Quattordici paesi africani ancora oggi continuano a pagare una tassa coloniale alla Francia. Un "cappio" che pesa sulle ex-colonie e muove 500 miliardi di dollari dall'Africa al ministero del tesoro francese ogni anno.
Il divieto di far approdare la nave Acquarius carica di profughi africani nei porti italiani in questi giorni è stata la miccia che ha causato uno scontro duro e "innaturale" tra Italia e Francia e ha messo a nudo tutte le divisioni della Comunità Europea in tema di immigrazione.
Da un lato il ministro dell'interno italiano Salvini ha sbagliato perché non si mette mai la politica al di sopra delle vite umane, e dall'altro la Francia che in tema di "migrazioni dall'Africa" è la prima a dover stare zitta. Pensiamo alla chiusura del confine a Ventimiglia oppure alla mancata ricollocazione di oltre 9.000 migranti che dall'Italia, secondo gli accordi europei, avrebbero dovuti essere ricollocati proprio in Francia.
Pensiamo anche alla fallimento delle primavere arabe del 2010-2011, scoppiate quasi tutte in ex-colonie francesi dell'Africa mediterranea. Ma soprattutto pensiamo all'attacco francese alla Libia del 2011 che ha causato lo scoppio di una guerra tutt'ora in atto e che, oggi, è diventata la porta principale dei migranti africani verso l'Europa.
Ma la Francia ha una colpa ancora maggiore nei confronti dell'Africa ed è una colpa storica perché proprio la Francia, dalla decolonizzazione in poi, ha impedito per puro calcolo economico alle sue ex-colonie di emanciparsi, di creare un'economia indipendente, ha imposto dittatori (alcuni ancora al potere come in Ciad e in Gabon), ha provocato guerre civili e colpi di stato.
E l'interventismo francese in Africa non è mai cessato, continua anche adesso, vedi Mali, Repubblica Centrafricana, Burkina Faso, Niger, ecc. Militari francesi onnipresenti anche in tutte le missioni delle Nazioni Unite nel continente nero, soldati francesi non solo presenti per ragioni umanitarie, ma anche e soprattutto per tutelare gli interessi francesi in Africa.
Tutto questo è anche la causa delle migrazioni di oggi verso l'Europa. Migrazioni provocate proprio dal comportamento della Francia nelle sue ex-colonie in Africa. Un comportamento autoritario e spesso brutale
Un po' di Storia
Ex Colonie francesi nell'Africa Occidentale |
Tremila francesi lasciarono il paese, prendendo tutte le proprietà e distruggendo qualsiasi cosa che non si muovesse, scuole, ambulatori, immobili dell’amministrazione pubblica furono distrutti; macchine, libri, strumenti degli istituti di ricerca, trattori furono sabotati; i cavalli e le mucche nelle fattorie furono uccisi, e le derrate alimentari nei magazzini furono bruciate o avvelenate.
L’obiettivo di questo gesto indegno era quello di mandare un messaggio chiaro a tutte le altre colonie che il costo di rigettare la Francia sarebbe stato molto alto.
Lentamente la paura serpeggiò tra le élite africane e nessuno dopo gli eventi della Guinea trovò mai il coraggio di seguire l’esempio di Sékou Touré, il cui slogan fu “Preferiamo la libertà in povertà all'opulenza nella schiavitù”
Sylvanus Olympio, il primo presidente della Repubblica del Togo, un piccolo paese in Africa occidentale, trovò una soluzione a metà strada con i francesi. Non voleva che il suo paese continuasse ad essere un dominio francese, perciò rifiutò di siglare il patto di continuazione della colonizzazione proposto da De Gaule, tuttavia si accordò per pagare un debito annuale alla Francia per i cosiddetti benefici ottenuti dal Togo grazie alla colonizzazione francese.
Era l’unica condizione affinché i francesi non distruggessero prima di lasciare. Tuttavia, l’ammontare chiesto dalla Francia era talmente elevato che il rimborso del cosiddetto “debito coloniale” si aggirava al 40% del debito del paese nel 1963. La situazione finanziaria del neo-indipendente Togo era veramente instabile, così per risolvere la situazione, Olympio decise di uscire dalla moneta coloniale francese FCFA (il franco delle colonie africane francesi), e coniò la moneta del suo paese.
Il 13 gennaio 1963, tre giorni dopo aver iniziato a stampare la moneta del suo paese, uno squadrone di soldati analfabeti appoggiati dalla Francia uccise il primo presidente eletto del neo-indipendente Togo. Olympio fu ucciso da un ex-sergente della Legione Straniera di nome Etienne Gnassingbe che si suppone ricevette un compenso di 612 dollari dalla locale ambasciata francese per il lavoro di assassino.
Il sogno di Olympio era quello di costruire un paese indipendente e autosufficiente. Tuttavia ai francesi non piaceva l’idea.
Il 30 giugno 1962, Modiba Keita, il primo presidente della Repubblica del Mali, decise di uscire dalla moneta coloniale francese FCFA imposta ai 12 neo-indipendenti paesi africani. Per il presidente maliano, che era più incline ad un’economia socialista, era chiaro che il patto di continuazione della colonizzazione con la Francia era una trappola, un fardello per lo sviluppo del paese.
Il 19 novembre 1968, proprio come Olympio, Keita fu vittima di un colpo di stato guidato da un altro ex soldato della Legione Straniera francese, il luogotenente Moussa Traoré. Infatti durante quel turbolento periodo in cui gli africani lottavano per liberarsi dalla colonizzazione europea, la Francia usò ripetutamente molti ex legionari stranieri per guidare colpi di stato contro i presidente eletti:
- Il 1° gennaio 1966, Jean-Bédel Bokassa, un ex-soldato francese della legione straniera, guidò un colpo di stato contro David Dacko, il primo presidente della Repubblica Centrafricana.
- Il 3 gennaio 1966, Maurice Yaméogo, il primo presidente della Repubblica dell’Alto Volta, oggi Burkina Faso, fu vittima di un colpo di stato condotto da Aboubacar Sangoulé Lamizana, un ex legionario francese che combatté con i francesi in Indonesia e Algeria contro le indipendenze di quei paesi.
- Il 26 ottobre 1972, Mathieu Kérékou che era una guardia del corpo del presidente Hubert Maga, il primo presidente della Repubblica del Benin, guidò un colpo di stato contro il presidente, dopo aver frequentato le scuole militari francesi dal 1968 al 1970.
Negli ultimi 50 anni un totale di 67 colpi di stato si sono susseguiti in 26 paesi africani, 16 di quest’ultimi sono ex colonie francesi, il che significa che il 61% dei colpi di stato si sono verificati nell'Africa francofona.
Come dimostrano questi numeri, la Francia è abbastanza disperata ma attiva nel tenere sotto controllo le sue ex-colonie, a qualsiasi prezzo, a qualsiasi condizione.
“Senza l’Africa, la Francia scivolerebbe a livello di una potenza del terzo mondo”
(Jacques Chirac, marzo 2008)
“Senza l’Africa, la Francia non avrà storia nel 21° secolo”
(François Mitterand, 1957)
Proprio in questo momento 14 paesi africani sono costretti dalla Francia, attraverso un patto coloniale, a depositare l’85% delle loro riserve di valute estere nella Banca centrale francese controllata dal ministero delle finanze di Parigi.
Il Togo e altri 13 paesi africani devono pagare un debito coloniale alla Francia. I leader africani che in passato hanno rifiutato sono stati uccisi (il caso di Thomas Sankara in Burkina Faso, 1985, è il più eclatante) oppure sono rimasti vittime di colpi di stato. Coloro che obbediscono sono sostenuti e ricompensati dalla Francia con stili di vita faraonici (il caso Gabon e la dinastia Bongo è sotto gli occhi di tutti) mentre le loro popolazioni vivono in estrema povertà e disperazione.
È un sistema malvagio denunciato anche dall'Unione Europea, ma la Francia non è pronta a spostarsi da quel sistema coloniale che muove 500 miliardi di dollari dall'Africa al suo ministero del tesoro ogni anno.
Spesso accusiamo i leader africani di corruzione e di servire gli interessi delle nazioni occidentali, ma c’è una chiara spiegazione per questo comportamento. Si comportano così perché hanno paura di essere uccisi o di restare vittime di un colpo di stato. Vogliono una nazione potente che li difenda in caso di aggressione o di tumulti. Ma, contrariamente alla protezione di una nazione amica, la protezione dell’occidente spesso viene offerta in cambio della rinuncia a servire il loro stesso popolo e i suoi interessi.
1. Debito coloniale a vantaggio della colonizzazione francese
I neo “indipendenti” paesi devono pagare per le infrastrutture costruite dalla Francia nel paese durante la colonizzazione.
2. Confisca automatica delle riserve nazionali
I paesi africani devono depositare le loro riserve monetarie nazionali nella Banca centrale francese.
La Francia detiene le riserve nazionali di quattordici paesi africani dal 1961: Benin, Burkina Faso, Guinea-Bissau, Costa d’Avorio, Mali, Niger, Senegal, Togo, Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Congo-Brazzaville, Guinea Equatoriale e Gabon.
La politica monetaria che governa un gruppo di paesi così diversi non è complicato perché, di fatto, è decisa dal ministero del Tesoro francese senza rendere conto a nessuna autorità fiscale di qualsiasi paese che sia della ECOWAS (la Comunità degli Stati dell’Africa Occidentale) o del CEMAC (Comunità degli Stati dell’Africa Centrale)
In base alle clausole dell’accordo che ha fondato queste banche e il CFA, la Banca Centrale di ogni paese africano è obbligata a detenere almeno il 65% delle proprie riserve valutarie estere in un “operations account” registrato presso il ministero del Tesoro francese, più un altro 20% per coprire le passività finanziarie.
Le banche centrali del CFA impongono anche un tappo sul credito esteso ad ogni paese membro equivalente al 20% delle entrate pubbliche dell’anno precedente. Anche se la BEAC (Banca degli Stati dell'Africa Centrale) e la BCEAO (Banca degli Stati dell'Africa Occidentale) degli hanno un fido bancario col Tesoro francese, i prelievi da quel fido sono soggetti al consenso dello stesso ministero del Tesoro francese. L’ultima parola spetta sempre al Tesoro francese che ha investito le riserve estere degli stati africani nella borsa di Parigi a proprio nome.
In breve, più dell’ 80% delle riserve valutarie straniere di questi paesi africani sono depositate in “operations accounts” controllati dal Tesoro francese. Le due banche CFA sono africane di nome, e non hanno una politica monetaria propria. Gli stessi paesi non sanno, né viene detto loro, quanto del bacino delle riserve valutarie estere detenute presso il ministero del Tesoro a Parigi appartiene a loro come gruppo o individualmente.
Gli introiti degli investimenti di questi fondi presso il Tesoro francese dovrebbero essere aggiunti al conteggio ma non c’è nessuna notizia che venga fornita al riguardo né alle banche né ai paesi circa i dettagli di questi scambi.
Si stima che la Francia detenga all'incirca 500 miliardi in moneta proveniente dagli stati africani, e farebbe qualsiasi cosa per combattere chiunque voglia fare luce su questo lato oscuro del vecchio impero.
Gli stati africani non hanno accesso a quel denaro. La Francia permette loro di accedere soltanto al 15% di quel denaro all'anno. Se avessero bisogno di più, dovrebbero chiedere in prestito una cifra extra dal loro stesso 65% detenuto dal Tesoro francese a tariffe commerciali.
Per rendere le cose ancora peggiori, la Francia impone un cappio sull'ammontare di denaro che i paesi possono chiedere in prestito da quella riserva. Il cappio è fissato al 20% delle entrate pubbliche dell’anno precedente. Se i paesi volessero prestare più del 20% dei loro stessi soldi, la Francia ha diritto di veto.
L’ex-presidente francese Jacques Chirac disse qualcosa circa i soldi delle nazioni africane detenuti nelle banche francesi “Dobbiamo essere onesti e riconoscere che una gran parte dei soldi nelle nostre banche provengono dallo sfruttamento del continente africano”
3. Diritto di primo rifiuto su qualsiasi materia prima o risorsa naturale scoperta nel paese
La Francia ha il primo diritto di comprare qualsiasi risorsa naturale trovate nella terra delle sue ex colonie. Solo dopo un “Non sono interessata” della Francia, i paesi africani hanno il permesso di cercare altri partners.
4. Priorità agli interessi e alle società francesi in tema di appalti pubblici
Nei contratti governativi le società francesi devono essere prese in considerazione per prime e solo dopo questi paesi possono guardare altrove. Non importa se i paesi africani possono ottenere un miglior servizio ad un prezzo migliore altrove.
Di conseguenza, in molte delle ex colonie francesi, tutti i maggiori asset economici dei paesi sono nelle mani degli espatriati francesi. In Costa d’Avorio, per esempio, le società francesi possiedono e controllano le più importanti "utilities" come acqua, elettricità, telefoni, trasporti, porti e le più importanti banche. Lo stesso nel commercio, nelle costruzioni e in agricoltura.
In pratica gli africani delle ex-colonie ora vivono in paesi di proprietà dei francesi
5. Diritto esclusivo a fornire equipaggiamento militare e formazione ai quadri militari del paese
Attraverso un sofisticato schema di borse di studio e “Accordi di Difesa” allegati al Patto Coloniale, gli africani devono inviare i loro quadri militari per la formazione in Francia o in strutture gestite dai francesi.
La situazione nel continente adesso è che la Francia ha formato centinaia, anche migliaia di traditori e li foraggia. Restano dormienti quando non c’è bisogno di loro, e vengono riattivati quando è necessario un colpo di stato o per qualsiasi altro scopo.
6. Diritto della Francia di inviare le proprie truppe e intervenire militarmente nel paese per difendere i propri interessi
In base a qualcosa chiamato “Accordi di Difesa” allegati al Patto Coloniale, la Francia ha il diritto di intervenire militarmente negli stati africani e anche di stazionare truppe permanentemente nelle basi e nei presidi militari in quei paesi, gestiti interamente dai francesi.
Quando il presidente Laurent Gbagbo della Costa d’Avorio cercò di porre fine allo sfruttamento francese del paese, la Francia ha organizzato un colpo di stato. Durante il lungo processo per estromettere Gbagbo, i carri armati francesi, gli elicotteri d’attacco e le forze speciali intervennero direttamente nel conflitto sparando sui civili e uccidendone molti.
Per aggiungere gli insulti alle ingiurie, la Francia stima che la business community francese abbia perso diversi milioni di dollari quando, nella fretta di abbandonare Abidjan nel 2006, l’esercito francese massacrò 65 civili disarmati, ferendone altri 1200.
Dopo il successo della Francia con il colpo di stato, e il trasferimento di poteri ad Alassane Outtara, la Francia ha chiesto al governo Ouattara di pagare un compenso alla business community francese per le perdite durante la guerra civile. Il governo Ouattara, infatti, pagò il doppio delle perdite dichiarate mentre scappavano.
7. Obbligo di dichiarare il francese lingua ufficiale del paese e lingua del sistema educativo
Oui, Monsieur. Vous devez parler français, la langue de Molière! [Sì, signore. Dovete parlare francese, la lingua di Molière!]
Un’organizzazione per la diffusione della lingua e della cultura francese chiamata “Francophonie” è stata creata con diverse organizzazioni satellite e affiliati supervisionati dal Ministero degli esteri francese.
Se il francese è l’unica lingua che parli hai accesso solo al 4% dell’umanità, del sapere e delle idee. Molto limitante.
8. Obbligo di usare la moneta coloniale francese FCFA
Questa è la vera mucca d’oro della Francia, tuttavia è un sistema talmente malefico che finanche l’Unione Europea lo ha denunciato. La Francia però non è pronta a lasciar perdere il sistema coloniale che inietta ogni anno all'incirca 500 miliardi di dollari africani nelle sue casse.
Durante l’introduzione dell’Euro in Europa, altri paesi europei scoprirono il sistema di sfruttamento francese. Molti, soprattutto i paesi nordici, furono disgustati e suggerirono che la Francia abbandoni quel sistema, ma senza successo.
9. Obbligo di inviare in Francia il budget annuale e il report sulle riserve
Senza report, niente soldi. In ogni caso il ministero della Banche centrali delle ex colonie è comunque controllato dalla Banca Centrale francese e dal Ministero del Tesoro.
10. Rinuncia a siglare alleanze militari con qualsiasi paese se non autorizzati dalla Francia
I paesi africani in genere sono quelli che hanno il minor numero di alleanze militari regionali. La maggior parte dei paesi ha solo alleanze militari con gli ex-colonizzatori.
Nel caso delle ex colonie francesi, la Francia proibisce di cercare altre alleanze militari eccetto quelle che vengono offerte loro.
11. Obbligo di allearsi con la Francia in caso di guerre o crisi globali
Più di un milione di soldati africani hanno combattuto per sconfiggere il nazismo e il fascismo durante la seconda guerra mondiale.
Il loro contributo è spesso ignorato o minimizzato, ma se si pensa che alla Germania furono sufficienti solo 6 settimane per sconfiggere la Francia nel 1940, quest’ultima sa che gli africani potrebbero essere utili per combattere per la “Grandeur de la France” in futuro.
C’è qualcosa di psicopatico nel rapporto che la Francia ha con l’Africa
La Francia è molto dedita al saccheggio e allo sfruttamento dell’Africa sin dai tempi della schiavitù. Poi c’è questa mancanza di creatività e di immaginazione dell'elite francese a pensare oltre i confini del passato e della tradizione.
Infine, la Francia ha due istituzioni che sono completamente congelate nel passato, abitate da “haut fonctionnaires” paranoici e psicopatici che diffondono la paura dell’apocalisse se la Francia cambiasse, e il cui riferimento ideologico deriva dal romanticismo del 19° secolo: sono il Ministero delle Finanze e del Budget della Francia, e il Ministero degli Affari esteri della Francia.
Queste due istituzioni non solo sono una minaccia per l’Africa ma anche per gli stessi francesi.
“Per quanto tempo ancora questa tassa coloniale continuerà ad ingabbiare l'Africa”
Per paragone storico, la Francia ha costretto Haiti a pagare l’equivalente odierno di 21 miliardi di dollari dal 1804 al 1947 (quasi un secolo e mezzo) per le perdite subite dai commercianti di schiavi francesi dall'abolizione della schiavitù e la liberazione degli schiavi haitiani.
I paesi africani stanno pagando la tassa coloniale solo negli ultimi 50-55 anni, perciò penso che manchi un altro secolo di pagamenti. E questo è inaccettabile.
Per tutto questo ecco perché la Francia è l'ultimo dei paesi europei che può dare lezioni di morale a chiunque altro paese europeo. Il comportamento in Africa è malefico e malvagio, da secoli, dallo schiavismo in poi. Un comportamento che è all'origine delle migrazioni moderne, migrazioni che se non governate con saggezza e umanità saranno la causa della fine dell'Europa così com'è oggi.
Dipinto di Francois Auguste Biard (1799-1882) "La fine della schiavitù nelle colonie francesi" |
Questo articolo fa parte della nostra Campagna Informativa "Africa Libera" - clicca qui - |
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