19 settembre 2017

La storia di Rebecca, per due anni prigioniera di Boko Haram

La sua fede l'ha salvata. Invocava Dio mentre la facevano pregare verso la Mecca. Rebecca è stata sequestrata e violentata dai membri di Boko Haram, ed è rimasta prigioniera dei miliziani islamici per due anni finché non è riuscita a fuggire.

Rebecca

I terroristi di Boko Haram hanno lanciato il piccolo Zacharias, di appena due anni, nel lago Ciad, in cui è morto affogato, perché sua madre si rifiutava di avere rapporti sessuali con i miliziani. Era il secondo figlio che Rebecca ha perso dopo essere stata sequestrata dal gruppo terroristico. Era tale la violenza esercitata su di lei che le hanno rotto i denti e ha perso il bambino che aspettava.

Il calvario di Rebecca è iniziato quando Boko Haram ha attaccato il suo villaggio all'inizio del 2015, Baga, situato nel nord-est della Nigeria. Ha dovuto fuggire correndo insieme al marito, Vitrus, e ai due figli, Zacharias di due anni e Jonathan di uno. Rebecca, 24 anni, essendo incinta, non riusciva a tenere il ritmo. La coppia ha deciso di separarsi perché il gruppo terroristico uccide subito gli uomini e sequestra le donne.

Boko Haram ha raggiunto la donna, cristiana, e i suoi due figli, e subito si è sentita una raffica di colpi di arma da fuoco. Rebecca ha pensato che avessero assassinato Vitrus, che a sua volta ha pensato che sua moglie fosse stata uccisa.

La ragazza è stata portata in un campo di addestramento di Boko Haram. È stata costretta a lavorare incessantemente ed è diventata una schiava sessuale dei miliziani. Rebecca non voleva concedersi ai terroristi, e per questo è stata picchiata al punto da perdere il bambino che aspettava e di veder assassinato il figlioletto Zacharias nel lago Ciad.

I terroristi volevano che Rebecca rinnegasse Gesù Cristo e la costringevano a recitare il Corano cinque volte al giorno, ma quando, in ginocchio, chinava la testa in direzione della Mecca, dentro di sé recitava: “Nel nome di Gesù, ti amo, Signore Gesù

I miliziani la costringevano anche a recitare il “rosario” musulmano, e a ogni grano lei diceva un’Ave Maria.

Alla fine Rebecca è stata violentata ed è rimasta incinta di un terrorista di Boko Haram

Dopo due anni di questo inferno la donna è riuscita a fuggire dal campo con il figlio Jonathan e il bambino frutto della violenza del miliziano.

Rebecca ha trascorso settimane persa nel nord della Nigeria finché non è riuscita a tornare nel suo villaggio, dove ha ritrovato il marito. Vitrus, pensando che la moglie fosse morta, stava per sposarsi con un’altra donna.

La storia di Rebecca è stata una di quelle ascoltate nella "Notte dei Testimoni", una manifestazione organizzata dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) e presieduta dal cardinale arcivescovo di Madrid, Carlos Osoro, nella cattedrale dell’Almudena di Madrid (Spagna).

La storia della donna nigeriana è stata raccontata da Raquel Martín, responsabile della comunicazione di ACS Spagna che ha conosciuto personalmente Rebecca a marzo durante un viaggio in Nigeria organizzato dalla fondazione pontificia.

Grazie alla sua comunità e alla Chiesa locale, la coppia ha intrapreso un cammino (di riparazione) che le ha permesso di tornare insieme e di far sì che Vitrus accettasse il figlio frutto dello stupro del terrorista

Io ho tenuto Christopher, il bimbo figlio del miliziano che l'ha violentata, tra le braccia e vi assicuro che senza la presenza di Gesù sarebbe umanamente impossibile che questa famiglia sia ora unita, che il bambino sia stato accettato, che Rebecca lo guardi con amore infinito senza essere influenzata dall'odio per suo padre, il terrorista"



Articolo a cura di
Maris Davis

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