"Ragazze Nigeriane" uccise e abbandonate sui marciapiedi o ai bordi delle strade di periferia. Il caso di circa un anno fa accaduto a Palermo e ha molto coinvolto l'intera comunità nigeriana di quella città e non solo. Il caso di Loveth, uccisa e poi abbandonata seminuda, ha coinvolto molto anche tutta l'Italia perché avveniva appena poche settimane dopo l'analogo caso di Favour, altra ragazza nigeriana assassinata a Palermo in circostanze tutte da chiarire.
In questo contesto noi stessi siamo rimasti piuttosto perplessi per la pubblicazione di un articolo, apparso su "Giornalettismo.com" che con superficialità pubblica foto sulla condizione delle ragazze nigeriane costrette a prostituirsi in Italia, foto corredate da commenti senza approfondire il contesto di schiavitù e di estrema povertà in cui queste ragazze sono costrette. È evidente che articoli simili, che non chiariscono, inducono l'opinione pubblica a pensare che le ragazze siano semplicemente "ragazze di colore, immigrate clandestine che si prostituiscono volontariamente" .. così come, d'altro canto, è scritto nell'articolo stesso.
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Qui di seguito pubblichiamo la premessa di uno studio sul trafficking delle ragazze nigeriane verso l'Italia di Giuseppina Frate che ha condotto un'indagine approfondita sul fenomeno nella sua tesi di laurea presso l'Università degli Studi del Molise e che ci ha messo a disposizione il suo lavoro.
Trafficking delle nigeriane e interventi del terzo settore.
del documento integrale
Premessa
Cos’è il trafficking a scopo di prostituzione? Chi sono le vittime nigeriane di trafficking? Si definisce "trafficking in persons" un fenomeno camaleontico, per via della straordinaria capacità delle organizzazioni dedite a questa attività, di adattamento alle condizioni materiali e normative dei contesti, sia di partenza che di approdo.
Il "trafficking" delle ragazze nigeriane è analizzato a partire dalle caratteristiche delle migrazioni femminili. Si scopre così, che quelle degli anni Settanta, che sono definite "pioniere della segregazione e dell’invisibilità", originano da un fenomeno peculiare che deriva dalla crescita economica che si è avuta dagli anni Sessanta. La crescita ha creato una modificazione sostanziale della scala sociale per cui, chi si trovava ai gradini più bassi, ha potuto effettuare un’ascesa (determinando la congestione nei gradini medio-alti), e di conseguenza, la scarsità di soggetti a quelli più bassi compensato dalle migrazioni degli anni Settanta che hanno determinato un’iniezione di poveri ai gradini più bassi. Il livello basso può essere legato alle domestiche che partono dal terzo mondo. Ai livelli bassissimi ci sono la criminalità e la prostituzione. La prostituzione di strada negli anni Settanta era calata. Negli anni Novanta riprende perchè c’è la prostituzione da immigrazione.
Segregazione e (tentativi politico-sociali di) invisibilità resteranno le caratteristiche principali anche delle nigeriane coinvolte nel trafficking. Paradossalmente, sono perfettamente visibili perché sono sulle strade, scatenano sentimenti di ripulsa nelle popolazioni locali infastidite dalla loro presenza, che sfociano sia in episodi di razzismo e di violenza fisica. Violenza che si manifesta attraverso gli stupri e percosse che non di rado portano fino alla morte. Sono visibili perché al centro di polemiche sulla regolamentazione del fenomeno prostitutivo che, in maniera schizofrenica vede soluzioni nelle multe ai clienti, o soluzioni definitive come lo zoning, ovvero la creazione di luoghi ad hoc dove potersi prostituire, lontano dagli sguardi della gente per bene. Politiche di chiusura che troneggiano sulle retoriche per cui l'immigrato è uguale a clandestino, sull’ibrido posizionale tra l’abolizionismo e il regolamentismo della prostituzione, che si esprimono in relazione ai margini di consenso elettorale che garantiscono nel breve periodo. Fattori che ad oggi, non consentono di poter affermare che ci sia un’organica integrazione nel dialogo tra istituzioni diverse e politiche di sostegno, repressione e controllo.
L’altra questione, la segregazione: le ragazze vivono sotto lo stretto controllo delle maman, le sponsor del viaggio, donne che a loro volta, sono state sfruttate, e che una volta pagato il debito alla loro sponsor, hanno deciso di diventare loro le sfruttatrici. Le maman, sono gli ultimi nodi di una rete criminale che ha i suoi gangli ideatori in Nigeria ed appoggi logistici e amministrativi in Europa. Sotto la parvenza di una certa libertà di movimento (le ragazze si muovono continuamente sia per raggiungere i luoghi di prostituzione, sia per ottenere documenti, in genere falsi, fra le diverse regioni italiane), sono costrette in una sorta di limbo borderland come lo chiama Isoke, dove, non possono decidere neppure di andare a far spesa al supermercato italiano, ma solo in quelli etnici indicati dalle "maman".
Eppure, le nigeriane, ora sempre più piccole d'età, come dimostrano le ricerche, vivono una condizione di violenza che, raramente viene esposta all'opinione pubblica.
Scrisse, qualche anno fa, Anais Ginori: "C’è un pezzo d’Africa dove le ragazze parlano italiano e sanno dire perfettamente quanto mi dai? .. Benvenuti a Benin City, la fabbrica italiana di prostitute all’equatore. Interi quartieri hanno cambiato aspetto da quando si vende all’Italia il petrolio di Benin. Ed è così che i giornali locali chiamano la rotta delle schiave: pipeline, oleodotto".
L’artico descriveva le conseguenze per le vittime di tratta del piano del Viminale “Vie libere”, seguito alla legge “Bossi-Fini” che, aveva come conseguenza il fatto che, almeno due volte al mese, voli charter riportassero in Nigeria le ragazze sfruttate sulle strade italiane.
La strategia delle retate non ostacola, bensì alimenta il business dei trafficanti che si ritrovano nella condizione di poter far pagare ripetutamente il viaggio per il passaggio della medesima merce. A seguito degli accordi bilaterali, Italia - Nigeria del 2002, le nigeriane vengono rispedite a casa con aerei appositamente noleggiati, in cui viaggiano scortate dai poliziotti con un rapporto di 1 a 1 (come fossero criminali che hanno commesso chissà quale reato). Una volta in Nigeria, vengono ammassate in una sorta di centro di detenzione temporanea che si trova a Lagos, finché non vengono reclamate dalle famiglie (e non sempre le famiglie le reclamano). Questo di certo per loro non significa libertà: alcune restano in Nigeria se ritornano nelle famiglie di origine o se riescono a trovare ospitalità presso parenti o amici. Molte si suicidano, altre, ricontattano gli Italos (i trafficanti) e tornano in Italia con un debito raddoppiato, il che ha conseguenze sull'aumento del rischio e diminuzione della protezione: la ragazza sempre più indebitata, sempre più fragile è più propensa ad accettare le richieste di sesso non protetto che arriva dai clienti.
Si calcola che solo in Italia e solo negli ultimi due anni circa 200 (duecento) ragazze nigeriane siano morte per violenze, uccise, o scomparse nel nulla. A volte clienti di prostitute "violenti", altre ladri che si fingono clienti per rubare i "miseri" incassi. Ma molto più spesso l'organizzazione (la mafia nigeriana) che uccide senza pietà le ragazze "ostili", quelle che voglio "scappare", quelle che "denunciano" o che incautamente manifestano la volontà di farlo.
Dobbiamo sempre tenere presente l'assurdo stato di "debolezza" normativo in cui queste ragazze si trovano. La legge Bossi-Fini mette sullo stesso piano tutti i clandestini siano che essi siano vittime oppure che siano carnefici. Le ragazze nigeriane che sono costrette a prostituirsi si trovano così tra due fuochi, da un lato la schiavitù, la violenza e la costrizione e dall'altro il rischio di essere rimpatriate .. e molto spesso la paura del rimpatrio (che significa fallimento e abbandono) prevale sulla volontà di uscire dalla situazione di completa schiavitù. A peggiorare questa situazione ci si è messo pure il reato di clandestinità approvato nel 2009 da un governo miope e poco lungimirante, e che comunque è già stato in parte bocciato dalla corte europea. Reato contro il quale siamo in prima linea affinché venga subito abolito.
Cerimonia woodoo nella regione di Benin City (Nigeria) |
Altri motivi che rendono "schiave" e incapaci di reazioni queste ragazze nigeriane sono: la loro giovane età e la scarsa esperienza di vivire in paese occidentale, l'ignoranza perché in Nigeria la scuola si paga e le famiglie alle ragazze preferiscono i ragazzi. Il woodoo, rito animista a cui le ragazze vengono sottoposte prima della partenza dalla Nigeria (promessa di pagare il debito) e che fa leva appunto sull'ignoranza, e le minacce, ai familiari rimasti in Nigeria e a loro stesse. Un continuo stato di prostrazione "psicologica" che spesso si manifesta anche dopo molti anni e quando le ragazze sembrano essersi integrate nel tessuto sociale in cui si trovano, i suicidi (specialmente tra le ragazze rimpatriate) sono frequenti.
Le morti violente di ragazze nigeriane in Italia assurgono all'onore della stampa solo raramente e molto spesso vengono relegate esclusivamente come fatti di cronaca locale, ma comunque ci sono e servono a sensibilizzare l'opinione pubblica italiana su questo fenomeno ai più ancora non conosciuto.
Alcuni Articoli di Stampa
Per leggere tutti i nostri articoli pubblicati in questo Blog sulle ragazze nigeriane selezionare "Le Ragazze di Benin City" o una voce simile dalla lista degli argomenti trattati nella colonna a sinistra qui di fianco.
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Le Ragazze di Benin City (Video)
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