01 aprile 2016

Le Coop di "Mafia Capitale" sono vive e vegete e continuano a fare affari d'oro sulla pelle dei migranti

Nel luglio 2015 erano stati emessi dei provvedimenti che avrebbero limitato la possibilità delle cooperative coinvolte in "Mafia Capitale" di partecipare ad altre gare. Ma nel settembre 2015 sono stati revocati. La Domus Caritatis sul suo sito dice "Continueremo a intraprendere nuove attività nell'interesse dei soci"

Immigrati a Milano Centrale
Il 16 febbraio scorso a Treviso si è svolta la gara per aggiudicarsi la gestione di 1.428 immigrati nel 2016. Un appalto del valore di 18 milioni di euro (17.935.180 per l'esattezza). La torta se la spartiranno 6 cooperative, una di queste è la Domus Caritatis, si tratta della stessa Domus Caritatis coinvolta nell'inchiesta di Mafia Capitale. Il suo leader storico e fondatore è stato arrestato nel giugno 2015, era uno di quelli che al telefono con i boss della solidarietà malata stabiliva come "magnarsi Roma"

In un'altra intercettazione con Salvatore Buzzi parlava della spartizione dei profughi, "Trentacinque a voi e trentacinque a noi, che stai a di'? A Salvatò eh, non facciamo scherzi. L' accordo è al 50 per cento, dividiamo da buoni fratelli". Da buoni fratelli, capito? Del resto loro sono molto devoti, parlano con i cardinali e fanno affari con gli immigrati che, si sa, rendono più della droga. "La mucca dev'essere munta" è la loro litania preferita. Ora pro nobis, Santa Immigrazione. Anzi, lucra pro nobis.

Ora la domanda, figlia del buon senso, è piuttosto semplice. Ma se una cooperativa è sospettata di gestire profughi in modo NON trasparente a Roma come fa a continuare a vincere gare d'appalto in tutta Italia? Non dovrebbe essere esclusa? Almeno temporaneamente sospesa? Se poi dimostrerà di essere innocente, per l'amor del cielo, porte spalancate dappertutto.

Ma nel frattempo non si potrebbe soprassedere? Visto che stiamo parlando di solidarietà non sarebbe meglio lasciare l'incombenza a qualcun altro? Insomma, come fa la Prefettura di Treviso a dare un punteggio tecnico altissimo all'offerta presentata da una cooperativa che ha passato gli ultimi anni a tentare di "magnarsi Roma?"

Il viaggio nel mondo dei farabutti di Profugopoli riserva sorprese davvero incredibili. L' elenco, con nomi e cognomi, di coloro che si sono arricchiti con il business degli immigrati è pieno di personaggi folkloristici, dall'Heidi di Busto Arsizio all'ex deputato della Val Seriana, già smascherato da Striscia la Notizia; da Lady Finanza all'immobiliarista con società off shore nel paradiso fiscale; dalle coop Re Mida che grazie all'accoglienza in un anno riescono ad aumentare il fatturato del 178 per cento ai preti con il vizietto dei soldi e delle molestie sessuali ai clandestini.

C'è davvero di tutto. Le procedure d'emergenza, infatti, favoriscono ogni sorta di abuso. Negli ultimi mesi gli stranieri sono stati affidati indistintamente al gruppo folk di balli siciliani (marranzano, tarantella, friscalettu e bummulu), a istituti scolastici per odontotecnici, a società di servizi logistici per le imprese, a multinazionali dell'energia alleate con piccole cooperative siciliane e perfino a una associazione specializzata in corsi per buttafuori e addetti alle pompe funebri. Tutti volontari con il cuore in mano? Tutti samaritani mossi soltanto dalla generosità? Madre Terese disinteressate?

Evidentemente no. E per questo c'è da indignarsi a sufficienza conoscendoli da vicino. Ma ancor di più fa indignare il fatto che il passato non insegni proprio nulla. Le cooperative coinvolte a vario titolo in Mafia Capitale infatti non solo continuano a prosperare a Roma, ma si allargano in tutta Italia.

La stessa Domus Caritatis un mese dopo l'arresto di uno dei suoi capi risultava ancora incaricata della gestione di 17 centri di accoglienza a Roma (di cui quattro vinti proprio nell'ultimo mese, dopo l' arresto), di 5 centri interculturali, di un centro a Velletri e uno a Como.

Per conquistare quest'ultimo, il Sacco e Vanzetti, appalto del valore di 2.148.000 euro per tre anni ha battuto una cooperativa locale che gestiva quel servizio da tempo e che pure aveva fatto un'offerta economicamente più vantaggiosa. Inoltre a Domus Caritatis, dopo l'esplosione di Mafia Capitale, sono stati affidati 50 immigrati dalla Prefettura di Teramo (prima classificata nella gara) e 118 dalla Prefettura di Lecco. Questi ultimi, fra l'altro, sono stati collocati a Maggio di Cremano, una frazione di 500 abitanti appena, suscitando inevitabilmente la sollevazione dei cittadini.

Immigrati al CARA di Mineo
E non è un caso isolato. La coop Tre Fontane (non indagata ma legata a Domus Caritatis e più volte citata negli atti dell'inchiesta) ha vinto a Tivoli, Guidonia, Colleferro, Nettuno, Anzio e perfino a Sassari (anche qui con rivolta di sindaco e cittadini).

E Inopera, la società che gestiva l'orrore di Best House Rom di via Visso a Roma, 300 nomadi ospitati in condizioni disumane a costi con cui si potevano affittare villette di lusso (600 euro al mese a testa, 2 milioni e 800 mila euro l' anno), ha vinto a Livorno (33,5 euro al giorno per 120 immigrati), a Avellino (32,6 euro al giorno) e ha avuto per mesi in mano il centro di via Ortles a Milano, dove pure la Prefettura ha sempre riscontrato "gravi inadempienze"

Ma come? La Best House viene chiusa per violazione diritti umani, con "interdittiva antimafia", e poi la stessa coop che ha fatto così male viene giudicata degna di gestire profughi altrove? Possibile non ci sia nessun altro?

Sia chiaro, è tutto regolare. Come al solito in Italia le peggiori storture avvengono con l'avallo della legge. Nel luglio 2015, per la verità, erano stati emessi dei provvedimenti che avrebbero limitato la possibilità delle cooperative coinvolte in Mafia Capitale di partecipare ad altre gare. Ma nel settembre 2015 sono stati revocati. "Il Tribunale ha confermato che non esiste alcuna preclusione alla partecipazione e all'aggiudicazione di gare d' appalto" festeggia Domus Caritatis sul suo sito, promettendo che continuerà a "intraprendere nuove attività nell'interesse dei soci"

È chiaro, è nell'interesse dei soci che la società coinvolta in Mafia Capitale vince a Lecco, Teramo, ora a Treviso, e poi chissà dove. E a noi non resta che chiederci "ma davvero l'interesse dei loro soci è anche l'interesse del Paese? O come si fa a fermare questo schifo?"
(da un'articolo di Mario Giordano, Libero Quotidiano)



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