28 maggio 2016

Boko Haram ha distrutto più di mille scuole in Nigeria, nel solo 2015

Chi studia muore. Solo nel 2015 in Nigeria, in una sola regione, quella del nord-est, 1.100 istituti sono stati chiusi o distrutti. A Maiduguri, capoluogo del Borno State, si va in classe due giorni a settimana.

Nel 2014 Boko Haram aveva ucciso più persone dell'Isis (oltre seimila), guadagnandosi lo scettro di gruppo terroristico più criminale del mondo. Ma c’è un’altra vittima illustre dei jihadisti in Nigeria, l’educazione. Solo nel 2015, infatti, e solo nella regione del lago Ciad, attorno al quale Boko Haram combatte senza sosta nel nord della Nigeria, sono state chiuse o distrutte più di 1.100 scuole.

600 insegnanti uccisi. Secondo Irin News, tra il 2009 e il 2015 i terroristi islamici hanno ucciso più di 600 insegnanti. Boko Haram dal 2009 tempesta il nord del paese per cacciare tutti i cristiani e fondare uno Stato islamico. Uno dei primi obiettivi dei jihadisti sono le scuole, colpevoli di insegnare altre materie oltre al Corano e di essere plagiate dai successori dei colonizzatori occidentali.

Docenti in fuga. Oltre a quelli uccisi, altri 19 mila professori sono scappati dalle scuole dove insegnavano a causa della violenza. Migliaia di altri sono stati minacciati, feriti o rapiti. Racconta Ahmadu Abba, 42 anni, docente in una scuola della capitale dello Stato di Borno, Maiduguri, dove gli attentati si susseguono da anni. "È da 20 anni che insegno, sono sempre spaventato di entrare in classe. La maggior parte dei miei colleghi è stata uccisa o ferita. In città le lezioni si tengono solo due giorni a settimana e quando è periodo di esami contingenti dell’esercito vengono schierati a protezione degli edifici. Un sacco di volte ho pensato di cambiare lavoro a causa dell’insicurezza"

"Chiunque può piazzare una bomba" Il governo assicura di aver già aumentato al massimo la protezione, ma Hadiza Bashir, vedova con sette figli, insegnante in una scuola elementare di Maiduguri, non è d’accordo: "Non c’è un cancello a bloccare l’entrata e nessuna guardia a vedere chi entra e chi esce. Chiunque potrebbe venire dentro e piazzare una bomba. Molti nigeriani risolvono il problema della sicurezza rifiutando le proposte di lavoro che vengono dal nord-est del paese. Di recente ho rifiutato una proposta a Gashua, presso l’università federale dello Stato di Yobe (uno dei più colpiti da Boko Haram). Ho pensato che fosse troppo rischioso per me andare a lavorare là"

Boko Haram vince la guerra contro l'istruzione. Boko Haram, che significa "l'educazione occidentale è proibita", rappresentato dai terroristi nigeriani che nell'agosto 2014 hanno giurato fedeltà allo Stato Islamico (Isis), ha vinto la sua jihad contro l'istruzione.

In Nigeria, secondo i dati dell'Unicef, dal 2009 oltre un milione di bambini sono rimasti senza scuola a causa delle violenze e delle stragi di Boko Haram

I terroristi hanno fatto le prime pagine in tutto il mondo nel 2014 dopo che hanno rapito quasi 300 studentesse nella cittadina di Chibok, ma in tutto il Nordest del paese, zona a maggioranza musulmana, le cifre sono impressionanti. Nello Stato del Borno, lo stesso del rapimento delle studentesse, sono stati uccisi almeno 350 insegnanti e 512 scuole sono state distrutte. Nel confinante stato di Yobe, Boko Haram ha ucciso 128 studenti in cinque scuole, incendiando centinaia di classi.

La scuola distrutta di Chibok, Borno State
A due anni dall'attacco di Boko Haram, la scuola di Chibok è ancora ridotta a un cumulo di macerie. Nell'aprile del 2014, i terroristi hanno assalito la scuola rapendo quasi 300 studentesse mentre dormivano, e distruggendo tutto. Cinque mesi prima, 40 studenti erano stati massacrati nel sonno in un collegio agrario a Gujba, ad appena 25 chilometri di distanza. Due mesi prima, a Buni Yadi un'altra scuola nelle vicinanze di Chibok era stata distrutta e uccisi 50 studenti mentre dormivano nel sonno

"Chiediamo al governo di ricostruire, con urgenza, le scuole cosicché i nostri bambini possano di nuovo studiare". Moltissimi sono i villaggi e le città messe a ferro e fuoco da Boko Haram provocando due milioni e mezzo di profughi, in pochissimi sono tornati, molti altri non potranno mai più rientrare semplicemente perché la loro casa non c'è più.

Non solo le studentesse di Chibok. Dal 2014 e fino a tutto il 2015 si stima che Boko Haram abbia rapito quasi 2.500 ragazze, tutte giovani come quelle di Chibok, ragazze tra i 12 e i 17 anni. Costrette a diventare schiave sessuali, costrette a convertirsi all'Islam e a sposare i loro stessi aguzzini, altre diventate bombe umane, kamikaze per provocare attentati in luoghi affollati, come stazioni, luoghi di di culto, mercati.

Zone e luoghi dove Boko Haram ha colpito in questi anni
L'offensiva di quattro eserciti, Niger, Nigeria, Ciad e Camerun, contro Boko Haram iniziata più di un anno fa ha finalmente dato i suoi frutti. Molti territori che prima erano sotto il controllo dei miliziani islamici sono stati riconquistati e messi in sicurezza, sono stati arrestati o uccisi molti capi, liberati centinaia di prigionieri e centinaia di donne e ragazze schiave. Ora Boko Haram sembra relegato nella foresta di Sambisa, storica roccaforte dei Jihadisti nigeriani.

Per la Nigeria ora è indispensabile ricostruire le scuole, i villaggi e le città distrutte, ricostruire il tessuto sociale, e soprattutto deve ridare fiducia ad una popolazione stremata dalle violenze. Vincere Boko Haram e l'integralismo non significa solo sconfiggerlo militarmente.

Ma in Nigeria, uno dei paesi con una delle più forti economie del continente africano, non ha mai vinto il buon senso, hanno sempre vinto gli interessi particolari di questa o quella etnia, di questo o quel partito politico, dei cristiani che devono dividere il potere con i mussulmani. La Nigeria è un paese ricco, si dice, ma è una ricchezza nelle mani di poche "elite" economiche, politiche o religiose.

Emergenza umanitaria. L'Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (UNHCR) riferisce, proprio in questi giorni, di un'emergenza umanitaria senza precedenti nella regione del lago Ciad, un peggioramento drammatico della sicurezza e di una situazione vicina al collasso. In tutto 2,7 milioni di persone sono sfollate nell’area del Bacino del Lago Ciad a causa della violenza del gruppo di Boko Haram; 2,1 milioni di persone sono da considerarsi profughi interni, oltre 600 mila si sono riparati nei paesi vicini, 241 mila dei quali in Niger, circa 200 mila in Camerun. Gravissima la situazione a nel campo profughi di Diffa.

Lasciare che più di un milione di bambini non possa più studiare è come dire che davvero Boko Haram ha vinto, nonostante la sua sconfitta militare

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27 maggio 2016

Le schiave sessuali dell'Isis, quello che i mass-media non dicono

"Sono stata stuprata trenta volte solo oggi, e non è ancora mezzogiorno. Non sono in condizioni di andare al bagno. Per favore bombardateci"

Sono queste le parole sconvolgenti riferite da una giovane yazidi durante una conversazione via cellulare con degli attivisti di #Compassion4Kurdistan. In base a un articolo di Nina Shea sul The American Interest, quella ragazza non è l'unica. Ragazze e donne continuano ad essere vendute per riempire le casse dell'abominio che si è autoproclamato “Stato Islamico, e per attirare giovani uomini alla barbarie del jihad in Iraq e in Siria.

E mentre l'Europa si perde a costruire muri e barriere nell'intento di fermare le moltitudini che scappano proprio da quella guerra orribile "la schiavitù sessuale di donne cristiane e yazidi nelle mani dei militanti dello Stato Islamico resta ampiamente ignorata". Un crimine contro l'umanità di cui nessuno parla.

Il direttore del Wilson Center Middle East, Haleh Esfandiari, osserva che "I Governi arabi e musulmani, pur condannando ad alta voce lo Stato Islamico come organizzazione terroristica, tacciono sul trattamento riservato alle donne, a tutte le donne, anche alle loro, a cui non esitano a mozzare qualche arto per qualsiasi ribellione"

Anche la reazione della Casa Bianca è di un silenzio assordante. Il resoconto 2015 del Dipartimento di Stato nord-americano sul traffico sessuale dedica solo due brevi paragrafi su 380 pagine all'istituzionalizzazione della schiavitù sessuale da parte dello Stato Islamico.

"Ad agosto 2014, poco dopo che lo Stato Islamico aveva istituito il suo califfato, hanno iniziato a catturare donne e ragazze non sunnite e a darle come premio o a venderle come schiave sessuali. Nella grande maggioranza erano donne yazidi, ma in base ai resoconti dell’ONU c’erano anche cristiane, tra i cui racconti angoscianti ci sono quelli di bambine di 9 anni violentate dai loro padroni

Frank Wolf, ex deputato nord-americano che a gennaio 2016 ha intervistato alcuni rifugiati in Kurdistan, ha ascoltato il racconto di Du’a, un’adolescente yazidi tenuta prigioniera a Mosul con altre 700 ragazzine della stessa etnia. Gli ostaggi erano separati in base al colore degli occhi e i membri dello Stato Islamico le sceglievano per sé come prodotti. Il "resto" era separato tra "belle" e "brutte". Le più belle erano date in dono a membri di spicco dello Stato Islamico.

In questi primi mesi dell'anno, il SITE Intelligence Group, che monitora le attività on-line degli estremisti, ha scoperto su Twitter un opuscolo dello Stato Islamico che annunciava che le ragazzine catturate in battaglia sarebbero state i tre primi premi di un concorso di recitazione del Corano realizzato in due moschee siriane. La copertura dello scandalo si è limitata a messaggi via Internet.

Il fenomeno è così innegabile che "giuristi islamici" hanno dovuto fare dei pronunciamenti teologici al riguardo: il Dipartimento della Fatwa dello Stato Islamico ha chiarito che "le femmine dei Popoli del Libro, incluse le cristiane, possono essere schiavizzate a fini sessuali, ma le musulmane apostate no"

Non si conosce il numero delle schiave sessuali. A marzo, 135 donne e bambini erano tra i sequestrati di 35 villaggi cristiani della regione del fiume Khabour, in Siria. Lo Stato Islamico ha chiesto 23 milioni di dollari per il riscatto, che ovviamente le famiglie non erano in condizioni di pagare. "Ora appartengono a noi", hanno scritto i fanatici. Le meno giovani sono state liberate, le più giovani no. Anche se non ci sono conferme, la cosa più probabile è che siano state ridotte in schiavitù.

"La schiavitù sessuale deve essere vigorosamente condannata come parte di un genocidio religioso tanto quanto le orribili decapitazioni"

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26 maggio 2016

Eritrea, la prigione d'Africa. Non c'è niente da festeggiare

A 25 anni dall'Indipendenza l’ex colonia italiana celebra un quarto di secolo di vita con parate e fuochi d’artificio. Ma il regime del presidente Afewerki lascia una sola speranza ai suoi giovani. La fuga.

Chissà se avrà festeggiato il giorno dell’indipendenza il ragazzo con i tatuaggi sulle braccia, due scritte in inglese dipinte prima di scappare dal suo Paese-prigione: "Stato di diritto" e "Passa tutto". Aveva 24 anni l’estate scorsa, l’ha fotografato alla stazione di Milano la reporter senegalese Ricci Shryock. Uno dei 40 mila eritrei che nel 2015 hanno raggiunto l’Italia attraversando il Sahara e il Mediterraneo, scappando da un Paese che secondo l’ultimo rapporto Onu è teatro di "gravi e diffuse violazioni dei diritti umani"

Forse non c’è nazione al mondo che si "svuota" così velocemente: su 4,5 milioni di abitanti, il 9% sono fuggiti all'estero negli ultimi anni. Dopo i siriani, gli eritrei sono il gruppo più numeroso in arrivo in Europa. L’anno scorso solo 475 su 40 mila hanno chiesto asilo nel nostro Paese. Gli altri puntavano oltre le Alpi, Svizzera, Germania, Olanda le mete. L’Italia no, forse perché è come se ci fossero cresciuti. Non c’è posto in Africa più italiano di Asmara, la capitale dell’ex colonia che tra parate e fuochi d’artificio ha celebrato i 25 anni di indipendenza dall'Etiopia.

Il 24 maggio del 1991 l’esercito del Fronte popolare di liberazione dell’Eritrea (FPLE) entrava ad Asmara accolto dalla popolazione in festa. L’Eritrea era indipendente dopo una lotta trentennale contro l’Etiopia, cui era stata federata dall'Onu nel 1952, e che l’aveva annessa dieci anni dopo. Era stata una lotta durissima, nell'isolamento internazionale ma fortemente sostenuta dalla popolazione.

Il risultato del referendum di autodeterminazione, tenutosi nell'aprile del 1993 sotto l’egida dell’Onu, ne è la testimonianza più chiara: il 99,83% dei voti furono per l’indipendenza. L’Eritrea diventava a tutti gli effetti il 53° stato africano e aveva il suo seggio alle Nazioni Unite e all'Organizzazione dell’Unità Africana (ora Unione Africana). I festeggiamenti, sia in Eritrea che nelle comunità della diaspora, durarono giorni. Momenti di tripudio indimenticabili per tutti coloro, eritrei e non, che ebbero la fortuna, e l’onore, di potervi partecipare.

Asmara, Eritrea (Cinema Impero)
Le bici e il cinema Impero .. Il nome Eritrea (dal greco, rossiccio) uscì nel 1890 dalla penna di Carlo Dossi, scrittore amico del presidente del Consiglio Francesco Crispi. Roma governò quello spicchio d’Africa per mezzo secolo. Asmara sfoggia ancora l’architettura modernista dei nostri anni Venti e Trenta. E poi il Cinema Impero, il Liceo Marconi, il cocktail Negroni, il culto del caffè macchiato, la bici come sport nazionale e unico mezzo di locomozione in un Paese-caserma dove il servizio militare obbligatorio (perenne dai 16 anni in su) viene pagato con 30 euro al mese. La prima bici arrivò da Roma nel 1898, nel 1946 si corse il primo Giro dell’Eritrea (comunque riservato agli italiani).

Oggi gli stranieri invitati dal presidente-padrone Isaias Afewerki fanno un viaggio nel tempo sulla ferrovia da Massaua ad Asmara, capolavoro della nostra ingegneria. Le funzionanti locomotive, costruite ottant’anni fa, sono un po’ l’equivalente eritreo delle vecchie decappottabili americane circolanti a Cuba.

Ciclisti e calciatori .. Se l’America di Obama ha riallacciato i rapporti con Cuba e dei vetusti Castro. L’Eritrea del settantenne Afewerki rimane uno dei Paesi più chiusi e isolati del mondo. Internet è un lusso per l’1% della gente. I ciclisti eritrei corrono il Tour de France con una squadra del Sudafrica, e quando tornano sono accolti con adunate di piazza. Se tornano: l’anno scorso dieci giocatori di calcio in trasferta hanno chiesto asilo politico in Botswana.

Speranze disattese .. Molti sono gli eritrei residenti all'estero che sono tornati a casa per le celebrazioni, ma molti di più sono quelli che non torneranno, per non festeggiare con il governo di Isaias Afwerki che ha deluso le speranze di libertà, pace e sviluppo che avevano sostenuto la lotta per l’indipendenza. In Eritrea in 25 anni non è stata promulgata la costituzione e non ci sono mai state elezioni politiche. Vige un regime a partito unico, lo stesso fronte di liberazione che ha cambiato nome, Fronte popolare per la democrazia e la giustizia (PFDJ).

Le violazioni dei diritti umani, civili e individuali sono tanto gravi da meritare di essere indagati dall'apposita commissione dell’Onu. Le prigioni sono piene di prigionieri politici e per reati di opinione. L’economia è rigidamente statalizzata e al collasso. Dal paese un flusso continuo di giovani, ormai anche molti minorenni, cerca rifugio nei paesi vicini e finisce per incamminarsi verso le sponde del Mediterraneo, nelle mani dei trafficanti di esseri umani. La popolazione, al momento della liberazione compatta e coesa, è ora divisa tra chi sostiene il governo e chi vi si oppone strenuamente.

La guerra permanente .. Il servizio militare permanente, nella famigerata base di Sawa, lo Stato di diritto che è soltanto un tatuaggio (rule of law) sulle braccia di chi scappa oltre i cecchini, al di là delle montagne. Chi non ha soldi per i passatori resta sul lato sbagliato del Sahara, bloccato in Sudan o nei campi profughi dell’Etiopia, il grande spauracchio del regime eritreo. Venticinque anni dopo l’indipendenza di quella che fino al 1991 era una provincia di Addis Abeba, i vicini-nemici sono sulla carta ancora in guerra. Per Asmara è un motivo sufficiente per costringere sotto le armi (di fatto ai lavori forzati) due terzi dei giovani che finiscono la scuola. E quei duemila ragazzi e ragazze che scappano ogni mese tutto sommato non dispiacciono al regime. La grande paura di Afewerki è una rivolta interna. Chi scappa non si ribella. E una volta all'estero manda soldi alle famiglie rimaste a casa.

Imprese .. Qualcosa sta cambiando, a sentire i diplomatici italiani che sono un po’ l’orecchio del mondo in terra eritrea. Si coglie qualche apertura nel monolite del potere, più timida di quanto si vorrebbe. Qualche impresa tricolore, dal tessile al fotovoltaico, porta lavoro (e valuta pregiata allo Stato). In un mondo di crisi umanitarie concorrenti, la fortezza Eritrea con le sue italiche facciate moderniste non fa l’effetto delle macerie dove si combattono le guerre. Ma per commuoverci forse bastano tre parole, rule of law, tatuate sul braccio di un ragazzo che fugge.

Una lettera per ricordare .. A testimonianza dell’atmosfera in cui si celebrerà questo primo quarto di secolo di indipendenza, riporto di seguito una lettera pubblicata nei giorni scorsi sulla pagina Facebook di Miriam September, molto probabilmente solo uno pseudonimo che vuole ricordare una delle quattro donne sparite nelle prigioni eritree. Miriam Hagos, ex combattente per la libertà, partigiana insomma, e operatrice culturale molto in vista ad Asmara fino all’arresto, nel settembre del 2001. Da allora, di lei non si sa più niente, come di tutti coloro che furono arrestati il 18 settembre e nei giorni seguenti: politici di peso, membri del comitato centrale e del comitato esecutivo del partito, ex ministri, giornalisti indipendenti, uomini d’affari. Gli arresti per motivi politici e reati d’opinione sono continuati in modo meno clamoroso nel corso di tutti questi anni. Della stragrande maggioranza degli arrestati non si sa più niente.

Miriam September si rivolge a coloro che sono tornati in Eritrea per le celebrazioni dell’indipendenza:

"A tutti coloro che si preparano ad andare ad Asmara per il giorno dell’indipendenza.

Sono sicura che state facendo le valigie e state davvero aspettando con ansia il viaggio che vi riporterà a casa. Sarà una festa imponente. Mi aspetto un sacco di gente, cibo, divertimento, musica e fuochi artificiali. Non è vero?
Così penso sia giusto ricordarvi alcune cose. Cose che potreste aver semplicemente negato, o che non avete mai sentito o creduto che potessero essere vere.

Vi voglio ricordare che, secondo l’ex capo della sicurezza del PFDJ, ora con l’opposizione, ci sono prigioni segrete sotto un paio di bar nel centro di Asmara … gente che non ha visto la luce del sole per anni è tenuta là sotto. Alcuni sono stati ormai dimenticati.

Vi voglio ricordare che ci sono container usati come prigioni nascosti tra i fichi d’India sulle colline ad est di Asmara, non lontano dalla città.

Vi voglio ricordare che, secondo ex guardie carcerarie e prigionieri che sono scappati dall’Eritrea, i nuovi prigionieri sono bendati e incappucciati al loro arrivo e si possono sentire urla di dolore durante gli interrogatori. Talvolta per giorni interi. Ai prigionieri, di norma, difficilmente viene detto perché sono stati imprigionati e per quanto tempo resteranno in questa condizione. A una persona ben conosciuta il motivo della sua detenzione è stato svelato il giorno del suo rilascio, 13 anni dopo. Aveva detto qualcosa contro il regime in un bar la sera stessa in cui è stato portato via.

Vi voglio ricordare che l’Eritrea ha più di 360 prigioni conosciute, i cui nomi sono di pubblico dominio. Tuttavia, secondo una guardia carceraria, la maggior parte delle prigioni sono segrete. Per chi sono state costruite tutte queste prigioni?

Vi voglio dire che alcune ville ad Asmara e Massawa sono prigioni.

Vi voglio ricordare che queste prigioni sono piene zeppe dei nostri partigiani, dei nostri soldati, dei nostri giovani, dei nostri contadini che hanno combattuto per l’indipendenza o lavorato per costruire il nostro paese … e quando i fuochi d’artificio saliranno nei cieli dell’Eritrea e voi comincerete a brindare … vi voglio ricordare che loro sentiranno i suoni della vostra festa.

Per quanto riguarda le migliaia di noi che non torneranno a casa … non è perché non amiamo il nostro paese, o perché non siamo orgogliosi di come i nostri eroi partigiani hanno conquistato l’indipendenza dell’Eritrea, ma perché non teniamo la bocca chiusa su come pochi pensano di avere il diritto di rinchiudere come animali selvatici, a loro piacere, una parte significativa della nostra gente. Perciò siamo considerati traditori, a prescindere dal nostro stesso contributo o dai nostri sacrifici per l’Eritrea.

Ricordatevelo, se volete"

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23 maggio 2016

Sempre più vittime di tratta e sfruttamento grave, triplicate le nigeriane

Un triste primato quello dell'Italia, prima in Europa per persone sfruttate. Almeno cinquantamila le vittime. Triplicate le nigeriane sfruttate sessualmente.

Almeno 50 mila persone portate in Italia per essere sfruttate sessualmente o lavorativamente. È un record triste quello dell'Italia, è al primo posto tra i 28 Stati membri UE per numero di vittime di tratta. E il trend è in preoccupante crescita, visto che fino al 2013 erano emersi "solo" 6.572 casi. Secondo l'ILO, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, sono 21 milioni, nel mondo, le persone costrette al lavoro forzato, 5,5 milioni i minori sfruttati sessualmente o per lavoro.

Tra il 2014 e il 2015, in Italia, sono triplicate le donne nigeriane sfruttate sessualmente. Le denunce sono passate tra 373 a 1.470, ma le nigeriane sfruttate in Italia si stima siano tra le 27.000 e le 30.000 e sono più presenti al Nord che al Sud. Triplicato anche il numero di arrivi via mare di ragazze dalla Nigeria, erano 1.400 quelle arrivate nel 2014, sono state più 5.000 quelle arrivate del 2015, sono già oltre 1.600 quelle sbarcate nei soli primi tre mesi di quest'anno.

Rumene e Bulgare le più sfruttate. Ma la maggioranza delle vittime di tratta, il 65%, viene dagli Stati Membri UE, Romania e Bulgaria in testa. Gli arrivi dai Paesi terzi provengono soprattutto da Nigeria e Brasile. Quanto sia difficile aggredire il fenomeno, del tutto sommerso, lo testimonia l'Eurostat, che parla di soli 8.805 rinvii a giudizio e 3.855 condanne in tutta Europa "Tendenzialmente il fenomeno della traffico di esseri umani è in aumento in quanto anche legato alla crescita dei flussi migratori"

Il picco migratorio attrae speculatori e organizzazioni mafiose. Il governo ha approvato un piano nazionale d'azione, con misure di contrasto e prevenzione. è un primo passo, perché significa occuparsi del fenomeno nello specifico.

Gli interventi riguardano la prevenzione, la cooperazione internazionale e l'assistenza alla persona. La tratta va contrastata seguendo i soldi, come si fa con la mafia, e togliendo le persone dalla posizione di ricatto. Al momento sono stati stanziati 8 milioni di euro per progetti alla persona. "Sono pochi, e si potrebbero aumentare indirizzando i fondi europei del Piano operativo sicurezza, che ammontano a un miliardo di euro in sette anni"
(Fonte: UIL Immigrazione)
Suor Eugenia Bonetti, responsabile ufficio tratta USMI
Presente al convegno della UIL sul traffico di esseri umani



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21 maggio 2016

Africa occidentale, tra terrorismo islamico, religioni, tradizioni animiste, sette religiose e sfruttamento

Rituale woodoo in Benin
L'Africa è il continente al mondo con più conflitti (più di 20 Stati sono in guerra), dove povertà, corruzione e bassa scolarizzazione creano un terreno fertile su cui il terrorismo islamico può proliferare, favorito dagli inadeguati interventi militari occidentali e dal fallimento delle primavere arabe.

Una miriade di gruppi terroristici gravitano intorno all'ISIS e "Al Qaeda", finanziandosi con traffici di droga, armi, sequestri di persone e, non ultimo, traffico di esseri umani.
  • Boko Haram, il cui nome è dovuto alla dura repressione all'Occidente, inteso come corruttore dell'Islam. Si ispira all'Isis, nel 2014 proclamò lo Stato Islamico in un vasto territorio nel nord-est della Nigeria, in sei anni ha provocato oltre ventimila morti, due milioni e mezzo di profughi, rapimenti e stupri di massa. Ha distrutto e bruciato chiese cristiane, strutture scolastiche e interi villaggi.
  • Al Qaeda nel Magreb islamico (Aqim), nel 2013 tentò un colpo di stato in Mali e per oltre un anno impose una sharia islamica stretta nel nord del paese. Distrusse monumenti, antichità e testimonianze storiche.
  • Al Mourabitoun, "le sentinelle", gravitano nella galassia di "Al Qaeda" recentemente hanno colpito in Costa d'Avorio con un attentato, un paese che fin'ora sembrava immune dall'estremismo islamico.
La Nigeria è tra i 14 stati del mondo in cui, di fatto, è negata la libertà religiosa e dove è pericoloso essere cristiani a causa dell'estremismo islamico di Boko Haram e di una "frangia" di popolazione mussulmana degli Stati del Nord Nigeria che per anni ha appoggiato con forme più o meno esplicite la lotta armata di Boko Haram contro le minoranze cristiane.

In Africa il profondo processo di sincretismo (assimilazione, fusione di elementi tra diverse religioni) ha reso possibile la coesistenza delle religioni tradizionali con quelle rivelate. La prima presenza di missionari cristiani nell'Africa Occidentale è legata strettamente agli iniziali tentativi di evangelizzazione, intrapresi verso la metà del XVII secolo, in quella vasta zona dell'Africa che fu la culla della "tratta degli schiavi".

Come lo fu lo schiavismo anche l'imposizione delle religioni occidentali sono state il segno che l'Africa è sempre stato considerato un luogo di conquista perché abitato da popolazioni "primitive" considerate inferiori. E la dimostrazione di ciò è stata la "teoria del razzismo scientifico" ampiamente diffusa in occidente nel XIX secolo, e secondo la quale i "negri", proprio perché dalla pelle scura, non potevano avere l'intelligenza dei bianchi occidentali. Secondo tale teoria gli africani erano posizionati a metà tra l'homo sapiens occidentale e il regno animale.

La "teoria del razzismo scientifico" fu poi la "scusa" giuridica per la colonizzazione, ovvero la spartizione dell'Africa da parte delle grandi potenze europee. Dalla metà del XIX secolo e fino agli anni '60 l'intero continente africano subì non solo una vera e propria occupazione politica, ma anche il suo sfruttamento economico. Agli africani vennero imposte leggi occidentali, religioni occidentali e le lingue occidentali. Se nei secoli precedenti gli africani diventavano schiavi nel "Nuovo Mondo" e fuori dall'Africa, con la colonizzazione iniziata nel XIX secolo, per 150 anni gli africani sono diventati schiavi a casa loro.

La fine della colonizzazione in Africa, avvenuta nei primi anni '60, non ha però impedito la fine del suo sfruttamento economico e commerciale che ora avviene con modi diversi, attraverso la corruzione, attraverso l'imposizione di governi "fantoccio" appoggiati dall'occidente, di multinazionali aggressive e potentissime dal punto di vista economico. In tutto questo si mescola poi la religione, i fanatismi, l'integralismo islamico, le divisioni su base etnica, ed è anche per questo che oggi l'Africa è in assoluto il continente più litigioso al mondo.

"Aiutiamoli a casa loro". Un motto che che oggi va di moda in Italia e in Europa. Ma aiutare gli africani a casa loro significa sopratutto non sfruttarli, permettere agli africani di usufruire loro stessi delle ricchezze dell'Africa, permettere agli africani di eleggere democraticamente i loro governanti, smetterla di intromettersi come piovre nei meccanismi commerciali, economici e politici degli stati africani.

Un giorno una persona di un certo livello sociale e anche molto istruita mi disse, a proposito dell'ENI che da 50 anni "ruba" il petrolio della mia Nigeria, "ma i nigeriani NON hanno la tecnologia e la conoscenza necessaria per estrarre e raffinare loro stessi il loro petrolio", un'implicita dimostrazione che la "teoria del razzismo scientifico", anche nel 2016, è ben radicata nel cervello di molti bianchi occidentali, come se gli africani non fossero in grado di amministrare da soli le loro ricchezze, una giustificazione per dire che lo sfruttamento dell'Africa da parte dell'occidente è ancora necessario.

Boko Haram. Il gruppo terroristico conosciuto come Boko Haram, di ispirazione sunnita, è diffuso nella Nigeria del Nord, in particolare nelle regioni orientali. Boko Haram deriva dalla parola hausa "Boko", educazione occidentale, e dalla parola araba "Haram", che indica un divieto legale, per l'Islam "tutto ciò che è peccato". Due parole che riassumo i principi dei "Boko Haram" ovvero combattere l'educazione occidentale perché, per l'Islam integralista, è sacrilega. La Chiesa dei Cristiani Celesti è una fede "sincretica" africana fondata nel 1947 in Benin da Samuel Oshoffa un falegname yoruba. Il movimento si è diffuso rapidamente in tutta l'Africa occidentale. Ha assorbito vari elementi della liturgia cristiana protestante, nello stesso tempo ha assunto pratiche da rituali "woodoo"
Woodoo (o Vudù), è una vera e propria religione di origine africana (precisamente del Benin) ed esportata nelle americhe dagli schiavi africani nei XVIII e XIX secolo. Oggi presenta caratteri sincretici e fortemente esoterici. La parola woodoo significa letteralmente "spirito", "divinità", ancor meglio precisata con la frase "segno del profondo". Il woodoo combina elementi ancestrali estrapolati dall'animismo tradizionali, ma che negli ultimi secoli è stato contaminato da concetti tratti dal cattolicesimo. La Basilica di Nostra Signora della Pace a Yamoussoukro in Costa d'Avorio, secondo il Guiness dei Primati, sarebbe la chiesa più grande del mondo. La Basilica cattolica ha una superfice di 30.000 metri quadrati, ispirata alla Basilica di San Pietro in Vaticano. Alta 158 metri contro i 133 di San Pietro, è anche più lunga e più larga dell'originale che si trova nella Città del Vaticano.

Le religioni nei Paesi dell'Africa occidentale. Tutti a maggioranza cristiana ad eccezione della Sierra Leone, Burkina Faso e Nord Nigeria.

Sierra Leone .. 6,1 milioni di abitanti. La religione dominante è l'Islam (sunniti 53%, sciiti 8%, altri mussulmani 15,7%). I cattolici sono il 7%, altri cristiani il 14%. Non mancano poi compenetrazioni tra le religioni rivelate e i tradizionali culti tribali.

Il territorio fu venduto nel 1788 da un re indigeno al Regno Unito con uno scopo ben preciso, quello di dare ospitalità e rifugio agli africani senza patria e agli schiavi liberati. Tale vicenda è ben ricordata nel nome della sua capitale Freetown, ovvero "città liberata".

Liberia .. 4,3 milioni di abitanti. La religione maggiormente professata è quella cristiana (85,6% della popolazione, quasi tutti protestanti). I mussulmani sono il 12,2% mentre il resto della popolazione è animista.

Nel 1822 coloni afroamericani stabilirono sulle sue coste una colonia di "liberi uomini di colore", come rifugio per gli schiavi liberati dagli Stati Uniti e dalle Indie Occidentali Britanniche. Essi vedevano nel continente africano, dal quale i loro avi erano stati deportati, la "terra promessa". La capitale Monrovia, venne intitolata a James Monroe, l'allora Presidente degli Stati Uniti d'America.


La Basilica di "Nostra Signora della Pace"
a Yamoussoukro nella Costa d'Avorio
Costa d'Avorio .. 22,7 milioni di abitanti. La religione tradizionale è quella animista, ancora praticata da circa il 40% della popolazione. Oggi è diffuso anche l'Islam (28%) e il cristianesimo (17% cattolici, 8% protestanti).

Emblematica la costruzione della basilica di "Nostra Signora della Pace" a Yamoussoukro (capitale amministrativa), consacrata nel 1990 e ispirata alla Basilica di San Pietro a Roma.

Burkina Faso .. 17,9 milioni di abitanti. Il 60,6% della popolazione è di fede islamica, il 23,2% cristiana, e il 15,3% segue i culti della tradizione animista. Elementi della tradizione animista si ritrovano anche tra i riti cristiani e mussulmani dei burkinabé.

Già colonia francese con il nome di Alto Volta, il nome Burkina Faso fu istituito il 4 agosto 1984 dal presidente rivoluzionario Thomas Sankara, e significa "la terra degli uomini integri" negli idiomi locali "More" e "Bambara".

Ghana .. 27 milioni di abitanti. La religione più seguita è il Cristianesimo (71,2% della popolazione tra cui il 28,3% di pentecostali, 18,4% protestanti e il 13,1% di cattolici). I vari culti cristiani sono praticati soprattutto nella parte meridionale del paese dove sorsero i primi insediamenti coloniali e dove è concentrata la maggior parte della popolazione. L'Islam si attesta attorno al 17,6% della popolazione ed è diffuso soprattutto nell'entroterra più settentrionale. L'Animismo è praticato da circa il 10% della popolazione che vive ancora nei villaggi più sperduti nell'interno del paese.

Benin .. 9,9 milioni di abitanti. I cristiani rappresentano un terzo della popolazione, la quasi totalità (27%) di fede cattolica. I mussulmani sono il 24,4% e gli animisti il 30,2%.

Il woodoo ebbe origine proprio nel sud del Benin. Studi recenti hanno conferito al woodoo la dignità di religione, poiché sono stati riconosciuti in esso una serie di elementi che ne confermano il valore teologico. Oggi il woodoo è praticato da circa 60 milioni di persone il tutto il mondo.


Nigeria, manifestazioni contro Boko Haram
Nigeria .. con i suoi 173,6 milioni di abitanti è il paese più popoloso dell'Africa. Circa la metà della popolazione è di fede islamica (in gran parte di rito sunnita). L'Islam è diffuso quasi esclusivamente nel nord della Nigeria tra la popolazione di etnia "Fulani".

Il cristianesimo, circa il 48,2%, invece è diffuso quasi esclusivamente nel sud della Nigeria tra le popolazioni di etnia Igbo nelle regioni sud orientali e gli Yoruba della regione di Lagos. I riti cristiani sono equamente distribuiti tra cattolici, protestanti, pentecostali e anglicani.

Tra gli igbo sono tuttavia ancora molto presenti le pratiche animiste che spesso si sovrappongono ai culti cristiani.

Molti Stati del Nord Nigeria hanno invece introdotto la Sharia islamica come unica legge che regola anche l'amministrazione della vita pubblica. In tutto questo, dal 2009, si sovrappone l'integralismo islamico violento praticato da Boko Haram. Una violenza scatenata con l'intento di creare nel Nord Nigeria uno stato islamico puro e quindi l'uccisione delle minoranze cristiane, la distruzione delle loro chiese e delle loro scuole sono sempre state viste con la necessaria "purificazione" dagli "infedeli".

Boko Haram e l'integralismo islamico violento, ha provocato negli stati settentrionali della Nigeria in questi ultimi anni, più di ventimila morti, due milioni e mezzo di profughi interni, centinaia di chiese ed edifici scolastici distrutti o bruciati, decine e decine di villaggi assaltati dove sono stati eseguiti dei veri e propri massacri di massa. Migliaia di donne e ragazze rapite, e poi usate come schiave sessuali. Bambine costrette a diventare kamikaze dalla follia religiosa dell'Islam diventato violento.

Anni di violenze sempre sottovalutate dai paesi occidentali e solo adesso che l'Islam ha colpito e minaccia anche in Europa si sta prendendo coscienza. Quattro eserciti, quelli di Niger, Camerun, Ciad e Nigeria, non non bastati ancora a sconfiggere del tutto Boko Haram.



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17 maggio 2016

Il Delta del Niger e i suoi "vendicatori"

I "Vendicatori del Delta". Via dalla Nigeria chi ha sempre rubato il suo petrolio.

Niger Delta
Cos'è il Delta del Niger oggi. Uno dei luoghi più inquinati del mondo. Una devastazione causata dallo sfruttamento indiscriminato e dall'arroganza delle Compagnie Petrolifere. La regione petrolifera della Nigeria, un'area grande come la pianura Padana, devastata dall'inquinamento dei terreni, delle acque e dell'aria.

La regione del Delta del Niger è uno dei dieci luoghi più inquinati al mondo, ma per la sua estensione, la continuità con cui si sta inquinando, la mancanza di progetti per le bonifiche, fanno del Delta del Niger il più grave disastro ambientale di sempre, e tutto questo nell'indifferenza del mondo, in nome solo dei petro-dollari.

Le compagnie petrolifere hanno "militarizzato" quei luoghi. Shell ed ENI, ma anche Total, Erg, Chevron, Esso e altre. La corruzione e l'arroganza di queste compagnie in nome del business ha permesso per decenni (dagli anni '70) a queste compagnie di estrarre la ricchezza della Nigeria senza alcun beneficio per la popolazione locale, a cui hanno sottratto terreni da coltivare e acque in cui pescare - Leggi di più sul Delta del Niger -

Prima il MEND (Movimento per l'Emancipazione del Delta) e ora i "Vendicatori del Delta" (NDA) combattono contro i soprusi delle compagnie petrolifere straniere, la corruzione, l'inquinamento.

Nigeria un paese ricco di petrolio ma povero di benzina. Prezzo della benzina alle stelle in Nigeria mentre il paese soffre pesantemente il calo del prezzo del petrolio sui mercati internazionali. L’aumento del prezzo della benzina è la conseguenza di diversi fattori, innanzi tutto il fatto che la Nigeria raffina solo una piccolissima parte del petrolio che estrae dato che non ci sono raffinerie e quelle che ci sono funzionano parzialmente o a ritmo ridotto.

Ma poi a pesare sul prezzo del carburante c’è il fatto che nel Delta del Niger, regione di produzione del greggio, sono tornati a salire i livelli di insicurezza.

Prima c’era il MEND, il Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger, ora c’è un nuovo gruppo, "I vendicatori del Delta" (NDA). Si chiamano così e hanno, a differenza del passato, armi evolute, micidiali e costose. L'ultimo attacco lo hanno sferrato ad un oleodotto tra i più importanti di tutto il continente africano, quello di Forcados, della compagnia anglo-olandese Shell che è rimasto bloccato per settimane. L’attacco è stato compiuto con una squadra di sommozzatori che hanno praticamente messo fuori uso l’impianto in modo scientifico. Poi hanno messo fuori uso anche un'impianto della Chevron a Okran.

Pare che i "Vendicatori del Delta" possano contare anche su altre micidiali armi, come navi convertite in fregate militari con tanto di armamenti, artiglieria pesante, missili e altre sofisticate attrezzature.

Da dove viene questa nuova formazione militare? E perchè proprio ora che il prezzo del petrolio è ai suoi minimi storici? E ancora, perché proprio mentre il governo nigeriano può vantarsi di avere pesantemente limitato la capacità bellica di Boko Haram, nel nord?

Inquinamento nel Delta del Niger
Difficile rispondere a tutte queste domande. Di certo si può dire che i "Vendicatori del Delta" sono, quasi certamente, il prodotto di dinamiche politiche interne alla Nigeria. Il capo di questa nuova formazione infatti è un uomo conosciuto, che fino a qualche mese fa, era evidentemente in "attesa" e che ora ha ricevuto un "via libera".

Si tratta di un ex capo del Mend, il cui soprannome è Tompolo, definito anche "il capo di tutti i capi" e accusato di avere intascato, in modo illecito, circa 200 milioni di dollari di fondi pubblici.

È ancora presto per individuare quali sono le forze che lo muovono. Tompolo però all'interno del MEND era stato l’uomo che aveva aderito al programma di amnistia del governo e, successivamente, aveva ottenuto fondi per garantire la sicurezza degli impianti petroliferi. Ora è tornato sulle barricate, più armato che mai.

Sullo sfondo una lotta di potere tra etnie e il mai dimenticato conflitto del Biafra. Il Delta del Niger e il suo sfruttamento infatti è la conseguenza della guerra del Biafra quando l'auto-determinazione del locale popolo Igbo fu soffocata nel sangue con tre milioni di civili morti. Da allora la popolazione Igbo (a maggioranza animista e cristiana) è sempre stata discriminata, e relegata ai margini del potere federale a favore degli yoruba, cristiani della regione di Lagos e dei fulani, prevalentemente mussulmani del nord.

In questo contesto si innesca anche l'integralismo islamico di Boko Haram nel nord-est della Nigeria che in 6 anni ha provocato 20.000 morti, due milioni e mezzo di profughi interni, villaggi e chiese distrutte, rapimenti e stupri di massa. Una "guerra", quella contro Boko Haram, non ancora vinta del tutto.

Foundation for Africa dice SI alla "Liberazione del Delta del Niger" e sostiene la lotta della popolazione locale contro l'arroganza delle compagnie petrolifere straniere che hanno inquinato irrimediabilmente un territorio dove prima di pescava e si praticava l'agricoltura, e che da decenni stanno "rubando" il petrolio della Nigeria.

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Aggiornamento 17 maggio 2016

L’esercito nigeriano ha arrestato alcuni militanti sospettati di appartenere ai Niger Delta Avengers, (Vendicatori del Delta) un gruppo armato che nelle scorse settimane aveva rivendicato diversi attacchi contro installazioni petrolifere nel Delta del Niger. L’ondata di violenze susseguitesi nella regione ha contribuito a ridurre la produzione di greggio nigeriana dai 2,2 milioni di barili giornalieri all'inizio dell’anno agli attuali 1,65 milioni.

In un recente comunicato, gli Avengers avevano dichiarato di combattere per ottenere una quota maggiore dei proventi petroliferi, per porre termine all'inquinamento ambientale e per rivendicare l'indipendenza del sud-est della Nigeria (ex-Biafra). La scorsa settimana il gruppo ha lanciato un ultimatum intimando a tutte le compagnie straniere di lasciare la regione entro fine mese.

"Abbiamo arrestato alcuni uomini sospettati di aver preso parte agli attacchi contro installazioni della Chevron" ha dichiarato il portavoce dell’esercito Rabe Abubakar, senza tuttavia specificare il numero delle persone fermate.

Il governo di Abuja sta rinforzando la presenza militare nel Delta del Niger per porre fine con la forza alla guerriglia dei gruppi militanti. Sabato scorso il ministro degli Esteri britannico Philipp Hammond si è rivolto al presidente nigeriano Buhari chiedendogli di mettere in campo ogni possibile sforzo per risolvere le tensioni alla radice ed evitare il "disastro" che un confronto militare potrebbe causare.

L’esportazione di greggio rappresenta circa il 70% delle entrate del bilancio statale di un paese come la Nigeria dove più della metà della popolazione vive ancora sotto la soglia di povertà.

Attualmente la situazione nella regione del Delta è molto tesa, la popolazione appoggia le rivendicazioni dei Niger Delta Avengers mentre l'esercito nigeriano sta intervenendo in forze per difendere gli interessi delle compagnie petrolifere.
(AfricaNews)

In Nigeria non si può più essere cristiani

Bambini e neonati uccisi, donne e disabili massacrati, case incendiate. Racconto della strage di Natale per mano dei pastori...