31 dicembre 2018

2018 Un anno che non mi è piaciuto. Discriminazioni e disuguaglianze, il razzismo che avanza

Molte cose in questo anno che se ne va NON sono andate bene. Non come io pensavo, speravo, credevo.


E tante di queste "cose" mi fanno piangere, e la mia tristezza si placherà solo quando una "nuova rivoluzione" aprirà le menti e farà palpitare i Cuori nel vento dell'Amore.

Ho sempre lottato per l'Africa, per i suoi diritti, per il suo riscatto, per la sua liberazione dalle multinazionali straniere che rubano le sue ricchezze, dai soprusi di chi considera l'Africa il "bancomat" del ricco occidente. Ma la mia voce è solo una voce che grida nel deserto dei sordi.

Aiutiamoli a casa loro. Ma è l’Africa che aiuta l’Occidente, non il contrario

Il neo-colonialismo francese sottomette i paesi dell'Africa sub-sahariana

Un occidente che, mentre sta sfruttando l'Africa, "rifiuta" di accogliere anche l'africano che chiede aiuto, un sorriso, un sostegno, un po' di comprensione. Quello dei muri alzati, dei porti chiusi, dei confini bloccati è un movimento di popolo fomentato da una politica rude, e che nel 2018 in tutta Europa si è ingrossato fino a coinvolgere le stesse istituzioni democratiche in molti paesi europei, Italia compresa.

Devo molto all'Italia, mi ha fatto studiare, mi ha fatto diventare "italiana", venti anni fa era così accogliente, bella, pronta ad aiutare lo straniero, e "lo straniero", oggi come allora chiede solo di essere accettato. Ma ora l'Italia è cambiata, e il suo cambiamento definitivo è avvenuto proprio in questo anno che se ne va. Ha permesso ad un governo "razzista" di governare, di assurgere ad un ruolo istituzionale.

Un governo che ha emanato la prima "legge razziale" del XXI secolo, quel decreto sicurezza che ha subito buttato in strada 40mila richiedenti asilo. Un governo che ci riempie la testa con quell'ipocrisia di "aiutiamoli a caso loro", ma poi toglie i finanziamenti alle onlus che davvero aiutano a "casa loro" gli africani più bisognosi, i bambini, chi ha fame, chi non ce la fa.

Un governo senza umanità
Una maggioranza di italiani senza più umanità

In chiusura d'anno, con quell'arroganza mai accaduta nella storia della Repubblica Italiana, la maggioranza di governo ha imposto senza discussione alcuna l'approvazione della così detta "finanziaria" dove si certifica che le associazioni di volontariato NON saranno più aiutate.

Una legge "finanziaria" che ha tolto i finanziamenti al terzo settore, al volontariato, al no-profit. Ha tolto denaro a chi aiuta.

Una legge "finanziaria" fatta solo di "bandiere elettorali" a mezz'asta, le loro bandiere elettorali, una legge finanziaria che tassa perfino gli ospedali, anche loro nel mirino del volontariato che aiuta chi ha bisogno. Che tristezza.

Conte, un primo ministro fantoccio deciso a tavolino e mai eletto dal popolo, ha riconosciuto l'errore e ha detto che rimedierà. Mi fai pena Giuseppe Conte, con quale coraggio riesci ancora ad andare dal tuo "Padre Pio", a presentarti ancora davanti a Papa Francesco.

E se questa è stata l'Italia di un 2018 che se ne va io posso solo piangere, ma vi assicuro che non piangerò per molto tempo ancora. La Rivoluzione è alle porte, e l'Italia ritornerà accogliente, bella, felice come venti anni fa. Quando io l'ho conosciuta per la prima volta.

Scusatemi se mi sono abbandonata alla tristezza. L'Italia ce la farà, MA non così (chiudendo i porti agli infelici del mondo)


Un brutto anno il 2018
In Europa, negli Stati Uniti, discriminazioni, disuguaglianze, un razzismo viscido, che nemmeno si nasconde più protetto da una politica ruspante e becera. L'Europa si apra ai popoli, ma i popoli dovono aprirsi all'Europa.

Un brutto anno il 2018 anche per l'Africa
Decine di situazioni di crisi che la ricca Europa nemmeno conosce, e nemmeno si degna di voler conoscere. Guerre "dimenticate", guerre e basta, integralismo islamico, dittatori attaccati al potere che se fregano dei loro popoli, emergenze umanitarie di cui nessuno parla, stupri e violenze, milizie armate dall'occidente avido, profughi, milioni di profughi che vagano per l'Africa, mancanza di acqua potabile, mancanza di medicine per i bambini che muoiono anche per malattie facilmente curabili.

E in tutto questo si innesta il furto continuo di ricchezze, di terre, il bracconaggio, deforestazione, inquinamento, sfruttamento e nuove schiavitù. Avide multinazionali occidentali che arricchiscono l'Europa, l'Occidente, ma che impoveriscono l'Africa. 

Le più gravi situazioni di crisi in Africa si trovano in 
Somalia, Sud Sudan, Sudan, Darfur, Eritrea, Repubblica Centrafricana, Mali, Lago Ciad, Niger, Nigeria, Camerun, Burkina Faso, Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Libia, e altre ancora.

Trafficking Mutilazioni Genitali Femminili Moderne Schiavitù Scuole in Africa Bambini e Bambine Soldato Islam Integralista Mortalità Infantile
Guerre Dimenticate dell'Africa Inquinamento del Delta del Niger Acqua Bene Primario Matrimoni Combinati e Precoci. Spose Bambine Africa Libera No al Razzismo Migranti e Rifugiati

Africa, che mi hai dato la vita, continuerò a combattere per te. Non ti dimenticherò mai

Se non si grida viva la libertà umilmente
Non si grida viva la libertà

Se non si grida viva la libertà ridendo
Non si grida viva la libertà

Se non si grida viva la libertà con amore
Non si grida viva la libertà

Voi, razzisti e perversi che gridate
con disprezzo, con rabbia, con odio,
viva la libertà, la vostra libertà.

Non siete degni di gridare viva la libertà.
Questo sappiate voi,
che gridate viva la libertà con disprezzo, con rabbia, con odio, in realtà volete solo la vostra libertà.

Questo sappiate voi,
che gridate viva la libertà con disprezzo, con rabbia, con odio,
la libertà di una persona finisce laddove inizia la libertà di TUTTI, di tutti gli uomini, di tutte le donne, di tutti i bambini.

Perché TUTTI hanno diritto di vivere in pace, con dignità, di essere uguali, e non di essere oppressi, discriminati, sfruttati da altri uomini.

Ed è per questo che "viva la libertà" va gridata umilmente, con amore, sorridendo, affinché tutti siano davvero LIBERI di essere semplicemente persone felici.


Scoppia un nuovo problema nel mondo
Si chiama colore. Un colore che è la somma di tutti i colori.
Il NERO.

Il "bianco" vorrebbe relegare il "nero" all'oblio. Il bianco "assenza di colori" ha troppa paura di essere oscurato da tutti i colori del mondo. Il bianco diventerà colore solo quando saprà accettare tutti gli altri colori del mondo.

Si chiama colore, tanti colori,
la nuova estensione del mondo.
Dobbiamo accettare l’idea di migliaia di figli neri.
Bambini con l’occhio nero e i capelli ricciuti.

Altre voci, altri sguardi, altre danze.
Tutto dovrà diventare familiare, ingrandire la terra.
Unire tutti oltre i confini e oltre i muri costruiti dagli "stupidi" del mondo.

Dobbiamo accettare distese infinite di vite reali
che vogliono, con determinata coscienza,
entrare nella nostra realtà.

Sono i giorni della gioia, i giorni della speranza, i giorni dell'Amore

#BuoneFeste, ma non a te, razzista bianco, che ti nascondi dietro ad una maschera nera mentre disprezzi il mio colore, somma di tutti i colori.

No al Razzismo

Felice Anno Nuovo a tutti




Articolo di
Maris Davis


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17 dicembre 2018

Aiutiamoli a casa loro. Ma è l’Africa che aiuta l’Occidente, non il contrario

L’immaginario dominante sull'Africa raffigura un continente povero e bisognoso d’aiuto. Una falsità costruita sulle narrazioni coloniali e post-coloniali. L'Africa non ha bisogno di aiuti mascherati da generosità, ha solo bisogno di non essere "sfruttata"


Riso amaro per l'Africa
Il 5 dicembre 1992, sulla spiaggia di Mogadiscio, l’allora ministro francese della salute, Bernard Kouchner, si fa riprendere dalle telecamere delle Tv di mezzo mondo mentre scende da una nave di aiuti umanitari con un sacco di riso sulle spalle.

La nave, secondo i francesi, contiene riso raccolto dai bambini delle scuole di tutta la Francia. In effetti durante le settimane precedenti lo sbarco, era stata organizzata una campagna intitolata “Riso per la Somalia”. I bambini francesi sono arrivati, tutti, a scuola con uno o due chili di riso da mandare ai bambini somali. Ma sembra che il riso che arriva alle popolazioni affamate del corno d’Africa non è nei pacchi da un chilo che si vendono nei supermercati. È contenuto nei soliti sacchi da 25 chili degli aiuti alimentari. In ogni caso, lo stato francese non aveva bisogno dell’aiuto dei bambini per riempire un paio di navi di aiuti alimentari. Aveva solo bisogno di fare una mega operazione di propaganda per mascherare un intervento militare in un intervento umanitario.

Era l’inizio del concetto di “guerre umanitarie



Quella operazione propagandistica, ma anche la figura stessa di Bernard Kouchner, sono in vari modi simbolici dell’evoluzione dell’immagine dell’Africa nel linguaggio politico e mediatico occidentale Post(neo)coloniale. Medico di formazione, Kouchner è il fondatore di Medici Senza Frontiere e di Médecins du monde, due grosse strutture umanitarie francesi. Viene quindi dalla cooperazione umanitaria per approdare in politica e diventare uno dei principali paladini del “diritto-dovere di ingerenza”. Nozione che ha portato alla quasi totalità degli interventi militari dei paesi della Nato dalla fine della guerra fredda a oggi.

Poveri loro
Dal dopo indipendenza dei paesi africani si è lavorato a lungo sull'immaginario occidentale (e anche africano) sull'idea che l’Occidente, in particolare, i paesi ricchi, in generale (cioè compresi paesi come le petromonarchie arabe, il Giappone, la Corea del Sud, la Cina, ecc...) aiutano l’Africa con miliardi di dollari ogni anno. A questo immaginario di Africa mendicante, voragine di aiuti esteri e che nonostante il generoso aiuto di tutti va sempre peggio, hanno lavorato gli stati, l’Onu, il sistema bancario, i media occidentali e anche le agenzie di solidarietà internazionale.



Per 60 anni ci hanno bombardato di parole e immagini di una Africa che vive a carico del mondo. L’immagine del bambino africano rachitico invade gli schermi del mondo. Invece del lupo cattivo, è il bambino del Biafra che diventa lo spauracchio di chi non vuole finire la sua zuppa: mangia altrimenti diventi come lui.


Partono le grandi operazioni di “solidarietà, i lanci di cibo dagli elicotteri, le distribuzioni dai camion. Partono i grandi concerti di musica. I giovani vanno ai concerti live a Londra, Parigi e Los Angeles. Si divertono un sacco e sono pure convinti di aver fatto del bene all'Africa.


We are the world, we are the children, We are the ones who make a brighter day, So let’s start giving"
"Noi siamo il mondo, noi siamo i bambini, Noi siamo quelli che fanno un giorno più luminoso, Quindi iniziamo a dare"
(ritornello di We are the world, scritta da Michael Jackson e Lionel Richie e cantata dalle maggiori star della Pop americana nel 1985)

L’immagine dell’Africa affamata nutre ogni tipo discorso
Quello pietistico dei missionari. Sono i nostri fratelli deboli, hanno fame, aiutateci ad aiutarli

Quello delle Ong. Sono esseri umani come noi, non ce la fanno da soli, aiutateci ad aiutarli

Quello della cooperazione di stato. Sono degli stati che non sono in grado di svilupparsi da soli, useremo soldi pubblici per aiutarli

Quello dell’ONU. Alcuni stati membri non ce la fanno da soli, la banca mondiale, gli stati più ricchi li devono aiutare a svilupparsi

Quello del Fondo monetario e della Banca Mondiale. Gli stati poveri hanno bisogno dei prestiti e dell’assistenza nostra per trovare una via verso lo sviluppo

Quello delle multinazionali. Siamo in Africa perché non è in grado da sola di sfruttare le sue ricchezze

Infine con gli esodi, anche negli ambienti di estrema destra xenofoba cresce il discorso di chi dice: non devono venire qui da noi, aiutiamoli a casa loro.

Tutti vogliono aiutare l’Africa. L’unica che sembra non voler farsi aiutare è proprio l’Africa stessa.

La realtà che viene esclusa dalla narrazione post (neo) coloniale è il fatto che i flussi economici (legali o sommersi) dall’Africa verso il resto del mondo sono infinitamente superiori a quelli dei così detti aiuti.

Non è l’Africa ad essere in debito con il mondo è il mondo che è in debito con l’Africa.

In principio ci fu la schiavitù
Ci sono state le deportazioni di schiavi. Milioni di persone deportate con la forza verso le colonie del nuovo mondo. Milioni sono arrivati e altri milioni sono morti durante i viaggi, incatenati e imprigionati dai coloni europei, si europei.

Poi è arrivato il colonialismo. Il continente africano è stato diviso tra le maggiori potenze del momento. Gran Bretagna e Francia in testa ma anche Portogallo, Spagna, Olanda, Belgio, Germania e Italia. È con il colonialismo che appare il fenomeno delle carestie in Africa.

Popolazioni intere espropriate dalle loro terre, coloni che possiedono da soli territori più grandi dei loro paesi di origine (uno tra tanti il criminale, razzista e colonialista Cecil John Rhodes 1853-1902 che possedeva nella parte meridionale del continente territori più grandi di tutte le nazione dell’Europa occidentale, l'ex Rhodesia, oggi Zambia e Zimbabwe)

Il colonialismo ha introdotte le monoculture, caffè, canna da zucchero, banane, ananas, cacao, caoutchouc, a scapito dei prodotti di prima necessità. È con il colonialismo che si mette in campo il meccanismo della dipendenza alimentare dell’Africa. Il continente è costretto con la forza delle armi a produrre cose che non consuma e a consumare cose che non produce.

I sistemi socio politici tradizionali sono sistematicamente distrutti anche con l’imposizione di frontiere che tagliano in pezzi i popoli africani. In cambio viene messo in posto un sistema politico fantoccio e corrotto. Il colonialismo ha diviso popoli da sempre amici e costretto a convivere popoli fra di loro antagonisti. Ha creato le minoranze etniche.

Il colonialismo ha imposto all'Africa leggi, religioni, lingue e tradizioni occidentali

Il colonialismo ha costretto i popoli africani a parlare le lingue dell'occidente soggiogando di fatto gli africani, diventati schiavi a casa loro. Ha impedito a intere generazioni di giovani africani di studiare, crescere, capire, diventare grandi.

Prima schiavi deportati nel nuovo mondo, e durante il colonialismo schiavi a "casa loro"


Il colonialismo è morto, viva il neo-colonialismo
Dopo la seconda guerra mondiale, il colonialismo mondiale, su indicazione del nuovo padrone del mondo, gli USA, viene dichiarato fuori legge e un processo lento di decolonizzazione è innescato.

Ma le potenze coloniali non possono rinunciare a quella manna celeste che è l’Africa. Scelgono di concedere una apparente indipendenza politica, istituendo progressivamente un sistema neo-coloniale che è nei fatti ancora più spietato dell’ordine coloniale tradizionale, in quanto in apparenza gli ex-stati coloniali non hanno più responsabilità nello sfruttamento disumano delle risorse e delle persone nei paesi ormai “indipendenti


Ogni giovane politico africano che tenta una via verso l’indipendenza vera è assassinato. La sola Francia ha fatto assassinare almeno una decina di presidenti legittimi considerati troppo ribelli, sostituendoli con militari, ex informatori dei servizi coloniali, mercenari e corrotti vari.

La lista comincia con Sylvanus Olympio, legittimo presidente della Repubblica del Togo, eletto democraticamente e assassinato il 13 gennaio 1963 dal sergente Etienne Eyadema, torturatore e assassino al servizio del colonialismo francese appena rientrato dalla guerra in Vietnam. Eyadema ha regnato fino alla sua morte nel 2005 e ancora oggi a regnare su una repubblica del Togo dissanguata dalle multinazionali e dalla mafia al potere c’è il figlio Faure Eyadema. Questo scenario si ripeterà in tutta l’Africa francofona e, con modalità non tanto diverse, anche nelle ex colonie britanniche, belghe, spagnole e portoghesi.

Un nuovo tipo di predatore arriva nella foresta africana, la multinazionale. Il continente è dichiarato territorio di caccia aperta non solo per gli amatori di safari, ma per tutti quelli in cerca di materie prime a basso costo e di lavoratori sfruttabili a volontà.

L’estrazione di petrolio, gas, minerali e legnami pregiati, le monoculture riducono il territorio a una spugna da spremere senza pietà

I prodotti vanno via ma sul territorio non rimane niente tranne inquinamento, povertà, ignoranza, schiavitù, guerre civili fomentate a tavolino.

Le élite africane giocano il gioco e contribuiscono non poco al consolidamento di questo sistema. I governi corrotti, in cambio di una piccola percentuale versta sui loro conti privati, svendono i propri paesi, i propri popoli. È l’esempio di Omar Bongo messo al potere in Gabon dalla Francia e soprannominato “Monsieur 17%”. 17% è la percentuale che la famiglia Bongo pretende da ogni estrazione di ricchezza naturale dal Gabon. Oggi al potere c’è il figlio, Ali Bongo. Grande amico della Francia. Era quello che camminava abbracciato con Hollande durante la marcia “Je suis Charlie. La stessa Francia che pretende portare la democrazia con le bombe ovunque ci sia petrolio.

Ali Bongo che cammina con Hollande durante la marcia “Je suis Charlie

È a queste dittature corrotte e violente che la Banca Mondiale e le banche occidentali cominciano presto a concedere prestiti miliardari. Questo si chiama “cooperazione per lo sviluppo

Io concedo un prestito a uno stato di cui so che la classe politica è corrotta, ladra e violenta. Il prestito ritorna subito nelle banche in Svizzera, nel Lussemburgo o a Jersey (uno dei tanti paradisi fiscali), sui conti privati dei dittatori e dei loro ministri. Oppure viene iniettato nelle economie occidentali sotto forma di partecipazioni in società e acquisto di beni e proprietà di lusso.

Ma nel frattempo i paesi sono sempre più indebitati e presto arriva il Fondo Monetario Mondiale con i suoi programmi di aggiustamento strutturale. La ricetta è semplice: meno scuola, meno sanità, niente protezione sociale, privatizzazione di tutti i servizi pubblici. Ma nessuna condizione di democrazia, di riduzione della corruzione, di aumento della trasparenza, di riduzione dei budget militari o degli sprechi della politica. Niente di niente. Andate avanti così. Che questo, a noi ci sta bene.

Questo succede tra la fine degli anni 70′ e la metà degli anni 80′. Risultato, a fine anni 80′ i primi ragazzi africani cominciano a lasciare i propri paesi a piedi in direzione del nord. Fino a quel momento l’immigrazione si faceva con un regolare biglietto aereo o navale. Chi non si poteva permettere il viaggio, rimaneva a casa dove un minimo di vita dignitosa era ancora possibile. Ma dopo i programmi di aggiustamento la vita diventa un inferno e migrare diventa l’unica soluzione per un numero sempre crescente di disperati.

L'umanitario come parte del problema
Le ONG umanitarie, anche se spesso nate con buone intenzioni, sono parte del problema e non della soluzione. Curano i sintomi della malattia senza mai affrontarne le cause. Anzi molto spesso contribuiscono ad inasprire il male. La dipendenza è la loro ragione di essere.

La ricerca di fondi è la priorità assoluta e molto spesso i progetti sono consoni alle esigenze dei donatori (che sono poi gli Stati responsabili dell’impoverimento dell’Africa) piuttosto che ai bisogni veri della popolazione. Se il trend è forare pozzi per l'acqua, si forano pozzi ovunque con o senza acqua. Se è alla costruzioni di scuole allora si costruiscono scuole ovunque senza un seguito.

I fondi stanziati rimangono in buona parte nei paesi d’origine per pagare l’affitto e le bollette della ONG, per la progettazione, gli studi di fattibilità, gli stipendi degli operatori e dei consulenti, per l’audit e le operazioni di visibilità.

Il poco che arriva in Africa è molto spesso mal gestito da personale senza esperienza e senza competenze che presto comincia a comportarsi da neo-colono che dispone del personale locale come di servitù propria. Questo ovviamente non è un giudizio estendibile su tutta la cooperazione internazionale. Ci sono Ong e missionari seri e onesti, che svolgono un lavoro straordinario, ma sono una minoranza. Del resto il risultato è sotto gli occhi di tutti. Mezzo secolo di cooperazione non ha fatto che peggiorare le cose.

Dalla parte ricca del mondo l’Africa è presentata come il continente indigente. Quello che ha sempre bisogno dell’aiuto altrui. E di fronte all'immagine di chi chiede, chiede ma non fa mai nessuno sforzo per uscire dalla povertà, le reazioni in genere sono di due tipi: quelli che hanno pietà e vogliono aiutare (e questi sono l’obiettivo delle pubblicità pietistiche delle ONG, delle chiese missionarie, ecc..) e quelli che pensano che bisogna aiutare di meno perché siamo stufi di aiutare sempre, e questi sono il target privilegiato dei discorsi conservatori: “aiutiamo prima i nostri”

Dalle navi dei negrieri ai barconi dei disperati
Questi discorsi si stanno evolvendo oggi di fronte alle situazioni, sempre più frequenti, di arrivo di profughi dalle zone devastate del continente africano, le posizioni variano un pochino.

Ci sono quelli che dicono: "Sì accogliamoli per pietà, per solidarietà, per carità cristiana". Poi ci sono quelli che dicono: “Va bene se proprio dobbiamo aiutarli, aiutiamoli a casa loro. Ma non devono venire da noi perché si sa che il bambino affamato ruba il pane" (della gente così detta per bene)

Tutto questo è frutto di un discorso sbagliato sull'Africa. L’Africa è narrata da quelli che la sfruttano e l’immagine del continente ne esce al rovescio.
  • Risulta che il parassita sia l’Africa, non le multinazionali, non gli stati coloniali e neo-coloniali.
  • Risulta che è il mondo ad aiutare in continuazione l’Africa. Quando è vero proprio il contrario. I flussi di ricchezza dall'Africa verso gli altri continenti sono infinitamente superiori alle gocce che ci tornano sotto forma di crediti, aiuti, cooperazione internazionale, carità e quant'altro.
Chi ha bisogno dell'Africa
Questa è la narrazione dell’Africa che non viene mai fatta sui media occidentali. Non c’è nel discorso ufficiale. Non c’è nel discorso della maggioranza delle ONG. Tutti raccontano i mali dell’Africa ma nessuno le origini di questi mali. Ecco dunque nell'immaginario della maggioranza delle persone, compresi i suoi figli, l’Africa è vista come un continente parassita.

Ma la realtà è una altra. L’Africa non avrebbe bisogno di essere aiutata da nessuno tranne che dai suoi figli. Il sistema degli aiuti continua solo ad appesantire il debito e la dipendenza. Non chiede nemmeno la restituzioni di ciò che le è stato sottratto, sarebbe incalcolabile.

L’Africa ha bisogno che si smetta di saccheggiarla. Questo sì. L'Africa ha le risorse per farcela da sola


Jacque Chirac: Senza l’Africa la Francia sarebbe una nazione del terzo mondo

È l’Africa che aiuta l’Occidente, non il contrario .. e lo confermano anche i dati statistici. L'Africa ha solo bisogno di non essere sfruttata, derubata, invasa dalle multinazionali, svenduta ai ricchi. È ora di dire basta all'intromissione dei paesi occidentali negli affari politici, sociali ed economici dell'Africa.

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Articolo di
Maris Davis


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15 dicembre 2018

"Rights Today". Report Amnesty International, in Italia gestione repressiva dei migranti

È sconsolante l’immagine dell'Italia delineata nel rapporto "La situazione dei diritti umani nel mondo. Il 2018 e le prospettive per il 2019", pubblicato da Amnesty International lo scorso 10 dicembre. Donne sempre in prima linea in difesa dei diritti umani nel mondo.


L'organizzazione internazionale accusa l'attuale governo italiano, non solo per la strategia in materia di immigrazione, ma anche per la condotta dell'industria italiana delle armi.

L’Italia gestisce in maniera “repressiva” il fenomeno delle migrazioni, mette a rischio i diritti umani dei richiedenti asilo, adotta spesso nella politica una retorica xenofoba e pratica sgomberi forzati, senza offrire alternative.

È sconsolante l’immagine dell'Italia delineata nel rapporto "La situazione dei diritti umani nel mondo. Il 2018 e le prospettive per il 2019", pubblicato da Amnesty International in occasione del 70esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani.

"Il governo Conte si è subito distinto per una gestione repressiva del fenomeno migratorio, in cui le autorità hanno ostacolato e continuano a ostacolare lo sbarco in Italia di centinaia di persone salvate in mare, infliggendo loro ulteriori sofferenze e minando il funzionamento complessivo del sistema di ricerca e salvataggio marittimo"


"Il Decreto sicurezza", dice l’organizzazione umanitaria, "contiene misure che erodono gravemente i diritti umani di richiedenti asilo e migranti e avranno l'effetto di fare aumentare il numero di persone in stato di irregolarità presenti in Italia"

Amnesty International Italia segnala anche i pericoli del "massiccio ricorso" da parte di alcuni candidati e partiti politici a "stereotipi e linguaggio razzista e xenofobo per veicolare sentimenti populisti, identitari nel corso della campagna elettorale" di quest'anno.

Nel 2018 gli sgomberi forzati "sono continuati", colpendo soprattutto famiglie rom e gruppi di rifugiati e migranti, "senza l'offerta di alternative abitative adeguate da parte delle autorità". La "linea dura" dettata dal nuovo esecutivo sugli sgomberi "rischia di fare aumentare nel 2019 il numero di persone e famiglie lasciate senza tetto e senza sistemazioni alternative"

Nel corso del 2018 è proseguita la fornitura di armi a paesi in guerra come Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, esportazioni che violano la legge e il "Trattato internazionale sul commercio delle armi" ratificato nel 2014. A settembre è partita la sperimentazione sulle pistole a impulsi elettrici (Taser) in dotazione alle forze di polizia, per le quali l'organizzazione ha espresso preoccupazione sui rischi per la salute.

La Situazione dei Diritti Umani nel Mondo. Il 2018 e le prospettive per il 2019
Nel 2018, ovunque nel mondo, le donne si sono battute in prima linea per i diritti umani. Lo afferma Amnesty International nel presentare il proprio bilancio sullo stato dei diritti umani nel mondo per quest’anno.

Amnesty mette in guardia sul crescente razzismo e l’aumento dell’odio verso i migranti, nei confronti di donne, lesbiche, gay e transgender. Diritti e libertà conquistate in seguito a lunghe lotte sono sempre più messi in discussione.

Anche in Europa, Amnesty rileva un aumento dell'odio, dell'intolleranza e della discriminazione e una riduzione del margine di manovra della società civile. Amnesty invita gli Stati membri dell'UE e la Svizzera ad intensificare gli sforzi di politica estera per promuovere i diritti umani.

Nel 2018 abbiamo visto questi leader, autoproclamatisi “uomini duri”, tentare di sminuire il principio dell’uguaglianza, la base delle leggi in materia di diritti umani. Pensano che le loro politiche li rendano forti, ma di fatto si tratta di tattiche da bulli per demonizzare e perseguitare comunità che già sono marginalizzate e vulnerabili. "Quest'anno sono state le donne attiviste ad avere portato le risposte più visionarie a questi leader repressivi"

Le loro azioni sono descritte nella pubblicazioneLa situazione dei Diritti Umani nel mondo” (titolo in inglese Rights Today), che fornisce un’accurata analisi della situazione dei diritti umani in sette regioni nel mondo: Africa, Americhe, Asia orientale, Europa e Asia centrale, Medio Oriente e Nord Africa, Asia meridionale e Sud est asiatico.

2018. Le donne insorgono
Il crescente potere delle voci femminili non deve essere sottovalutato, afferma il rapporto. Collettivi guidati da donne, come "Ni una menos" in America Latina, si sono trasformati in movimenti di massa su una scala finora sconosciuta.

In India e in Sudafrica migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro la violenza sessuale endemica. In Arabia Saudita e Iran, attiviste hanno rischiato l'arresto per essersi opposte al divieto di guidare o all'obbligo di portare l’hijab (velo). In Argentina, Irlanda e Polonia si sono tenute importanti manifestazioni contro le leggi repressive in materia di aborto. Negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone, milioni di persone si sono unite alla seconda “Marcia delle donne” guidata dal movimento #MeToo per chiedere la fine della misoginia e degli abusi.

Controllo e pressioni
Il documento affronta anche la questione del perché le donne sono sempre più costrette a difendersi e a lottare con forza per i propri diritti. Amnesty elenca un numero crescente di politiche e di leggi volte ad opprimere e controllare le donne. I deputati polacchi e guatemaltechi continuano a battersi per leggi più severe sull'aborto, mentre negli Stati Uniti alle cliniche che offrono la pianificazione familiare vengono tagliati i finanziamenti.

Le attiviste rischiano la propria vita e la propria libertà pur di portare alla luce le violazioni dei diritti umani: tra loro c'è Ahed Tamimi, la giovanissima attivista palestinese che è stata ingiustamente imprigionata per aver osato difendere il suo popolo; Loujain al-Hathloul, Iman al-Nafjan e Aziza al-Yousef, tre attiviste tutt’ora detenute in Arabia Saudita per aver lottato per i diritti delle donne; e Marielle Franco, brutalmente assassinata in Brasile all'inizio di quest'anno per essersi battuta senza paura per i diritti umani.

Segnali preoccupanti dall'Europa
Anche in molti paesi europei si assiste a un preoccupante aumento di intolleranza, odio e discriminazione e alla contemporanea riduzione delle possibilità di azione della società civile. Di conseguenza, il tessuto sociale è sempre più incrinato. "I leader politici usano una retorica velenosa che incolpa determinati gruppi per i problemi sociali ed economici. Con la loro politica di paura, stanno creando pericolose divisioni all'interno della società"

In tutta Europa determinati gruppi si sentono incoraggiati a diffondere odio e discriminazione e ad avere un'influenza a livello politico. Allo stesso tempo, i partiti consolidati riprendono queste stesse idee e usano la stessa odiosa retorica. Con il sostegno di alcuni politici e di parte dei media diventa sempre più normale diffondere odio e intolleranza.


Critica della politica estera degli Stati europei (Svizzera compresa)
L'Unione Europea e i suoi Stati membri devono reagire di fronte agli attori internazionali che si ritirano dagli accordi in materia di diritti umani o addirittura li violano. Amnesty International chiede loro un più forte impegno in politica estera a favore dei diritti umani.

Anche in Svizzera l’agenda politica continua ad essere determinata da interessi di politica economica e di politica di sicurezza che minacciano di causare passi indietro in materia di protezione internazionale dei diritti umani. Affinché la Svizzera, con Ginevra "capitale mondiale dei diritti umani", possa apparire come una convincente sostenitrice dei diritti umani, deve orientare maggiormente la sua politica in questo senso.

La preferenza unilaterale del Consiglio federale svizzero nei confronti di interessi economici o securitari, in particolare per quel che riguarda il controllo delle esportazioni di armi, è in contrapposizione con l'immagine di tradizione umanitaria che il paese ama sfoggiare.

Inoltre la Svizzera non ha firmato il Trattato internazionale sulla proibizione delle armi nucleari e continua a rinviare la creazione di un'istituzione nazionale per i diritti umani. Fatti che non sono coerenti rispetto agli obiettivi di politica estera in materia di promozione della pace e dei diritti umani e con le dichiarazioni della diplomazia svizzera in questo ambito.

Download Report Amnesty International




Articolo a cura di
Maris Davis


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In Nigeria non si può più essere cristiani

Bambini e neonati uccisi, donne e disabili massacrati, case incendiate. Racconto della strage di Natale per mano dei pastori...