27 settembre 2016

Il Delta del Niger senza Pace. Decine di gruppi armati contro le compagnie petrolifere

Sono passati 21 anni dall'assassinio in Nigeria dello scrittore, candidato premio Nobel per la pace, Ken Saro-Wiwa, il giusto che voleva difendere il del Delta del Niger. Le estrazioni petrolifere di Shell, Chevron, ExxonMobil ed Eni continuano, anche se a ritmo rallentato. Così come proliferano gli attacchi dei gruppi terroristici agli impianti. Sono decine e decine le sigle di nuovi gruppi armati.

Niger Delta Avengers
Sullo sfondo c’è la situazione di estrema povertà della gente del Delta del Niger e l’estremo inquinamento dell’area. Un governo corrotto. E multinazionali che in questo quadro fanno fatica a operare. La povertà, con il ribasso dei costi delle materie prime e la mancanza di lavoro endemica, aumenta.

E allora succede che i giovani del posto, ormai è quasi una routine, aderiscono ai gruppi che attaccano le pipeline (oleodotti), per danneggiare la produzione e per portarsi a casa un po’ di greggio da rivendere sul mercato nero. Greggio che vale sempre meno. Così che non conviene poi così tanto investire per estrarlo. Le compagnie, ma anche i governi, ormai hanno perso tutte le speranze di trovare un accordo con le popolazioni locali. Troppi gli attentati e troppe le sigle di nuovi gruppi.

Nel 2009 è stata siglata un’amnistia con i ribelli del MEND, Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger, il gruppo più conosciuto, che da allora ha deposto le armi. Ma le condizioni della gente del Delta, nonostante le promesse, non sono cambiate: povertà endemica, inquinamento massivo, mancanza di scuole e ospedali. Così, gli attacchi sono ripresi, con il sostegno tacito della popolazione locale.

La Nigeria è il primo produttore di greggio africano, l’ottavo produttore mondiale. La sola Shell, dagli anni ’60, ha estratto dal Delta una quantità di greggio pari a 30 miliardi di dollari

I ricavi (delle estrazioni petrolifere) dovrebbero essere ridistribuiti secondo la formula: 55% al governo federale della Nigeria, 25% agli Stati produttori dell'area del Delta, e il 20% alle comunità locali. Ma secondo il rapporto di 322 pagine prodotto qualche tempo fa da una Commissione d’inchiesta del Senato americano, alla fine i soldi del petrolio nigeriano dalle mani dei corrotti leader politici finiscono tutti in qualche conto estero nei paradisi fiscali, e di certo non contribuiscono al benessere della popolazione locale.

Delta del Niger, inquinamento
La lotta così si è ancora più radicalizzata con un aumento del numero degli attacchi, ai livelli più alti da 7 anni. Tanto da far dimezzare la produzione di petrolio del primo paese produttore africano. Il principale è stato un’esplosione sottomarina che ha distrutto la pipeline Forcados, ma c'è stata una dozzina di altri attacchi che hanno causato un calo della produzione nel Delta di oltre 700mila barili al giorno.

Il gruppo più temuto e più attivo è quello dei Vendicatori, i Niger Delta Avengers. Dallo spontaneismo degli "ogoni" (etnia locale) e di Saro-Wiwa si è passati all'organizzazione (anche armata): gli Avengers annunciano su Twitter i loro attacchi, conoscono le tecnologie, usano ordigni veri e ogni tanto diffondono comunicati in cui si dicono pronti a dialogare. Ma subito dopo spunta un altro gruppo che, mentre quelli tendono la mano, fa saltare qualche condotto o sequestra degli operai su qualche piattaforma.

Come il Niger Delta Green Justice, letteralmente "giustizia verde", che qualche settimana fa ha fatto saltare una pipeline di gas nelle paludi del Sud, o come il gruppo della Revolution Alliance, l’alleanza della rivoluzione del Delta. Per il Governo nigeriano, già in forte difficoltà nel nord con gli attentati degli integralisti islamici di Boko Haram, è difficile individuare il giusto interlocutore con cui tentare di avviare negoziati per un cessate il fuoco.

I gruppi del Delta sono decine, ognuno di essi è guidato da un "generale" che, a malapena, riesce a guidare il suo gruppo armato, senza un comando unificato. "I giovani non hanno prospettive, e la gente è abituata a vivere alla giornata, a pensare al breve termine, per questo pullulano le nuove sigle, e aumentano le reclute di questo strano e disperato esercito"

Nel giugno scorso il governo aveva annunciato un cessate il fuoco per poi rimangiarsi la parola dopo l’ennesimo attentato. Il ministro del petrolio, Emmanuel Ibe Kachikwu, qualche giorno fa ha ammesso che "i negoziati vanno avanti, ma non è facile giungere a un accordo complessivo. Noi abbiamo bisogno di un cessate il fuoco"

"La situazione è la stessa dei tempi di Ken Saro-Wiwa, e una soluzione non sembra essere dietro l’angolo"

Il governo nigeriano ha ripreso i pagamenti a favore dei ribelli, sospesi nel febbraio scorso, nel momento di maggiore recrudescenza degli attacchi. Nonostante i soldi gli attentati sono ripresi. E come arrivano soldi a qualche gruppo, ne sorge subito dopo un altro che rivendica lo stesso trattamento e fa saltare qualche pipeline. Insomma, un vero e proprio rebus.

Un po' di storia. L'attuale situazione del Delta del Niger ha origini profonde nella guerra del Biafra, quando tra il 1967 e il 1970, le compagnie petrolifere estraevano il petrolio mentre i bambini del luogo morivano di fame. Biafra, un nome che la Nigeria dei vincitori di allora ha cancellato anche da tutte le carte geografiche - La Guerra del Biafra (1967-1970) -

Altri articoli sulla situazione del Delta del Niger in questo Blog
"Tutti noi siamo di fronte alla Storia. Io sono un uomo di pace, di idee. Provo sgomento per la vergognosa povertà del mio popolo che vive su una terra molto generosa di risorse; provo rabbia per la devastazione di questa terra; provo fretta di ottenere che il mio popolo riconquisti il suo diritto alla vita e a una vita decente. Così ho dedicato tutte le mie risorse materiali ed intellettuali a una causa nella quale credo totalmente, sulla quale non posso essere zittito. Non ho dubbi sul fatto che, alla fine, la mia causa vincerà e non importa quanti processi, quante tribolazioni io e coloro che credono con me in questa causa potremo incontrare nel corso del nostro cammino. Né la prigione né la morte potranno impedire la nostra vittoria finale"
(Ken Saro Wiwa)

Il mio libretto "Niger Delta"

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Articolo a cura di
Maris Davis

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