Adolescenti con il "Cervello a metà". "Viviamo con il cervello a metà. Una parte nel Paese della nostra famiglia, una parte con i nostri amici di qui che ci dicono di restare qui e di inserirci in questa società". La vita spezzata delle adolescenti straniere inizia a tredici, quattordici anni. È a quell'età che, secondo i sociologi che hanno intervistato queste ragazze, si vedono i primi segni di conflitto.
Fino all'anno prima potevano portare i loro compagni in casa, poi diventa proibito. Non vanno in gita con la classe e iniziano le liti sui vestiti, il trucco, le magliette troppo corte. Situazioni comuni un po' in tutta Italia, ma soprattutto nelle grandi città del nord e a Roma. Le ragazze con il "cervello a metà" crescono su due binari, senza sapere quale seguire.
"Per noi è impossibile progettare il futuro". Si trovano in mezzo a due forze e non sanno come metterle in equilibrio. Poi, ogni tanto, qualcuna sparisce dalle scuole superiori, oppure non rientra dalle vacanze. Le famiglie le hanno riportate nel loro Paese per farle sposare.
In un solo anno (2013), nella città inglese di Bradford, sono "scomparse" 200 ragazzine tra i 13 e i 16 anni, figlie di immigrati. In Italia non esistono statistiche dettagliate. L’unica stima è del Centro nazionale di documentazione per l’infanzia secondo cui le "spose bambine" nel nostro Paese sarebbero duemila all'anno circa.
Matrimoni sommersi. In Italia i minorenni non possono sposarsi, esiste però una deroga per "gravi motivi", dai 16 anni in poi il tribunale per i minori può autorizzare le nozze. Il Centro di documentazione per l’infanzia registra da anni questi casi. Nel 1999 erano 1.173, poi sono via via diminuiti, fino ai 209 del 2011 e i 156 del 2012 (ultimo dato disponibile). La Campania è la regione in cui ne avvengono di più, 77. Per la maggior parte si tratta di matrimoni tra stranieri, con in testa le comunità di immigrati da Pakistan, India e Marocco.
Questi numeri descrivono però solo l’aspetto legale, che secondo gli esperti è minimo rispetto a tutti i legami imposti all'interno delle famiglie, a volte suggellati con un rito in qualche moschea, più spesso con unioni celebrate nei Paesi d’origine. "Le seconde generazioni delle ragazze sono e saranno una vera emergenza. Se non si interviene con politiche più incisive, i contrasti tra l’idea di famiglia imposta dai genitori e il modello delle adolescenti diventerà inconciliabile".
Conflitti latenti. Altri dati definiscono questa situazione di rischio potenziale. Le ragazze immigrate di seconda generazione nel nostro Paese sono circa 175 mila. "Il matrimonio combinato riguarda però solo alcune comunità, quella indiana e quella pakistana più delle altre, in misura minore quella marocchina e quell'egiziana".
Le nozze imposte sono il male estremo. Il pericolo dei prossimi dieci anni rischia di essere la "conflittualità latente", incarnata da ragazze che studiano e si integrano, ma che vivono in famiglie attaccate alle tradizioni. "Molti genitori non hanno un grado di istruzione elevato e quindi di fronte a situazioni in cui vedono un pericolo non sanno come reagire. Si chiudono, diventano severi e impongono le regole con l’aggressività e si chiudono impedendo qualsiasi dialogo e non lasciano più spazi di libertà alle loro figlie".
Alcuni ragazzi e ragazze scappano, o si allontanano da casa per qualche tempo, proprio per sfuggire alle "leggi" dei genitori. Le famiglie cercano anche sinceramente il bene dei loro figli, ma purtroppo, rispetto alla loro educazione e alle loro tradizioni, si trovano in un contesto nuovo, e un po' per paura e un po' per ignoranza, si chiudono in se stesse e non accettano nessun tipo di mediazione.
Ricerca di autonomia. Un caso simbolo, salvata una ragazza a Novara. Diciassette anni, una figlia di 4 mesi, moglie maltrattata di un "matrimonio combinato". Ora si trova in una comunità di Roma. A denunciare la situazione è stata una vicina di casa. Lei non sapeva neppure a chi rivolgersi. La ribellione è complicata, e allora, per trovare un equilibrio, le promesse mogli adolescenti cercano uno "spazio di negoziato".
Un'altra ragazzina pakistana di Roma ha confessato "Ho accettato la richiesta di mio padre, sposerò un uomo del mio Paese. Ma ho chiesto di poter scegliere tra più di un possibile marito, di vederne almeno tre o quattro". Ragazze che non possono, o non vogliono, scardinare il sistema di regole della famiglia. Ma cercano di ricavare spazi minimali si sopravvivenza.
Altro racconto, di un’adolescente egiziana, studentessa nel milanese. "Hanno scelto l’uomo per me, non mi oppongo. Ma ho chiesto due cose. Prima del matrimonio volevo vederlo. E poi ho ottenuto una garanzia, una specie di contratto non scritto, dopo il matrimonio potrò continuare la scuola e poi andare all'università, per laurearmi"
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