15 ottobre 2015

Thomas Sankara. Quel giorno uccisero la felicità

Il 15 ottobre 1987 fu un giorno triste per l'Africa. Ma, a pensarci bene forse lo fu per il mondo intero. Quel giorno infatti, alle 16.30 a Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, un piccolo e insignificante stato dell'Africa Centro-Occidentale, fu ucciso Thomas Sankara, che di quel paese era il Presidente dal 4 agosto 1983.

Thomas Sankara, per molti il "Che Guevara d'Africa", era un uomo semplice e forse proprio per l'apparente semplicità delle sue idee e dei suoi comportamenti divenne scomodo, tanto, troppo fino ad essere ucciso.

La sua semplicità stava nell'essere prima che un leader e un Presidente, un uomo di strada, che amava girare per il suo paese e che osservava quello che capitava, non dal vetro oscurato di un'auto di lusso, ma dalla sua bicicletta o dal vetro infangato di una vecchia Renault 6. I suoi pensieri erano talmente semplici, che furono e sono, ancora oggi, rivoluzionari.

Pensare che la politica non può essere fonte di privilegi, di arricchimento personale o di posizioni di potere per se, per la famiglia e per gli amici, appare quasi banale. Per lui era normale. Rinunciò alle auto di rappresentanza e agli autisti, rinunciò alle scorte e rispedì al mittente un aereo presidenziale donatogli dal Presidente francese.

Affermava che non si poteva essere la classe dirigente ricca di un paese povero. Dire che la felicità del proprio popolo è un dovere per chi lo governa, ed essa si ottiene certo con un piatto di riso per tutti e dell'acqua potabile, ma anche attraverso maggiori diritti, dignità e più tempo libero sembra scontato. Per lui fu un imperativo.

Pensare che le donne, oltre ad avere pari diritti, sono le veri interpreti di qualsiasi rivoluzione culturale e che ogni forma di violenza nei loro confronti è una sconfitta per l'Umanità è oggi un'affermazione quasi unanimemente accettata. Per lui fu un motivo che accompagnò i suoi anni di presidenza e che lo portò a scontrarsi con forza con antiche e complesse tradizioni.

Lottare affinché l'ambiente, la lotta alla desertificazione e la disponibilità di acqua potabile per tutti, non sia solo una chimera, ma il reale intento delle politiche pubbliche appare a tutti come una cosa auspicabile. Lui di questo fece la sua battaglia quotidiana.

Essere convinti che qualsiasi progresso non può prescindere da una diffusa educazione e formazione per tutti e che la conoscenza sia il motore dello sviluppo appare oggi scontato anche quando non è applicato. Per Sankara la lotta all'analfabetismo e l'emancipazione del suo popolo rappresentava quasi una ossessione.

La rivoluzione di Sankara, le sue idee e i suoi comportamenti affondavano le radici proprio in quel quotidiano e diffuso sentire che appartiene agli uomini che non devono mettere in mostra il proprio potere, ma fanno delle idee, della partecipazione e appunto della semplicità il loro massimo punto di forza.

La stessa semplice logica che portò Sankara ad un aspro contrasto con le grandi potenze, con le Istituzioni Internazionali e con coloro i quali avevano ideato forme di dipendenza economica nei paesi che fino a poco prima erano semplicemente colonie.

La sua lotta lo portò a criticare aspramente le politiche economiche della Banca Mondiale, del Fondo Monetario e delle Agenzie mettendosi a capo di uno sparuto gruppo di paesi "poveri" (e socialisti) che volevano rinegoziare, quando non pagare, il debito pubblico accumulato attraverso forme di ricatto e di politiche scellerate indotte da altri, e in questo fu memorabile il suo "discorso sul debito" alle Nazioni Unite del 4 ottobre 1984 - guarda il video -

Questo era troppoFu facile poi trovare nella cerchia degli amici più stretti il "giuda" che fece premere il grilletto e pose fine alla giovane vita di Thomas. Quel traditore ha governato fino al 2014 - leggi -

Chi è stato Thomas Sankara


Quel giorno fu uccisa un'idea. Ma, quelle idee, nonostante tutto, non muoiono mai
"Le idee non si possono uccidere"



Il sole rosso della stagione delle piogge scende lentamente dietro le palme del complesso detto "l'Intese" a Ouagadougou. Dietro le barriere, un pugno di case bianche, un salone delle conferenze di cemento armato e vetro.

Giovedì 15 ottobre 1987, ore 16 e trenta, una colonna di piccole auto Renault 6 nere, lascia la strada asfaltata, svolta sulla pista di terra rossa, entra nel recinto. Nella sala deve iniziare la sezione straordinaria del Consiglio Nazionale delle rivoluzione del Burkina. I sicari sono appostati nelle prime case, vicino alla barriera d'entrata e nei cespugli che costeggiano il sentiero.

Una granata dilania l'auto di testa. Paulin Bamoumi, addetto stampa della presidenza, Frederic Ziembie, consigliere giuridico, sono uccisi sul colpo. Thomas Sankara e nove guardie riescono a rifugiarsi nel padiglione più vicino. Appiattiti a terra nel corridoio reagiscono. Ma il padiglione è accerchiato.

Una granata viene buttata all'interno. Sankara, ferito dice: "È inutile. Vogliono me". Si alza. È sereno. Si dirige verso la porta. Una raffica di kalashnikov crivella il suo corpo. I sicari assaltano il padiglione e sparano su tutto ciò che vive. Per molti dei colpiti l'agonia è lunga. Sankara agonizza per più di quaranta minuti nella polvere rossa del sentiero. Il suo sangue si mescola alla terra.

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Oggi il Bukina Faso attraversa una transizione politica molto delicata che tutti sperano porti alla piena democrazia. È uno dei paesi più poveri del mondo. Lo scorso anno, proprio in ottobre, una rivolta popolare costrinse alla fuga quello che è sempre stato considerato il vero assassino di Sankara, ovvero Blaise Campaoré, un dittatore al soldo degli ex-colonizzatori francesi, e che ha consegnato il paese alle multinazionali occidentali, in campo agricolo e minerario.

Dopo l'allontanamento di Campaoré i militari hanno di nuovo tentato di riprensersi il potere. Nell'estate del 2015 un tentativo cruento, un vero e proprio colpo di stato che avrebbe voluto ripristinare il regime dittatoriale di Blaise Campaoré (attualmente in esilio, ospite di riguardo della Costa d'Avorio). Per fortuna quel tentativo è fallito, e ha vinto di nuovo la voglia di auto-determinazione, di riscatto e di libertà del popolo del Burkina Faso - leggi -

Recentemente è stata approvata da tutte le forze politiche in campo una nuova costituzione che porterà molto presto ad un governo democratico, nello spirito di Thomas Sankara a 28 anni dal suo assassinio.


Dal 29 novembre 2015 Roch Marc Christian Kaboré è il nuovo presidente del Burkina Faso, il primo eletto democraticamente in tutta la storia del Paese, e già questo è un evento straordinario, ma è anche un'ex-delfino del deposto dittatore Blaise Campaoré, di cui fu anche "primo ministro" (1994-1996) in uno dei suoi governi - leggi tutto -

Nel gennaio 2016 è stato emesso un mandato di cattura internazionale contro Blaise Campaoré proprio per l'assassinio di Thomas Sankara avvenuto quel 15 ottobre 1987. L'ex dittatore del Burkina Faso è però protetto dalla Costa d'Avorio che le ha concesso l'asilo politico con il bene-placito della Francia, la quale ebbe responsabilità gravissime nei fatti di quel 15 ottobre 1987.



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