03 gennaio 2015

Darfur, oltre trecentomila morti e nessun colpevole

Darfur, campo profughi
La Corte penale dell'Aia ferma l'inchiesta sul presidente del Sudan Omar al Bashir per crimini contro l'umanità. Oltre trecentomila morti e due milioni e mezzo di sfollati, crimini compiuti compiuti in Darfur tra il 2003 e il 2006 (e che, seppur in forma minore, continuano ancora oggi).

Sul presidente sudanese pende un mandato di cattura internazionale dal 2009. Il procuratore della Corte internazionale per i crimini di guerra, la signora Fatou Bensouda, ha puntato il dito contro il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dove tra i membri permanenti c'è la Cina con potere di veto e grande alleata del Sudan. L'ONU non avrebbe sostenuto le indagini contro Omar al Bashir (a causa dei ripetuti veti della Cina) e quindi la Corte Penale, proprio alla fine del 2014, è stata costretta a congelare le attività investigative in Darfur, la regione sud-occidentale del Sudan al confine con il Ciad.

Molte sono le nazioni dell'Africa "maledette" a causa delle ricchezze del sottosuolo, e il Darfur ha la sfortuna di trovarsi in un paese con vaste riserve petrolifere. La Cina, la Francia e la Russia, fanno affari con il governo sudanese e sono riluttanti a mettere a repentaglio le loro ricche relazioni commerciali, anche a discapito di evidenti "crimini di guerra" commessi da un presidente in carica dal 1989, carica che ha ottenuto dopo un colpo di stato militare.

Dopo il colpo di Stato, Bashir ha messo al bando ogni partito politico, ha censurato la stampa, ha sciolto il Parlamento. Si è auto-nominato capo di Stato, primo ministro, capo delle forze armate e ministro della Difesa. Da allora questo presidente "despota" ha spinto il Sudan sempre più verso l'adozione di una dottrina integralista dell'Islam. Nel paese è stata introdotta la Sharia fin dal 1991.

Negli anni novanta il Sudan ha ospitato Osama Bin Laden, fino a quando non è stato espulso su pressione degli Stati Uniti.

La guerra civile. Il Sudan è stato dilaniato per oltre 19 anni da una violenta guerra civile che ha contrapposto la parte settentrionale, araba e mussulmana, e quella meridionale, cristiana e animista. Guerra formalmente finita ma che vede ancora molteplici episodi di violenza, anche cruenti che costringono le popolazioni del Darfur a rifugiarsi negli stati confinanti, soprattutto in Ciad.

Nel 2011 il Sud Sudan ha ottenuto l'indipendenza dal Sudan, ma purtroppo non ha risolto i problemi nelle provincie del Darfur, che sono anche attualmente costantemente minacciate delle truppe di Bashir al Assad. E non ha neppure risolto i problemi del Sud Sudan, dove è in atto dal 2012 una pericolosa guerra etnica.

Dal 2003 al 2006 in Darfur sono stati commessi crimini orribili contro la popolazione civile, si pensa che due milioni di persone siano state vittime della pulizia etnica, ogni giorno donne e ragazze venivano sistematicamente stuprate e torturate, e ancora oggi periodicamente si verificano episodi di violenza.

Nei campi profughi c'è il colera e la violenza sta "tracimando" nel vicino Ciad, e tutto questo nell'indifferenza del mondo occidentale che parla, anche giustamente, della situazione in Libia, dell'ISIS e dello Stato Islamico .. Solo poche parole invece per evidenziare la situazione in Darfur, nella Repubblica Centrafricana, in Sud Sudan, nelle regioni del Kiwu in Congo o nel Nord della Nigeria, luoghi dell'Africa dove negli ultimi due anni sono state uccise centinaia di migliaia di persone, altrettante hanno subito violenze e soprusi, e dove milioni di altre sono state costrette a rifugiarsi nei paesi confinanti.

Il PAM, Programma per l'Alimentazione Mondiale, avverte che non riesce a raggiungere in Darfur nemmeno la metà della popolazione bisognosa, e che il resto riceve razioni inferiori al fabbisogno minimo giornaliero. Dall'inizio dello scorso anno le forze armate sudanesi e le milizie Janjaweed che agiscono per loro, hanno intensificato gli attacchi ai civili, mentre le associazioni umanitarie vengono sistematicamente "espulse" o "rifiutate", cooperanti stranieri uccisi nonostante esista un accordo di pace.

Di fatto, nel Darfur le gente viene ancora terrorizzata, abusata e uccisa impunemente, nonostante la presenza (dal 2011) di una forza internazionale di Pace, UNAMID (United Nation African Union Mission in Darfur). L'ONU ha riconosciuto quella del Darfur come la peggiore crisi umanitaria al mondo.

L'ultimo crimine è avvenuto lo scorso novembre, passato sotto silenzio da tutti i mezzi di comunicazione internazionali. L'assalto è avvenuto a Tabit, villaggio a 45 chilometri dalla capitale del Nord Darfur, dove le milizie filo-governative di Bashir al Assad hanno stuprato 210 donne, comprese 8 ragazzine di 10-14 anni - leggi -

La notizia è stata confermata dall'associazione Italians for Darfur che da anni è in prima linea per denunciare al mondo i crimini compiuti dal presidente del Sudan e dalle sue milizie.

Omar Al Bashir
L'inchiesta su Bashir. L'apertura dell'indagine contro Bashir era stata ordinata dal procuratore capo Luis Moreno Ocampo, che ha ricevuto i documenti della Commissione internazionale sul Darfur. Si tratta di nove pesanti faldoni contenenti i materiali del gruppo di lavoro voluto dall'allora Segretario Generale della Nazioni Unite Kofi Annan e guidato dal giurista italiano Antonio Cassese.

Gli inquirenti, dopo un lavoro sul terreno durato alcuni mesi, hanno rilevato gli estremi per l'ipotesi di reato di crimini contro l'umanità e incriminato Al Bashir, il primo capo di Stato in carica perseguito dal tribunale internazionale dell'Aja. Dal 2009 il presidente del Sudan è inseguito da un mandato di cattura internazionale, ma ha continuato ugualmente a viaggiare senza problemi in molti Paesi, e che ora "esulta" perché l'inchiesta su di lui si è fermata.

Questo articolo fa parte della nostra campagna informativa "Guerre Dimenticate dell'Africa"

I profughi del Darfur nel campo di Kalma, in Sudan, un carcere a cielo aperto
- Video -
Novembre 2014

Kalma, Sudan. Non c'è pace per i rifugiati del Darfur, la regione occidentale del Sudan alle propaggini del Sahara, dilaniata da una feroce guerra civile. Il campo profughi sudanese di Kalma all'inizio era considerato un porto sicuro. Oggi si è trasformato in un carcere a cielo aperto. Per decine di migliaia di sfollati uscire dalle recinzioni è diventato estremamente pericoloso a causa delle milizie che battono la regione.

Nel cuore di un territorio semi-arido, le vie polverose del campo, disseminate di capanne fatte di fango secco, canne e paglia, ospitano 163.000 rifugiati, uomini, donne e bambini giunti sin qui a partire al 2003.

Desertificazione, conflitti in Ciad e nel Sud Sudan e, soprattutto, la scoperta del petrolio proprio nel Darfur, hanno innescato e alimentato un conflitto sotto traccia attivo fin dagli anni '80.

La calma relativa dei profughi a Kalma (guarda immagini) è solo un ricordo. Se un uomo si reca all'esterno per coltivare un campo o se una donna si avventura per fare legna, il primo viene ucciso, la seconda stuprata.

Gruppi armati controllano i dintorni e i caschi blu della missione congiunta dell'ONU e dell'Unione Africana, 16mila uomini che devono controllare un territorio grande il doppio del'Italia, assolutamente insufficienti per porre fine alle violenze. Il conflitto del Darfur, dal 2003, ha provocato 300mila morti e oltre due milioni di profughi.


Living Darfur
Video dei Mattafix finanziato da Mike Jagger dei Rolling Stones, girato nel 2007 proprio in un campo profughi del Darfur, 
- Video -





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