28 gennaio 2019

Matteo Salvini, il ministro dell'odio e della discriminazione. La sua Europa non esiste

Non a caso scrivo questi pensieri nel "Giorno della Memoria", del ricordo dei campi di concentramento, dell'orrore nazista, delle leggi razziali, dell'olocausto.


Un ministro social
Ogni giorno video intrisi di cinismo e propaganda, tutti i giorni almeno una decina di tweet e messaggi deliranti su facebook per propagandare ai suoi fans la sua durezza, la sua ipocrisia, la sua mancanza di etica e compassione nei confronti di chi soffre.

"Aiutiamoli a casa loro", "I porti resteranno chiusi", "Non sbarcherà più nessuno", "Prima gli italiani". Frasi ripetute come un mantra, con ossessione. L'ossessione di un uomo incattivito dal potere.

Il Decreto sicurezza
Che io considero "la prima legge razziale del XXI secolo". A centinaia in strada, senza dimora. Intere famiglie, anche i bambini. Sono gli effetti del "decreto sicurezza" fortemente voluto dal ministro dell'interno. Sulla pelle dei poveri del mondo. È iniziata la fase 2 della strategia Salvini. Prima strombazzare un'emergenza che non c'è, poi crearla ad arte sbattendo per strada da un giorno all'altro persone con regolare permesso umanitario.

Porti chiusi
In barba a qualsiasi convenzione internazionale, alla stessa costituzione italiana e a quel minimo di umanità che è dovuto ad ogni essere umano, si tiene in ostaggio, come fossero delinquenti, persone, donne e bambini che invece hanno sofferto e subito ogni tipo di violenza negli hot-spot libici.


Le ong come capro espiatorio
Si cerca in tutti i modi di far par passare il concetto che le stesse ong che salvano i migranti in mare siano complici dei trafficanti di esseri umani. Non solo, ma in qualche modo sta passando il concetto che tutti quelli che aiutano i migranti, associazioni, Caritas, Chiesa Cattolica e onlus varie, siano il male assoluto che aiuta lo straniero usurpatore.

Il razzismo che dilaga
È doveroso pensare che nel clima che si è venuto a creare i divulgatori dell'odio si sentano pressoché impuniti. Numerosi negli ultimi mesi gli episodi di discriminazione fatti passare come fatti dovuti a singoli o a semplici episodi di violenza.

A parole nessuno è razzista, ma già il fatto di tollerare episodi, piccoli o grandi, di intolleranza nei confronti di migranti è di per se "razzismo"

Dare la colpa agli altri, a chi c'era prima
È diventato il mantra del "governo del cambiamento", soprattutto in materia di immigrazione. Loro, quelli di adesso, stanno sistemando tutto il male dei governi precedenti, anche a costo di tenere i porti chiusi, di discriminare e di violare i diritti umani.

Salvini sta smantellando tutto ciò che funziona, gli Spar, la rete di protezione per le vittime di tratta. Colpisce Riace, una realtà divenuta il simbolo di un'integrazione possibile.

Ma ancora non ha smantellato i grandi centri di accoglienza, Il Cara di Mineo, il Cara di Foggia o quello di Isola Capo Rizzuto, quelli si, veri e propri "lager di Stato", ma si sa che colpire i grandi Centri di accoglienza significa colpire anche interessi politici. Prendersela con i più deboli e con le piccole realtà che funzionano è molto più facile.

Facciamo quello che abbiamo detto in campagna elettorale
Peccato che questo governo sia frutto di un "tradimento". In campagna elettorale Salvini aveva giurato (e sottoscritto un accordo) che sarebbe rimasto nell'area di centro-destra. I cinque stelle invece avevano giurato ai loro elettori che mai si sarebbero alleati con altri partiti.

La conseguenza è quella di un governo litigioso che sui grandi temi si divide. Grandi opere, reddito di cittadinanza, pensioni, lo stesso decreto sicurezza, non sono altro che il frutto di estenuanti mediazioni e di ricatti sottobanco, se tu mi dai quello io ti do quest'altro. Non direi proprio che era quello che entrambi i parti avevano promesso ai loro elettori. I loro provvedimenti "bandiera" risultano annacquati, fatti approvare solo per poterli sbandierare come "vittorie"

Le politiche in Africa
Il ministro Salvini e di recente anche il premier Conte hanno sbandierato i loro viaggi in Africa come una politica per facilitare i rimpatri e impedire le migrazioni verso l'Europa in cambio di aiuti.

Il problema è che tutti questi viaggi sono stati fatti alla corte di dittatori e despoti africani al potere da decenni, che si sono sempre impadroniti degli aiuti umanitari provenienti dall'Europa e che di certo non hanno a cuore i loro popoli.

Ed in effetti, dei viaggi in Africa, ancora nessuno effetto concreto. Insomma, la così detta politica bilaterale africana, è solo una foglia di fico da presentare ai propri sostenitori per dire che "loro" stanno facendo qualcosa.

Ecco perché l'Europa disegnata da Salvini NON esiste. Fallita ancora prima di nascere
Vogliono superare il regolamento di Dublino, ma poi votano contro quando il Parlamento Europeo ha cercato di regolamentare la materia dell'immigrazione.

Vogliono la ridistribuzione dei migranti in Europa, ma poi si alleano proprio con quei paesi che hanno chiuso le porte ai migranti e hanno dichiarato esplicitamente che loro non accoglieranno mai nessuno.

La marcia su Bruxelles (in vista delle elezioni europee di maggio) della galassia dei partiti della destra nazionalista è sparpagliata e disunita. Nemmeno lo sforzo di Salvini di disegnare una rete paneuropea ha prodotto una reale convergenza d'azione, tra movimenti politici che hanno gli stessi slogan ma che si dividono, e talora contrappongono, per le differenti strategie.

Sulla carta l'alleanza sovranista in vista delle prossime europee sembrava un piatto già pronto e servito, di fatto non è così. Nei sondaggi gli ultraconservatori, i nazionalisti, i populisti in ciascun Paese dell'Unione Europea sono dati in ascesa. Il vento tira in quella direzione, tanto in Polonia quanto in Francia.

L'idea del ministro degli Interni italiano era di mettersi alla guida del carro dove avrebbero trovato posto tutti questi gruppi di estrema destra, andando a confluire in una famiglia politica alternativa ai due grandi e storici blocchi: popolari e socialisti.

le ruote del carro però non girano, frenate a causa della troppa litigiosità. Ad esempio il movimento polacco PIS (Diritto e Giustizia) di Jaroslaw Kaczynski fomenta il risentimento anti-russo. E per lui sarebbe ingombrante entrare in un'alleanza dove, direttamente o indirettamente, la voce e le pressioni di Putin sono forti. Mentre per molti partiti populisti europei è imbarazzante condividere un percorso insieme al neo-fascismo di Marine Le Pen.

In definitiva, la campagna elettorale che ci porterà al rinnovo del Parlamento Europaeo è scandita da un inequivocabile cambio di registro da parte dei sovranisti storici, da forze anti-sistema ai partiti di governo, maturando la vocazione alla normalizzazione una volta raggiunto e preso il potere: intoccabile l'euro, patto di stabilità, e fonti europei.

Del manifesto per la demolizione del condominio europeo della passata legislatura non c'è traccia, siamo al classico condono. Ciononostante l'obiettivo non dichiarato è quello di raggiungere i numeri per formare una maggioranza assieme ai popolari, secondo il modello austriaco. Socialisti permettendo.

Che Salvini in Europa si sarebbe ritrovato con un pugno di mosche lo si era capito da tempo, nessuno dei suoi "amici" è intervenuto in aiuto del governo italiano sulla manovra durante lo scontro con Bruxelles. Nessuno degli stati presi da lui a modello ha aperto le porte alla ridistribuzione dei migranti.

Non avendo una propria credibilità internazionale si è messo sulla scia delle relazioni diplomatiche di Netanyahu. In Israele purtroppo la società è sotto l'incubo perenne della guerra.

Nell'Italia di Salvini siamo l'uno contro l'altro in una epocale battaglia del "bellum omnium contra omnes". Il falco della destra israeliana poggia il proprio riconoscimento sulla sicurezza nazionale del suo Paese, il ministro Salvini invece sul respingimento dei migranti fatto in maniera brutale e al limite dei diritti umani. Uno indossa abiti sartoriali, l'altro felpe e divise.

Essere uno statista, sicuramente criticabile, e un politico molto popolare e discutibile, non è la stessa cosa.

De Gasperi, che fu un vero statista italiano, diceva che "Un politico pensa alle prossime elezioni, uno statista pensa alle prossime generazioni". Non vedo oggi in Italia politici in grado di pensare alle prossime generazioni, tutti, da Salvini ai suoi colleghi di governo, pensano solo alle prossime elezioni. Oggi stanno pensando alle prossime Europee, domani penseranno alle prossime elezioni regionali e nazionali, insomma vedo solo politici che inseguono esclusivamente il consenso popolare .. con ogni mezzo e a costo di qualsiasi falsità, bluff e "nefandezza".




Articolo di
Maris Davis


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Maris Davis Joseph

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