L'ONU denuncia gli orrori in Sud Sudan. Il rapporto delle Nazioni Unite certifica che nel 2015 nel Sud Sudan sono stati commessi crimini di guerra e contro l’umanità.
Chi ha seguito la guerra in Sud Sudan sapeva bene che prima o poi questa guerra dimenticata sarebbe diventata uno scandalo, oggetto di denunce di tutti gli organismi che si occupano di diritti umani. E infatti, puntuale, è arrivata la denuncia dell’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani che parla crimini di guerra commessi sia dalle forze governative del presidente Salva Kiir, sia da quelle dei ribelli al seguito dell’ex vice presidente Riek Machar. Le denunce sono fatte sulla base di testimonianze e prove di stupri, uccisioni arbitrarie, massacri, esecuzioni, reclutamento di bambini soldato.
Era scontato che tutte queste cose accadessero. La guerra in Sud Sudan è un conflitto che non sembra avere uno sbocco diplomatico. I due rivali combattono semplicemente per il potere. Lo vogliono in modo totale, sono incapaci di dividerlo, di spartirlo. Salva Kiir e Riek Machar erano presidente e vice presidente, cioè le cariche più alte dello stato. Cosa si può offrire loro adesso se non l’annientamento totale del nemico? Dunque, stando così le cose, in Sud Sudan si continuerà a combattere per sempre, senza soluzione di continuità.
L’esito, un compromesso, una mediazione può arrivare solo se i due leader verranno messi da parte, se verranno costretti a uscire di scena, se arriveranno altri protagonisti al loro posto. Quella guerra è stata lasciata marcire, incancrenirsi e ora è difficile, forse impossibile disinnescarla.
L’orrore istituzionalizzato, le violenze più atroci diventate sistema. Ogni giorno, ogni ora, contro chiunque e dovunque. Accade nel Sud Sudan, il Paese più giovane al mondo, cinque anni dopo l’indipendenza da Khartoum seguita a dieci anni di guerra civile. Una mattanza che dalla fine del 2013 è tornata a devastare territori e persone inermi, abbandonati alla mercé di chiunque abbia un’arma in mano, soldati, miliziani o bande criminali.
La denuncia è arrivata dalla sede delle Nazioni Unite di Ginevra che ha pubblicato un rapporto sconvolgente. Se il governo di Juba non ha soldi, ha spiegato l’Alto commissariato ONU per i diritti umani, i soldati vengono pagati con l’autorizzazione a stuprare donne, ragazze e perfino bambini. E poi esecuzioni sommarie, bimbi e disabili bruciati vivi, mutilazioni.
Di "uso massiccio della violenza sessuale come strumento per terrorizzare e come arma di guerra" l’Onu ha più volte parlato con riferimento a tutti i conflitti degli ultimi trent'anni, ma il rapporto 2015 fornisce "dettagli spaventosi e devastanti" dei quali "il salario-stupro" appare il più sconcertante. È stato acquisito come "normale".
Bambini soldato, Sud Sudan |
Il principio "fate tutto quello che potete fare e prendete ciò che volete". Così la violenza sessuale diventa un equivalente alla distruzione di beni e mezzi di sussistenza, all'uccisione del bestiame, all'incendio dei villaggi, ai rapimenti e alla riduzione in schiavitù.
Con risvolti raccapriccianti come quello dei genitori costretti ad assistere allo stupro delle figlie. O la sistematica eliminazione di chiunque sia sospettato di stare con l’opposizione.
Denuncia l’ONU .. Bambini e disabili sono stati bruciati vivi, asfissiati in container sigillati, uccisi a colpi d’arma da fuoco, impiccati agli alberi o fatti a pezzi lentamente, in alcuni casi lasciati vivi con invalidanti mutilazioni.
"Viste le dimensioni, la ferocia e la gravità delle violenze, unite alla ripetitività, alla generalizzazione degli obiettivi e alle analogie osservate nel modus operandi, il rapporto afferma che è ragionevole ipotizzare che questi orrori possano essere definiti crimini di guerra o crimini contro l’umanità"
In merito anche Amnesty International ha riferito un agghiacciante episodio. Nell'ottobre dell’anno scorso, i soldati sud-sudanesi hanno deliberatamente soffocato oltre 60 uomini e bambini rinchiusi con le mani legate dietro la schiena in un container senza ventilazione. Una volta ottenuto l’obiettivo, hanno scaricato i cadaveri in un campo della città di Leer (Stato di Unity). Ora gli operatori di Amnesty International hanno trovato gli scheletri.
La guerra civile è iniziata nel 2013 quando il presidente Salva Kiir ha accusato il suo ex vice presidente Riek Machar di cercare di destabilizzarlo con un colpo di stato. Da allora quasi due milioni e mezzo di persone sono fuggite dalle loro case e dai loro villaggi e decine di migliaia di civili sono stati uccisi. Mentre nei campi profughi si può solo morire.
Articolo di
Nessun commento:
Posta un commento
Ci è sempre gradito un tuo commento. Grazie