13 agosto 2014

Sud Sudan tra violenze, esodo di massa e prostituzione minorile

Profughi Sud Sudan
Sud Sudan, è lo Stato più giovane del mondo. Conquistò l'indipendenza tre anni fa dopo un conflitto durato 20 anni con il Sudan, e dopo un drammatico referendum. Dal 9 luglio 2011 il Sud Sudan è uno Stato indipendente e dal 14 luglio dello stesso anno fa parte a tutti gli effetti anche dell'ONU.

Tre anni fa un governo, che noi avremmo definito di "larghe intese" tra il presidente Salva Kiir Mayardit di etnia dinka e il vice-presidente Riek Machar di etnia nuer, aveva gestito pacificamente il primo periodo dell'indipendenza, ma lo scorso anno le rivalità etniche hanno prevalso, di mezzo c'è anche il controllo del petrolio della regione di Malakal.

Escalation di violenze, distruzione di strutture sanitarie, esodo di massa, almeno 1,5 milioni di persone (un sesto della popolazione) costrette ad abbandonare le proprie abitazioni.

Tenendo presente che nel vicino Darfur è in atto un altro conflitto decennale contro le forze governative sudanesi e che proprio in questi mesi sta provocando un ennesimo drammatico esodo massa di cui nessuno parla, ed è strano di come il mondo si sia dimenticato così presto del Darfur, nome che era al centro dell'attenzione globale.

Questo quadro conflittuale è il segno che la situazione in entrambi paesi (Sud Sudan e Darfur) la situazione è decisamente fuori controllo.

L'agenzia ONU per il coordinamento degli aiuti umanitari, Ocha, conferma che solo il 3% dei 995 milioni di dollari di aiuti umanitari promessi dai grandi donatori (Stati, governi nazionali, ecc..) sono effettivamente stati consegnati,  e come se non bastasse, a seguito del potenziamento della missione nella Repubblica Centrafricana, l'ONU ha deciso di ridurre i fondi per il contingente e le agenzie umanitarie dispiegate in Sudan.

A tre anni dall'indipendenza raggiunta dopo oltre 20 anni di guerra con il Sudan, l'anniversario cade durante una sanguinosa guerra civile. L'ultimo rapporto dell'Ocha, diffuso il 4 luglio scorso, rileva che sono ormai 1,1 milioni gli sfollati interni, buona parte dei quali ospitati in campi sovraffollati dove è difficile soddisfare i bisogni di base e le condizioni di vita sono precarie. Di questi, circa 100.000, in grande maggioranza donne e bambini Nuer, si trovano in 10 campi all'interno di basi della missione di pace UnMiss difesi dai caschi blu.

E il conflitto non ha risparmiato neanche gli ospedali, dall'inizio dell'anno sei sono stati saccheggiati o bruciati e almeno 58 persone uccise al loro interno. Il rapporto di Medici senza frontiere del Sud Sudan traccia un bilancio drammatico che vede nella violenza nelle strutture ospedaliere la negazione dell'assistenza medica a molte delle persone più vulnerabili del paese.

Sud Sudan, guerra e prostituzione minorile
Prostitute minorenni davanti
ad un bordello di Juba
Maria è una bella ragazzina di soli 14 anni, il suo papà è morto qualche anno fa, abitava a Bor e con la mamma ha perso i contatti a causa del conflitto. Lontani parenti l'hanno portata a Juba (la capitale). Le amiche l'hanno avviata alla prostituzione, come spesso succede.

Susanna, è orfana. Anche lei ha solo 14 anni. Dice che solo con la prostituzione non ce la fa a vivere. "Sono piccola, non posso prendere più di tre clienti al giorno, ma anche così mi stanco e talvolta non posso lavorare per diversi giorni".

Si calcola che cinquecento ragazze dei tremila tra bambini e adolescenti che vivono in strada a Juba, siano vittime del mercato della prostituzione. Confident Children out of Conflict (CCC) e l'ambasciata francese hanno seguito da vicino 559 ragazze e il 31% tra esse è vittima del mercato del sesso.

La guerra è anche questo, uccide dapprima i genitori, i familiari, e poi si viene derubati della propria infanzia, della propria giovinezza, delle speranze, dei sogni. Poi invece di un fucile, ti uccide l'AIDS.

Spesso gli sfollati perdono il contatto con i propri familiari, dunque viene a mancare il ruolo della famiglia tradizionale che protegge il minore, che viene lasciato solo e badare a se stesso in tutti i sensi, e specialmente le ragazzine sole sono ad alto rischio prostituzione.

Prima che scoppiasse la guerra civile le prostitute erano quasi tutte straniere, provenivano dal Kenya, dalla Repubblica Democratica del Congo, dall'Uganda, ma poi sono scappate, e sono state sostituite dalle varie Maria e Susanna, e da altre centinaia di ragazze che ora lavorano al mercato di Gumb e Jahel.


I clienti non mancano. A Juba ci sono molti soldati sin dall'inizio del conflitto. Le ragazzine pagano da 5 a 10 dollari (al giorno) per una camera in un bordello. Guadagnano appena abbastanza per pagare l'affitto e comprare il necessario per vivere, calcolando che una buona parte del guadagno viene speso in profilattici. Ma anche con il profilattico l'incidenza di rimanere siero-positive è altissimo.

Un "bordello" rende bene, al suo gestore. Più o meno 2.000 dollari al mese. Niente male se si paragona al reddito medio pro-capite del Sud Sudan (circa 800 dollari). Purtroppo però i proprietari non vengono perseguiti dalla legge. Anzi, la polizia non fa nulla. Al massimo fermano le ragazze e se vengono trovate in possesso di profilattici, segno evidente di prostituzione, le arrestano per poi ricattarle o violentarle.

I poliziotti sono capaci di violentare ragazzine adolescenti e magari chiedere 100-150 dollari in cambio della libertà.

In Sud Sudan ci sono molti a portare l'uniforme, ma spesso non non appartengono a nessun ente ufficiale. Sta di fatto che, anche a causa del conflitto in atto, nessuna inchiesta è stata aperta contro i poliziotti corrotti e contro la prostituzione minorile.

Ma ci sono anche le reclutatrici. Molte donne vanno alla ricerca di ragazze nelle province sperdute. Promettono ai familiari di prendersi cura delle loro figlie, di trovar loro un lavoro. Ma invece, una volta nelle loro mani, le avviano alla prostituzione e le riducono i schiavitù.

Orrori senza fine su cui il mondo si ostina a non alzare lo sguardo.


Campagne di Sensibilizzazione di Foundation for Africa "Guerre Dimenticate"


Articolo curato e scritto da



02 agosto 2014

No ai razzisti nell'esercito italiano

Brigata Folgore e Fascismo
Mi ha colpito molto la notizia secondo la quale nell'esercito italiano si annidano "sacche" di esaltati fascisti, o comunque molto vicini all'ultra destra. Sopratutto tra il corpo di alta specializzazione dei "Paracadutisti" della Brigata Folgore.

Io che non sono nemmeno nata in Italia forse potrei disinteressarmi ad una notizia così, ma la mia perenne lotta a tutto ciò che è fascismo, nazismo, razzismo, discriminazione hanno fatto si che questa notizia non mi passasse inosservata.

E poi ci sono anche due persone a me molto vicine che dell'esercito hanno fatto il loro orgoglio:
  • Mio padre, era un militare dell'esercito nigeriano e negli anni '70 fu mandato a combattere in Sierra Leone. Andò in pensione che ero ancora bambina, ma i suoi racconti mi hanno sempre affascinata.
  • Mio marito, trascorse tre anni all'inizio degli anni '80 proprio tra i paracadutisti della Folgore. Partecipò alla prima missione in Libano (1983) con il generale Franco Angioni. 

Ciò detto, da tempo spadroneggia su Youtube il video di un canto "fascista". Nulla di strano se fosse "cantato" dai soliti ragazzi di destra. Molto più grave se è cantato a squarciagola da un gruppo di militari della "Brigata Folgore" in divisa e forse ubriachi.

Io non ci sto a farmi rappresentare da questi ragazzotti "esaltati" e sciocchi che senza alcun pudore pubblicano video non degni di chi dovrebbe rappresentare tutta l'Italia. Ad indignare soprattutto l'ultima frase della filastrocca tanto da far ipotizzare di essere davanti a militari che stanno disobbedendo alle leggi italiane e addirittura alla costituzione (Comma XII della disposizioni transitorie, apologia del fascismo).

Questi ragazzi qui sono gli stessi che poi vanno a rappresentare l'Italia nelle missioni all'estero, e io non voglio farmi rappresentare da "razzisti" pagati 5-6 mila euro al mese (e anche di più) con le mie tasse.
"Abbiamo per trofeo un brutto muso nero
e (per lui) abbiamo riservato un posto al cimitero"
.. e per finire ..
"Lo sai che il parà ne ha fatta una grossa, 
si è pulito il culo con la bandiera rossa"

Aperta un'inchiesta interna. La Brigata interviene ufficialmente per dire che vuole chiarire la situazione, e una relazione sarà poi inviata allo Stato Maggiore dell'Esercito che adotterà le sanzioni disciplinari opportune.

La goliardata di un gruppo di parà del 186° Reggimento Folgore di stanza a Siena sta diventando un "caso". Guardando il video si ha la sensazione di essere davanti all'intera caserma senese riunita, probabilmente, per festeggiare la "Battaglia di El Alamein" e la canzone (un inno del ventennio fascista) è stata modificata nelle parole per l'occasione.

È mai possibile che questi giovani stiano facendo disonore alla loro bandiera che conta purtroppo numerosi morti in varie missioni di pace all'estero?



Girato nel cortile della caserma Bardini della Folgore a Siena, diffuso su internet via Youtube è diventato subito un caso. Un video che riprende di spalle un reduce della Battaglia di "El Alamein", Santo Pelliccia ora 91enne. Quando partecipò a quella battaglia aveva 19 anni, la stessa età di quei militari che, oggi nel video, inneggiano al fascismo accompagnando un canto "indegno" con il saluto romano.
"Se non ci conoscete", questo è il titolo della canzone di origine fascista, è cantata in un clima di euforia e di allegria.

Inutile commentare il falso stupore dei vertici militari, come se non sapessero cosa avviene dentro le loro caserme. Impensabile credere che ufficiali dell'esercito non sappiano quello che succede a pochi metri di distanza da loro.

Purtroppo è risaputo che all'interno dell'esercito, e soprattutto all'interno della "Brigata Folgore" si annidano personaggi "fascisti" che si nascondono dietro ad una divisa.

La città di Livorno ha voluto, negli ultimi anni, festeggiare in giro per la città la battaglia di "El Alamein" del 1942. Una battaglia che l'esercito nazi-fascista dell'Asse perse contro le forze alleate anglo-americane, ma evidentemente ancor oggi in Italia, non si è capito la fortuna di quella sconfitta. Altro che eroi! Semplicemente FASCISTI.

Articolo da inserire nella nostra campagna di informazione per dire
NO al Razzismo
No al Razzismo


Articolo curato e scritto da


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Bambini e neonati uccisi, donne e disabili massacrati, case incendiate. Racconto della strage di Natale per mano dei pastori...