07 febbraio 2014

Ragazze nigeriane portate in Italia da trafficanti di esseri umani

Noi le chiamiamo le "Ragazze di Benin City", dal nome della città nigeriana dalla quale gran parte di loro proviene. Una volta giunte in Italia, diventeranno delle vere e proprie schiave sessuali.

Nei scorsi giorni i carabinieri hanno smantellato una cellula della mafia nigeriana in Italia e hanno arrestato 34 persone, quasi tutte nigeriane, tra Roma, Torino, Parma, Firenze e Imperia - leggi -

Secondo la rivista mensile on line "The Zam Chronicle" specializzate di inchieste sul continente africano, su dieci persone che vengono portate in Europa da trafficanti di essere umani, sei sono ragazze nigeriane. Si stima che attualmente solo in Italia ci siano circa 30 mila di queste ragazze trafficate.

La giornalista nigeriana Tabore Ovuorie, 33 anni, si occupa del traffico di donne dal suo paese ed è riuscita ad infiltrarsi in una di queste reti, assistendo in incognito alle attività di bande criminali, a violenze, a un giro di soldi enorme e alle collusioni con governi e polizia.

Questi i passaggi più significativi della sua inchiesta.
Al campo di addestramento siamo in dieci, oltre a me, Adesuwa, Isoken, Lizzy, Mairo, Adamu, Ini, Tessy, Omai e Sammy. Abbiamo viaggiato insieme su un piccolo furgone da Lagos, sperando di arrivare presto in Italia. Siamo impazienti di passare al cosiddetto livello successivo, dalla prostituzione locale ai bigliettoni che speriamo di fare all'estero. Ma prima, abbiamo scoperto, che dobbiamo sottoporci ad un addestramento in un compound isolato e sorvegliato da soldati armati, sperduto da qualche parte in mezzo alla boscaglia che circonda Ikorodu (cittadina nei pressi di Lagos). La nostra trafficante, Mama Caro, ci dà il benvenuto in un inglese impeccabile, dicendoci quanto siamo speciali e fortunate. Poi ci fa entrare nella stanza in cui dormiremo, per terra e senza cena.

Non mi aspettavo questo. Con i colleghi avevamo fatto un'attenta valutazione dei rischi e avevamo messo in piedi contatti, numeri telefonici di emergenza, case sicure, conti in banca. Avevamo previsto le modalità di trasporto e fuga. Reece, la mia collega, mi aspettava a Cotonou, la capitale del Benin, per venirmi a prendere in un punto di incontro concordato. Ma non avevamo previsto che prima ci fosse stata un'altra tappa in questo campo isolato e sorvegliato, nel bel mezzo del nulla. In e si fa strada l'idea che potrei essere in grossi guai.

Come giornalista avevo intervistato diverse donne reduci da sfruttamento sessuale, a cui non solo è stato chiesto di avere rapporti, ma a cui è stata negata qualsiasi forma di assistenza medica e la possibilità di tornare a casa se stavano male. Ora sono ammalate di AIDS, gonorrea, perforazioni gastrointestinali e incontinenza.

Alcune di loro, provenienti da ambienti in cui la religione tradizionale è molto forte, non hanno ricevuto le cure necessarie perché i dottori le hanno considerate "cattive". Ero consapevole che politici, funzionari e ufficiali dell'esercito che sbandierano la loro fede aiutano i trafficanti di esseri umani. Io volevo rompere questa ipocrisia e dimostrare a tutti come, ogni in giorno, in Nigeria chi ha il potere aiuta i criminali a rendere schiave le mie giovani connazionali.

Per entrare in contatto con uno di questi gruppi, Ovuorie si veste da ragazza squillo, passeggia per le vie di Lagos e comincia a far circolare la voce di essere alla ricerca di una protettrice. Funziona.

Mama Caro (la protettrice) ha fatto firmare a tutte una dichiarazione in cui affermano che hanno intrapreso il viaggio di loro volontà e si impegnano a ripagare alla trafficante una certa somma come parcella. A nessuna donna viene data una copia del documento che ha firmato, mentre la cifra di denaro varia di caso in caso senza una ragione (probabilmente dipende dalla bellezza e dall'avvenenza delle ragazze). Isoken ha firmato per 100 mila dollari statunitensi, mentre il debito è solo di 70 mila dollari. Ci è stato detto che a Cotonou riceveremo nuovi passaporti con nomi falsi e anche false nazionalità.

Il progetto di Ovuorie è seguire il gruppo fino a Cotonou, in Benin. Ma la situazione diventa troppo difficile. Assiste a ricatti, violenze e omicidi. Una volta arrivata alla frontiera, decide di scappare dal gruppo e di raggiungere da sola la città e la sua collega Reece Adanwenon.

In seguito al racconto-inchiesta della giornalista Tabore Ovuorie e della sua collega Reece, nel settembre del 2013 l'inviata speciale delle Nazioni Unite per il traffico di esseri umani, la nigeriana Joy Ngozi Ezelio, è stata in visita ufficiale in Italia, dove tra l'altro è stata ricevuta anche dalla presidente della Camera Boldrini, e soprattutto ha incontrato giovani e donne nigeriane vittime della tratta e di sfruttamento sessuale - leggi -

Testo dell'Inchiesta Integrale di Tabore Ovuoire (in inglese)

Altri Articoli e Documenti

Racconto per immagini di un percorso di schiavitù e oppressione lungo, a volte, molti anni.




Articolo curato da

Questo articolo fa parte della Campagna di sensibilizzazione che Foundation for Africa ha intrapreso contro la Mafia Nigeriana e la tratta di giovani ragazze dalla Nigeria e poi rese schiave in Italia

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