo interesse zero per le tue scuse. Non me ne fregava nulla che tua moglie avesse dolori pelvici e che tu non potevi stare senza sesso, né di qualsiasi altra patetica scusa hai offerto per essere venuto a comprare sesso da me. Quando hai pensato che io ti capivo e provavo simpatia per te, era tutta una balla. Non avevo altro che disprezzo nei tuoi confronti e allo stesso tempo tu distruggevi qualcosa dentro di me. Tu seminavi il dubbio in me, il dubbio che tutti gli uomini fossero cinici e sleali come lo eri tu.

Quando hai lodato la mia apparenza, le mie tette, il mio corpo o le mie abilità sessuali, sarebbe stato lo stesso se tu mi avessi vomitato addosso. Tu non vedevi la persona dietro a quella maschera che mi mettevo addosso ogni volta che mi pagavi perché aprissi le gambe per te. Tu vedevi solo quello che confermava la tua illusione di una donna eccitante provvista di un insaziabile desiderio sessuale.

In realtà tu non hai mai detto quel che pensavi io volessi sentire. Invece, hai detto quel che tu stesso avevi bisogno di sentire. Dire quello era necessario a preservare la tua illusione e al prevenirti dal riflettere sul come ero finita là a vent'anni. Non ti importava nulla sapere se ero "costretta" a farlo perché se tornavo senza soldi la "mamam" mi picchiava. Perché tu avevi un solo scopo, che era quello di dimostrare il tuo potere pagandomi per usare il mio corpo come più ti piaceva.

Quando appariva una goccia di sangue sul preservativo era perché mi erano appena venute le mestruazioni. Era perché il mio corpo era una macchina, una macchina che non doveva interrompersi per il ciclo mensile, perciò inserivo una spugna nella "figa" quando avevo le mestruazioni perché la mia "mamam" mi costringeva a scendere in strada anche se le mestruazioni mi facevano male.

E no, non sono andata a casa dopo che tu hai finito. Ho continuato a lavorare, dicendo al cliente successivo la stessa identica storia che avevi sentito tu. Ma tu eri così preso dalla tua frenesia che una piccola goccia di sangue mestruale non ti ha fermato.

Chantal
Quando arrivavi con oggetti, lingerie, costumi o giocattoli sessuali, e volevi il gioco di ruolo erotico, la mia macchina interiore prendeva il controllo. Io ero disgustata da te e dalle tue spesso malate fantasie. Lo stesso vale per le volte in cui hai sorriso e mi hai detto che dimostravo 17 anni. Non aiutava che tu ne avessi 50, 60, 70 o fossi ancora più vecchio.

Quando hai regolarmente violato i miei limiti, sia baciandomi, o inserendo le tue dita dentro di me, o togliendoti il condom, lo hai fatto sapendo perfettamente che era contro le regole. Stavi esaminando la mia capacità di dire di no. E te la godevi. Quando non obiettavo abbastanza chiaramente, o quando spesso semplicemente ignoravo la cosa, tu la usavi in modo perverso per mostrare quanto potere avevi e come potevi oltrepassare i miei limiti.

Quando infine ti dicevo di andartene e chiarivo che non volevo più averti come cliente se non potevi rispettare le regole, tu insultavi me e il mio ruolo come "prostituta". Eri minaccioso e cafone. Quando tu compri sesso, ciò dice molto di te, della tua umanità e della tua sessualità. Per me, è un segno della tua debolezza, anche se tu la confondi con un senso malato di potere e status.

Tu pensi di avere un diritto. Voglio dire, le prostitute sono là fuori comunque, giusto? Ma loro sono prostitute solo perché uomini come te sono messi di traverso a una relazione sana e rispettosa fra uomini e donne.

  • Le prostitute esistono solo perché uomini come te sentono di avere il diritto di soddisfare le loro urgenze sessuali usando gli orifizi dei corpi di altre persone.
  • Le prostitute esistono perché tu e i tuoi pari pensate che la vostra sessualità richieda l’accesso al sesso quando vi pare e piace.
  • Le prostitute esistono perché tu sei un misogino e perché sei più preoccupato dei tuoi bisogni sessuali che delle relazioni in cui la tua sessualità potrebbe davvero fiorire.

Quando compri sesso, ciò rivela che non hai trovato il fulcro all'interno della tua stessa sessualità. Mi dispiace per te, davvero. Rivela che sei così mediocre da pensare che il sesso giri tutto attorno all'eiaculare nella vagina di un’estranea. E se una non è portata di mano, il luogo dove puoi pagare una donna sconosciuta per poterti svuotare in una gomma mentre sei dentro di lei non è mai più lontano di giù in strada.

Che uomo insignificante e frustrato devi essere. Un uomo incapace di creare relazioni profonde e intime, in cui la connessione scorre più profondamente della tua sola eiaculazione. Per eiaculare non serve sempre mettere il "cazzo" dentro una vagina, a volta basta la tua stessa mano e una buona e sana masturbazione.

Un uomo che esprime i suoi sentimenti tramite i suoi orgasmi, che non ha la capacità di verbalizzarli, ma preferisce canalizzarli tramiti i suoi genitali per liberarsene. Che mascolinità fiacca. Un uomo che sia tale non si degraderebbe mai pagando per il sesso.

Non so fin dove la tua umanità arrivi, ma io credo nel bene nelle persone, anche in te. So che, nel profondo, hai una coscienza. So che ti sei chiesto in silenzio se quel che facevi era eticamente e moralmente giustificabile. Io so anche che difendi le tue azioni e che è probabile tu pensi di avermi trattata bene, di essere stato gentile, di non aver inteso violare i miei limiti o di non averlo proprio fatto. Ma, la sai una cosa? Questo si chiama evitare le tue responsabilità.

Tu non stai affrontando la realtà. Tu illudi te stesso pensando che le persone che compri non sono comprate. Non sono forzate alla prostituzione. Forse pensi persino di avermi fatto un favore e di avermi concesso una pausa parlando del tempo o massaggiandomi un pochino prima di penetrarmi. Tutto quel che hai fatto è stato confermarmi che non valevo nulla di più, che ero una macchina, la cui funzione principale era permettere ad altri di sfruttare la mia sessualità.

Io ho avuto molte esperienze durante la mia attività di "schiava sessuale". Ciò mi mette in grado di scriverti questa lettera. Ma è una lettera che avrei preferito molto non scrivere. Queste sono esperienze che vorrei aver evitato.

Tu, naturalmente, pensi a te stesso come a uno dei clienti gentili, ma non esistono clienti gentili. Esistono solo quelli che confermano alle donne la visione negativa che esse hanno di se stesse.

Sinceramente, la tua Chantal



Questo articolo in un libretto







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