26 maggio 2017

Guerre Dimenticate. Riesplode il conflitto nella Repubblica Centrafricana

Repubblica Centrafricana, esecuzioni sommarie e corpi mutilati esposti per terrorizzare la gente. Centinaia i morti.

Gli sfollati della Repubblica Centrafricana
potrebbero arrivare a 500mila entro maggio

Le équipe di Medici Senza Frontiere testimoniano che la popolazione, per i nuovi scontri brutali in atto, pagano il prezzo più alto. Traumatizzati, in molti sono fuggiti nella boscaglia dove cercano di sopravvivere con ciò che riescono a trovare.

Centinaia di civili uccisi e feriti, in migliaia costretti a fuggire per sopravvivere e aiuti umanitari scarsi o inesistenti. È quanto testimoniano le équipe di Medici Senza Frontiere (MSF) nella Repubblica Centrafricana (CAR), dove il conflitto è sempre più esteso e intenso.

Nelle ultime settimane le nostre équipe sono state testimoni di esecuzioni sommarie e hanno trovato corpi mutilati lasciati esposti per terrorizzare la popolazione. I civili sono traumatizzati e in molti sono fuggiti nella boscaglia dove cercano di sopravvivere con ciò che riescono a trovare

Le immense ricchezze, la profonda povertà
Negli ultimi mesi, lotte interne alle parti coinvolte nel conflitto hanno ulteriormente spaccato i gruppi rivali, scatenando un nuovo conflitto per il controllo del territorio e delle risorse, le immense risorse, soprattutto nella parte centrale e orientale del paese (prefetture di Ouaka, Haute Kotto, Basse Kotto e Mbomou).

Quando il controllo di una città passa di mano, i civili sono i primi a soffrire. Nell'ospedale pediatrico di Bria, per esempio, le équipe di MSF hanno trattato da novembre 168 persone per ferite causate dagli scontri. Con i soliti contorni opachi, che caratterizzano tutte le rivoluzioni africane, più o meno eterodirette, ciò che sta accadendo nella patria di Jean-Bedel Bokassa (il famigerato, sanguinario dittatore che governò il paese negli anni '70) ripropone lo stesso schema di sempre: un potere costituito, più o meno legittimamente, che viene scalzato da gruppi di ribelli armati (chissà da chi) e che a loro volta impongono un nuovo ordine costituito.

Sullo sfondo una popolazione
  • analfabeta per il 52%,
  • che vive nel 60% dei casi con 1,25 dollari al giorno,
  • una speranza di vita di 48 anni,
  • una mortalità infantile dell'82 per mille.
Ma soprattutto un paese che "galleggia" su immense ricchezze di diamanti, oro, uranio e che coltiva (ma solo per l'esportazione) enormi quantità di cotone e caffè

Il conflitto si allarga in zone prima tranquille
Il ricordo della dottoressa Katie Treble che lavora nel reparto pediatrico dell'ospedale di Bria per Medici Senza Frontiere. "Tra il 24 e il 26 marzo il nostro reparto pediatrico ha ricevuto 24 feriti gravi. Tra loro c’era una bambina di 3 anni con una ferita da proiettile. Era il caos. Ricordo di aver dovuto lasciare un uomo ferito per andare urgentemente da un altro appena arrivato che aveva l’intestino fuoriuscito. Nonostante le attrezzature mediche limitate, il nostro chirurgo è riuscito a salvarlo

Il conflitto si sta allargando ad aree che erano state considerate relativamente stabili negli ultimi due anni. A Bakouma e Nzako (provincia di Mbomou), villaggi e aree minerarie sono contese da gruppi armati rivali, con conseguenze devastanti per la popolazione civile.

"Sta cambiando la natura del conflitto"
Quella che già era una delle più gravi emergenze umanitarie al mondo sta peggiorando. La Repubblica Centrafricana è in una spirale di violenza senza precedenti dall'apice del conflitto nel 2014. Negli ultimi mesi c’è stato anche un aumento nel numero di attacchi mirati contro comunità specifiche da parte dei gruppi armati, e questo causa ritorsioni e una rapida escalation della violenza.

La natura del conflitto sta cambiando e i civili, traumatizzati e senza aiuti, si ritrovano intrappolati nel fuoco incrociato, cacciati dalle loro case, via dai loro campi e mezzi di sostentamento.

Il lavoro di Medici Senza Frontiere
MSF lavora nella Repubblica Centrafricana dal 1997 per fornire cure mediche d’emergenza alle persone che ne hanno il maggior bisogno in tutto il paese. Nel 2016, MSF ha fornito 947.000 consultazioni mediche (in un paese di 4,6 milioni di persone), ha trattato 580.000 persone per la malaria, somministrato 490.000 vaccini e assistito oltre 21.000 parti. Il 100% dei fondi MSF utilizzati in Centrafrica deriva da donazioni private.

Un po' di Storia
24 marzo 2013 .. I ribelli Seleka, miliziani islamici provenienti dal Ciad, dopo alcune settimane di combattimenti entrano nella capitale Bangui e prendono il potere costringendo alla fuga il generale Bozizé che deteneva il potere dal 2003, e impongono il loro presidente, Michel Djotodia, filo-islamico e strenuo oppositore di Bozizé.

Seguono mesi di massacri, esecuzioni sommarie, violenze e stupri di massa compiuti dalle milizie islamiste Seleka nei confronti dei cristiani e degli animisti (culture indigene), in tutto l'85% della popolazione, mentre solo il 15% della popolazione è di fede islamica.

Alla fine del 2013 finalmente interviene la comunità internazionale per porre fine a questi orrori. In particolare la Francia invia le prime truppe.

10 gennaio 2014 .. Michel Djotodia si dimette e viene nominato Presidente provvisorio Alexandre-Ferdinand Nguendet, la capitale Bangui è liberata e le milizie islamiche Seleka fuggono ma si disperdono incontrollate in tutto il territorio dello Stato.

20 gennaio 2014 .. Il Parlamento elegge Catherine Samba-Panza, una donna, la prima, Presidente di transizione della Repubblica Centrafricana e ancora al potere. Prossime elezioni fissate a giugno 2015, ma che poi saranno spostate al 2016.

Nelle settimane successive l'ONU invia sul terreno la missione di Pace MINUSCA per affiancare le truppe francesi già sul posto. Della missione ONU nella Repubblica Centrafricana fanno parte anche truppe italiane che hanno il compito di ripristinare le comunicazioni, strade, ecc..

Per tutto 2014 .. Le violenze non si fermano, cresce al contrario nella maggioranza della popolazione il senso della vendetta per le "umiliazioni" che hanno dovuto subire dagli islamici nei mesi oscuri del 2013. Nascono così le milizie "Anti-Balaka" (che tradotto significa anti macete) e che si definiscono "combattenti per la liberazione del popolo". Inizia così il massacro della popolazione islamica, accusata di fiancheggiare o di aver fiancheggiato le truppe dei Seleka.

Nell'estate 2014 si è parlato anche di atti di cannibalismo, uccidere il nemico per poi mangiare il suo cuore, nella tradizione africana significa aggiungere al proprio coraggio anche quello del nemico a cui hai mangiato il cuore.

All'inizio del 2015 la presenza della forza multinazionale (MINUSCA) sembra aver fermato le violenze, almeno quelle contro i civili, ma ad aprile un gruppo di militari francesi, inquadrati nella missione ONU, vengono accusati di abusi su minori ospiti di un campo profughi. Chiedevano favori sessuali in cambio di derrate alimentari. L'episodio getta un'ombra di discredito su tutti i militari ONU presenti nel paese.

Sul terreno intanto le Onlus come Save the Children e Unicef si danno da fare in serrate trattative con tutti i gruppi armati per liberare migliaia di bambini soldato arruolati dalle milizie armate. Ed infatti a fine anno vengono liberati oltre seimila tra bambini e bambine che a vario modo erano inquadrati nelle milizie. I bambini costretti a combattere e le bambine usate come schiave sessuali al soldo dei militari.


Novembre 2015 .. Papa Francesco è a Bangui, la capitale, dove apre l'Anno Santo. In segno di riconciliazione visita anche una moschea e un campo profughi. Ma la situazione rimane tesa.

La quasi totalità del paese è sotto assedio e vive nella paura per una ragione o per l’altra. Bangui è assolutamente insicura: uccisioni, incendi di case, barricate che si erigono ogni giorno per impedire agli abitanti dei quartieri nemici di entrare. Tutta la zona centro-orientale del paese è occupata dalle forze che si contendono il potere e si combattono in una interminabile resa dei conti: Seleka e Antibalaka, divisi a loro volta in una miriade di gruppi opposti, si fanno la guerra tra di loro.

Parte una campagna massiccia di vaccinazioni da parte delle organizzazioni umanitarie che denunciano anche un alto tasso di bambini positivi all'AIDS.

Febbraio 2016 .. Le elezioni sono il punto finale di una trattativa lunga ed estenuante tra le forze politiche per darsi, prima una nuova costituzione condivisa da tutti, ed infine un presidente eletto dal popolo.

Con il voto al secondo turno delle elezioni presidenziali di sabato 20 febbraio, Faustin-Archange Touadéra è eletto per guidare la Repubblica Centrafricana verso un futuro di pace e di stabilità. Impegno che si profila alquanto arduo. Touadéra succede a Catherine Samba Panza dopo due anni di interim, conclusosi con l'annuncio dell'autorità elettorale nazionale dell’affermazione al ballottaggio del suo successore, con il 62,71% dei voti contro il 37,29% del rivale, Anicet-Georges Dologuélé.

Fino alle violenze crescenti di questi mesi, che ormai sono cronaca.
(News)
(Blog)
Repubblica Centrafricana, è genocidio ma nessuno ne parla


18 maggio 2017 .. Trovati 115 morti dopo la battaglia per la conquista di Bangassou

Uomini della Croce Rossa locale hanno rinvenuto 115 corpi nella città diamantifera di Bangassou, nel sud della Repubblica Centrafricana, lungo il confine con la Repubblica democratica del Congo. L’Onu aveva parlato di 26 morti, ma il conteggio, evidentemente, non era stato completato.

Gli operatori sanitari hanno perlustrato la città dopo diversi giorni di combattimenti tra milizie che hanno costretto circa 2.750 civili a fuggire oltre confine.

Una battaglia per il controllo della città che segna una nuova escalation in un conflitto iniziato nel 2013 quando i combattenti musulmani Seleka hanno deposto il presidente Francois Bozize, provocando la reazione armata delle milizie cristiane anti-Balaka. I recenti combattimenti si sono concentrati nelle zone centrali e meridionali del paese, ricche di diamanti.

Durante lo scorso fine settimana centinaia di milizie dotate di armi pesanti hanno preso il controllo di Bangassou. Con un dispiegamento di truppe a terra e attacchi aerei, i soldati della missione Onu (Minusca) sono però riusciti a riconquistarne i punti strategici.

Il giorno prima l’Alto commissariato Onu per i diritti umani, aveva espresso “grande preoccupazione” per l’escalation di violenze nel paese.

Nella città centrale di Bria gli scontri tra milizie hanno ucciso cinque persone e si sta cercando di verificare la morte di circa 100 persone nella città di Alindao.
(Reuters)

26 maggio 2017 .. Situazione catastrofica nel sud del paese con centinaia di morti civili

Nella Repubblica Centrafricana la violenza delle milizie ha ucciso nelle ultime due settimane circa 300 persone, provocando la fuga di altre 100.000, nelle città di Bria, Bangassou e Alindao, nel sud del paese. Il quadro della situazione, definita “una catastrofe” è stato fatto ieri dall’Ufficio umanitario dell’Onu assieme al ministro degli Affari sociali, Virginie Baikoua.

Più di 41.400 dei 47.500 abitanti di Bria sono stati sfollati a causa dei combattimenti tra il 15 e il 18 maggio. "Le case sono bruciate, altre saccheggiate ... Gli sfollati hanno paura che ha situazione possa degenerare in qualsiasi momento, perché gli uomini armati si stanno muovendo intorno ai campi che li ospitano"

Nelle ultime settimane la violenza ha segnato una forte escalation nel lungo conflitto che ha avuto inizio quando la coalizione ribelle di Seleka, per lo più musulmana, ha rovesciato il presidente Francois Bozize nel 2013, provocando la rappresaglia delle milizie cristiane anti-balaka.

La scorsa settimana la Croce Rossa ha trovato 115 corpi a Bangassou, un'area mineraria diamantifera al confine con la Repubblica Democratica del Congo, caduta brevemente nelle mani di centinaia di miliziani dotati di armi pesanti.

La città è stata liberata daI contingente delle Nazioni Unite (Minusca), dopo giorni di aspri combattimenti nei quali hanno perso la vita anche cinque caschi blu.

Alla fine di aprile l’Onu ha contato circa 440.000 sfollati in tutto il paese, ma entro la fine di maggio il numero potrebbe raggiungere i 500.000. Ciò rappresenterebbe il più alto numero di sfollati, raggiunto dall'inizio del conflitto, nel 2013.
(Reuters)



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Articolo di
Maris Davis

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