31 marzo 2014

Facebook è un social network dove navigano anche le "serpi" invidiose


Foto contestata e pubblicata il 14 gennaio 2014
Facebook, che bella parola. Ebbene si, mi hanno bloccata per 7  giorni (da ieri pomeriggio e fino alla prossima domenica) e devo stare in castigo. Non posso pubblicare nulla, né commentare e neppure mettere "mi piace".

Non è la prima volta, circa un mese fa mi è capita la stessa cosa. Allora fu "solo" per tre giorni, però quella volta sapevo di aver sbagliato e ho scontato la mia pena zitta zitta. Avevo pubblicato un post piuttosto forte, e ovviamente qualcuno mi segnalò.

Questa volta però non posso star zitta. Questa volta mi hanno punita per tre foto pubblicate tanto tempo fa, la prima addirittura nell'estate del 2012 (una foto con 120 like e 395 condivisioni). Foto che a mio avviso sono del tutto innocenti e che non violano le regole di facebook. C'è da chiedersi quindi perché solo ora, sono foto pubbliche (le possono vedere anche chi non è tra le mie amicizie) e se violano le regole di facebook adesso, le violavano allo stesso modo anche quando le ho pubblicate. Le foto che mi sono state contestate sono quelle che vedete in questo stesso articolo. Ora sta a voi giudicare, io non ho parole.

Foto contestata e pubblicata il 4 settembre 2013
So di essere un po' inviata e di essere nel mirino di molte persone. Tutti sanno della mia lotta alla mafia nigeriana, delle mie battaglie contro la violenza alle donne. So perfino di essere un po' di sinistra (dal punto di vista politico), so perfino di essere un po' impertinente, di non amare particolarmente i "berlusconiani" e quelli dei 5 stelle. Quello che so è che certamente qualcuno mi ha segnalata, forse invidia, magari cattiveria, o forse solo qualche "stronzo", o chissà magari anche qualche "stronza".

Foto contestata e  pubblicata il 27 agosto 2012
e che è stata condivisa su FB ben 395 volte
Quello che però non capisco è come mai a facebook basti una segnalazione anonima per cancellare una foto innocente che non ha nulla di volgare, quando sullo stesso social network circolano foto peggiori e decisamente più "spinte" delle mie. Su facebook, inoltre, sono attivi gruppi (e pagine) inneggianti al nazismo, al fascismo e al razzismo che, nonostante centinaia e centinaia di segnalazioni, continuano a pubblicare indisturbati. Ma si sa facebook è un luogo libero e in nome della libertà si può pubblicare di tutto, ma non una foto con una mamma che allatta al seno il suo bambino, o una foto di una ragazza sexy che mostra un capezzolo.

So che su facebook ci sono anche i segnalatori di professione, persone dedite a segnalare tutto e tutti, e poi ci sono i "puritani" che si scandalizzano per un paio di tette, ma è comunque necessario che facebook applichi dei filtri come fa con le pagine "razziste" e che sappia valutare meglio ciò vìola e ciò che non vìola le sue regole.

Detto questo, non sono arrabbiata per essere stata "bloccata" da questo facebook illiberale e iniquo, ma che tuttavia mi piace. In fondo non è la fine del mondo e sette giorni passano subito. Nella vita ne ho passate di peggiori e poi non c'è solo facebook in questo mondo. Nel mondo c'è l'Amore, la Gioia, la Speranza, e molto altro di più bello di un social network qualsiasi.

Se il mio profilo personale è bloccato non lo sono la nostra pagina e il nostro gruppo che continueranno ad essere attivi attraverso gli amministratori e le amministratrici.



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28 marzo 2014

Centri di Identificazione ed Espulsione, luoghi da chiudere

Si alla Chiusura dei CIE
I CIE, Centri di Identificazione ed espulsione, vanno chiusi, sia per ragioni umanitarie che per ragioni economiche.

Finalmente anche l'ex ministro dell'integrazione Cécile Kyenge sta effettivamente lavorando leggi - in questo senso, peccato però che non lo abbia mai fatto quando era ministro. Ma si sa ora è la candidata del Partito Democratico per le europee nel Nord-Est (tra l'altro anche la mia circoscrizione).

Fatto sta che su questo tema a noi molto caro qualcosa si sta muovendo. Come abbiamo sempre denunciato il "Pacchetto Sicurezza" dell'allora ministro Maroni non funziona e non ha mai funzionato ed è ora di cambiare qualcosa, e finalmente anche la politica (di sinistra) si sta orientando in questo senso.

CIE in Italia, fonte Ministero dell'Interno
Il CIE di Gradisca d'Isonzo, Gorizia, è stato chiuso a novembre (ufficialmente per essere ristrutturato), sono 70 i posti rimasti, i CIE dell'Emilia Romagna "chiusi" anche loro lo scorso mese di febbraio, sia quello di Modena che quello di Bologna .. e almeno in questi tre casi ci sono buone speranze che non vengano mai più riaperti. Chiusi anche Brindisi, Crotone, Catanzaro, Trapani.

Noi denunciammo che i CIE sono una "macchina da soldi" della politica, della mala amministrazione, e in alcuni casi anche delle mafie (leggi il caso del CARA di Mineo). Due o tremila euro al mese per ogni "clandestino" trattenuto per le cooperative che li gestiscono. Il tutto alle spalle degli immigratiRisulta lampante che più clandestini ci sono dentro e più a lungo ci rimangono, più soldi incassano le cooperative di gestione.

C'è poi da tener conto del personale, circa cento persone per ogni Centro, personale senza esperienza, assunto per fare un piacere a questo o a quel politico locale.

Nel 2012 sono stati 7.944 i migranti trattenuti nei CIE di cui solo la metà effettivamente rimpatriata. Rispetto al 2010, il rapporto tra migranti rimpatriati rispetto al totale dei trattenuti nei centri è salito appena del 2,3% e nel 2011 è stato addirittura irrilevante, solo un misero +0,3%. Dati che dimostrano l'inutilità dei Centri di Identificazione:
  • Solo la metà dei trattenuti sono effettivamente espulsi, l'altra metà è solo business per chi e coloro che li gestiscono.
  • L'altra metà è trattenuta illegalmente alla "faccia" di tutte le convenzioni internazionali.
  • Trattenere fino a 18 mesi una persona che non ha commesso reati e limitarne di fatto la sua libertà personale e un "crimine contro l'umanità".
Conosciamo tutti il caso Lampedusa - video - ma poi la stessa cooperativa che gestiva Lampedusa è stata coinvolta anche nel caso del CARA di Mineo (CT), non siamo ben messi se si pensa che i CIE di Milano e ROMA (Ponte Galeria) sono considerati dei veri e propri lager.

I CIE hanno mostrato nell'ultimo periodo zone d'ombra che impongono alla politica un ripensamento. Oggi questo sistema, di soli quattromila clandestini all'anno che passano attraverso i CIE, rispetto agli oltre 500 mila clandestini stimati in Italia, NON funziona.

A supporto di queste tesi anche la delibera della Commissione dei Diritti umani del Senato che ha approvato una risoluzione affinché i CIE attualmente CHIUSI, svuotati o non agibili per ristrutturazione, NON vengano più aperti - leggi articolo - oppure - scarica il documento -

L'Italia è semplicemente un luogo di transito per gli immigrati, per i rifugiati o per i richiedenti asilo. Meno del 10% chiede asilo all'Italia, la maggioranza ha come meta finale la Germania o i paesi del nord Europa. Risulta quindi evidente che il problema NON è solo italiano, ma va coordinato con tutti gli altri paesi europei.

A suo tempo avevamo prospettato delle soluzioni considerando che l'attuale legge italiana sull'immigrazione è una legge "razzista" - leggi -




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23 marzo 2014

Welcome to my world (Benvenuti nel mio mondo)

Immaginate una ragazza nigeriana, una schiava sessuale .. come trascorre le sue giornate, i suoi giorni, le sue settimane, i suoi mesi, i migliori anni della sua giovinezza. Vivere per pagare un debito mai voluto, vendersi e accorgersi che quel debito non sarà mai pagato.

A Torino una ragazza nigeriana, dopo aver denunciato i suoi sfruttatori, ha accettato di girare un video documentario che la ritrae in una di quelle che sono state le sue giornate tipiche, e nello stesso tempo ha raccontato della sua vita, di quello che faceva.


Il Video



Torino e i luoghi del suo mondo
African Shop (Alimentari e drogheria africana)
A casa mentre fa da mangiare e racconta

C'è una donna al mercato di Porta Palazzo, la chiamano "Madam Miracle" e nel fondo della sua borsetta tiene nascosti alcuni ingredienti che non puoi trovare in nessuno dei negozi di questa città (con ogni probabilità oggetti legati al woodoo che servono ad impaurire le ragazze e sottometterle).

Era marzo quando sono arrivata (in Italia), me lo ricorderò per sempre perché faceva così freddo che a me sembrava di morire.

Spesso la notte faccio un sogno e vedo mia madre, anche se in realtà non vive più (è morta). Io sono alla fermata del pullman quando la vedo passare in macchina, lei mi riconosce e allora mi riporta a casa. E la mia casa non è qui ma nel nostro villaggio, e li ci sono tutti i nostri fratelli. Mia madre cucina e noi tutti mangiamo fino a che non abbiamo più fame.


In strada
Cinquantamila euro. Io non sapevo quanto erano 50.000 euro, ora il mio debito e cinquantamila euro e devo pagare a "loro" che mi hanno portata qui. E si sono tenuti il mio passaporto, ma ora basta, io non voglio più pagare.

In camera a guardare un video africano

In Chiesa (Pentecostal Church)
"Lo sapete che quell'uomo chiamato Mosè. Lui è diventato un uomo di valore, un uomo potente, ma la sua ambizione l'ha fermato. Lui ci ha provato e si è impegnato molto per farcela, ma non riuscito ad entrare nella Terra Promessa a causa della sua ambizione".

Contro il suo lavoro e i suoi affari .. in Torino, Milano, Roma, Padova e Novara. Ovunque i malvagi si ritrovino Dio li brucia nel fuoco, qui c'è la liberazione. Qui .. questa notte.
(a volte sono proprio le Chiese i luoghi in cui le madame si incontrano e fanno affari, e magari anche con la complicità del Pastore)

In strada
Il mio primo cliente ha voluto i soldi indietro, diceva che io non ero capace. Ma ho dovuto imparare in fretta e ho subito capito che tutti vogliono farlo senza guanto, e questo è l'unico modo per fare i soldi veri.

Dalla parrucchiera
"Al saloon di Monique fanno tutto per 15 euro, anche la piega"
"Non è vero, per 15 euro, non è vero".

In strada
I peggiori sono i marocchini, spesso quando sono ubriachi cercano di violentarti. Gli albanesi e i rumeni anche loro non scherzano, prima ti riempiono di botte e poi ti derubano. Quando passano gli italiani invece sputano e tirano pietre.

A fare shppping

Di nuovo in strada
A volte ti chiedono di farlo con il culo. Poi ci sono quelli che vengono a fare fotografie (e a filmare il rapporto sessuale). Ogni tanto arrivano le coppie per fare l'amore in tre, e allora se sei fortunata ti portano in una villa e ti pagano bene.

In bagno a farsi bella
I soldi li devo portare tutti i mesi. Io faccio quello che riesco a volte cinquecento, altre ottocento, e per finire di pagare prima anche mille euro ogni mese. Io metto tutto dentro una busta. La mamam mi aspetta là fuori in un parcheggio davanti all'Auchan (il supermercato).

Una volta stavo lavorando in campagna con una mia amica quando al bordo della strada è comparsa una tartaruga. Io mi sono piegata per prenderla ma la mia amica mi ha urlato "Non farlo, la tartaruga è un animale del woodoo" .. Allora io ho detto "Stai tranquilla, non preoccuparti". La carne di tartaruga è buona e possiamo cucinarcela per cena. Niente da fare, lei urlava e si è messa a piangere. E così ho dovuto lasciare andare via quella tartaruga.


In strada, in campagna
I primi mesi lavoravo sempre di notte davanti ad una fabbrica chiamata Iveco, un posto buio e schifoso che mi faceva paura, ora ho cambiato e lavoro di giorno in un posto fuori città, in campagna.

Cambio d'abito al volo, si mette i abiti da "lavoro"
Una volta prendevamo di più, adesso andiamo anche con 10 euro, e poi tutti vogliono quelle dell'est e ci sono anche le cinesi. E allora ogni tanto mi viene da pensare che noi nigeriane stiamo passando di moda.

Arriva un cliente, e la ragazza sale in macchina..

FINE
Dopo aver ricevuto ripetute violenze, Nera ha scelto di abbandonare la strada. Si è ribellata ai suoi sfruttatori e ha smesso di pagare il debito. Attualmente ha trovato lavoro temporaneo in una fabbrica di scarpe fuori città.



Questo articolo fa parte della Campagna Informativa di Foundation for Africa sulla "Schiavitù Sessuale" in Italia.



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22 marzo 2014

La mafia nigeriana e le Ragazze di Benin City

Ragazze nigeriane in attesa di clienti
La situazione in Nigeria non è delle migliori in questo periodo. Nel Nord imperversano le bande dei terroristi di Boko Haram che uccidono e massacrano i cristiani, a Sud invece, la situazione del Delta del Niger, considerato uno dei luoghi più inquinati del mondo a causa delle continue perdite di petrolio e del gas flaring.

La Nigeria potrebbe essere un paese ricco, è il 4° produttore africano di petrolio, ma l'85% della popolazione vive con poco più di due dollari al giorno e meno del 10% della popolazione detiene più della metà della ricchezza del paese. In questo contesto prolifera la corruzione e hanno buon gioco i trafficanti di uomini e di giovani ragazze.

Gran parte delle ragazze nigeriane trafficate proviene proprio dall'area della città di Benin City, una città nel sud della Nigeria a solo un centinaio di chilometri dall'aerea del delta.

Il primo contatto. A volte sono le stesse ragazze a volersene andare, spesso sono gli stessi trafficanti che vanno in famiglia e fanno la proposta, offrono soldi o si impegnano ad estinguere vecchi debiti. Purtroppo a poco servono le varie associazioni e le esperienze di altre ragazze che mettono al corrente di quello che accade una volta arrivate in Italia. Gran parte delle ragazze ha un basso livello di istruzione, alcune addirittura non sanno nemmeno leggere l'inglese.

Rituale woodoo
Una volta che queste ragazze "entrano" nel giro di coloro che sono pronte per partire vengono "classificate" in base all'età e alla bellezza e ad ognuna viene attribuito un prezzo, il costo del viaggio che la ragazza si impegna a pagare all'organizzazione con il lavoro una volta arrivata in Italia. Una somma che si aggira intorno ai 50 mila dollari, ma può arrivare anche a 120 mila dollari. Il tutto suggellato da un finto contratto che si conclude con un rito woodoo.

La ragazza è convinta di arrivare in Italia per fare un lavoro onesto come parrucchiera, domestica, operaia, commessa, ecc.. Spesso viene ingannata anche sul "prezzo" che viene espresso in naira (la moneta nigeriana) per poi scoprire in Italia che, anziché naira, il debito è in dollari.

Le vie del traffico sono sostanzialmente tre. Dipende dalla madame o dal gruppo che è in Italia e che le ha "comperate" e a quanto è disposto a spendere per il viaggio. Un viaggio via aerea costa per la madame circa 7-8 mila euro, è veloce ed è più sicuro, mentre un viaggio via terra si paga 3-4 mila euro (salvo imprevisti) ma può durare anche molti mesi ed è molto rischioso, infatti si calcola che almeno il 10% delle ragazze muoia durante il viaggio.

La via aerea è molto semplice, si ottiene un visto, magari pagando qualche funzionario in qualche consolato europeo di Lagos o di Abuja, e il gioco è fatto. Si imbarca la ragazza su un aereo con destinazione Amsterdam, Bruxelles, Londra o Parigi (direttamente Roma no, è troppo pericoloso). Nell'aeroporto di destinazione ci sarà qualcuno ad aspettare la ragazza e nel giro di qualche giorno la ragazza sarà nelle mani della sua madame in Italia.


Il viaggio nel deserto
La via terra è molto più complessa. Il primo passo è raggiungere Lagos, e poi andare in Benin. Si attraversa il Benin per raggiungere il Niger e a questo punto si arriva in Mali e ci si prepara ad attraversare il deserto - leggi inchiesta -

Se la destinazione è la Spagna è possibile arrivare in Mauritania e poi tentare l'imbarco verso le isole Canarie, oppure arrivare in Marocco e tentare di sconfinare in Spagna attraverso le enclave di Ceuta e Melilla. Per esempio una storia emblematica su questa via è quella di Joy di cui abbiamo più volte raccontato la storia, il suo viaggio durò quasi due anni - La storia di Joy -

Se la destinazione è l'Italia è necessario arrivare in Libia e quindi l'attraversamento di un lunghissimo tratto desertico, prima attraverso il Niger e poi la parte desertica della Libia meridionale.

Sia il Mali che la Libia sono attualmente attraversate da instabilità politiche, soprattutto la Libia e in questi ultimi due anni questi viaggi via terra sono diventati pericolosissimi ed è per questo che sempre più ragazze arrivano in Italia attraverso la via aerea.

Molte ragazze, durante questi viaggi via terra sono "vendute" o stuprate da guardie di frontiera, dagli stessi trafficanti o dai contadini in cambio di cibo. Prima del tentato colpo di stato in Mali (2012), moltissime ragazze nigeriane venivano vendute nei bordelli proprio in Mali con la compiacenza delle autorità locali - leggi l'articolo -

La rotta italiana via Libia ad oggi è piuttosto difficile e complicata, ma tuttavia viene comunque tentata. La Libia non è pacificata e il rischio è quello di bande armate incontrollate. Si hanno sempre notizie di ragazze che vengono sequestrate e stuprate durante i trasferimenti. In questo contesto è sempre più difficile trovare luoghi sicuri sia di soggiorno che di transito. Per chi riesce comunque a trovare un imbarco verso la Sicilia c'è poi il rischio concreto di essere intercettato e quindi di finire in un centro di accoglienza italiano.


Rinchiusa nei C.I.E.
Per le ragazze che finiscono nei centri di accoglienza sono guai perché il rischio concreto è quello dell'espulsione, e al solo pensiero di tornare indietro dopo aver fatto tutto quel viaggio è doloroso davvero, sarebbe un vero e proprio fallimento.

Ma le ragazze riescono comunque ad essere contattate dalla mafia nigeriana anche nei Centri di Accoglienza. Viene loro fornito un cellulare e una SIM italiana pre-pagata per rimanere in contatto con la madame.

Tutti sappiamo ormai quello che succede a queste ragazze una volta nelle mani delle madame. Inizialmente non sanno e sono all'oscuro di tutto, verranno informate solo quando sono saldamente nelle mani della madame. Una schiavitù che può durare da 2-3 anni fino a 10 e più. La mia schiavitù personale per esempio durò 9 anni, dal 1995 al 2003, con un intervallo tra il 1997 al 1999 - La mia storia personale -

Attualmente ci sarebbero, solo in Italia, tra la 25 e le 30 mila ragazze nigeriane trafficate .. e sono sempre più giovanni, almeno una su tre sarebbe minorenne.

Però la mafia non si ferma qui, si calcola che circa 1 ragazza trafficata su 15-20 diventi a sua volta una madame. Nella mentalità di queste donne che dopo un periodo di schiavitù, diventano a loro volta delle trafficanti, c'è per prima cosa il business, perché il business non si guarda sulla pelle di chi è fatto, l'importante è guadagnare per se stessi .. e poi c'è in qualche ragazza, un odio dentro, un senso di "rivalsa" e quindi pensano che "se è capitato a me, deve capitare ad altre".


Altri articoli sulla mafia nigeriana


Questo articolo fa parte della nostra Campagna informativa sul traffico di ragazze dalla Nigeria all'Italia
Le Ragazze di Benin City (Video)




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20 marzo 2014

La politica, il marito, le ragazzine e una donna tradita

Alessandra Mussolini
Mi ha colpito molto la vicenda di quelle due ragazzine di 14 e 15 anni che si prostituivano ai Parioli di Roma magari con il consenso delle loro mamme, e poi c'è sempre il "solito" intermediario che "sfrutta" l'occasione, ma soprattutto ci sono i "clienti". Professionisti benestanti, padri di famiglia, gente insospettabile, persone che "chiedevano" a queste ragazzine ogni sorta di "schifezza sessuale", disposti a pagare "cifre" pur di soddisfare il loro desiderio sessuale con bambine che potevano benissimo essere anche loro figlie.

Anche cercando di evitare moralismi inutili, fatico molto ad entrare nella testa di un uomo che fa sesso con una ragazzina che potrebbe essere sua figlia. Quanto alla decisione della ragazzina di prostituirsi, non voglio attribuirle motivazioni che ignoro, posso solo immaginare condizioni sociali e familiari di solitudine, ignoranza, vuoto e sbandamento, ma forse sbaglio. Potrebbe essere solo incoscienza e alienazione dalla realtà. Provo solo dispiacere per le due ragazzine che lo hanno fatto, e rabbia per chi di quell'incoscienza ha approfittato.

Quelle che invece mi sembrano meno oscure, almeno dal punto di vista della narrazione di una storia che sembra un brutto romanzo, sono le scelte del marito di una notissima deputata di destra (Alessandra Mussolini), entrato nella lista dei clienti delle minorenni dei Parioli che vendevano servizi sessuali.

Ma il brutto romanzo merita un approfondimento. Come sia possibile, per un uomo sposato da anni con una persona pubblica che da anni combatte la pedofilia, la violenza alle donne e lo sfruttamento della prostituzione, dicevo come sia possibile mettere una moglie così impegnata e i suoi figli (tre) .. ecco questo è incredibile.

Alessandra Mussolini non appartiene al mio pensiero politico, ma piena solidarietà a questa donna, tutta la mia vicinanza possibile per questa donna .. non riesco nemmeno a pensare a tutto quello che sta passando ora. Sarebbe come se mio marito venisse "beccato" a fare sesso con una ragazzina nigeriana vittima della mafia nigeriana. Io che sono in prima linea contro la mafia nigeriana.

Non solo ti senti tradita per il fatto che hai un marito che si fa un'altra, ma ti senti tradita come donna perché hai avuto al tuo fianco per anni un uomo che ha "tradito" tutto ciò in cui tu hai sempre creduto.

Non conosciamo i fatti, i dettagli, non sappiamo e non vogliamo sapere nulla della loro vita coniugale, ma stiamo parlando di una coppia con tre figli grandi, sposata da venticinque anni, in cui la moglie è una nota parlamentare da moltissimo tempo. Mi sembra non possa esistere tradimento più crudele di quello che questa donna ha dovuto subire, un tradimento pubblico, una mancanza di rispetto plateale, oltre che un tradimento intimo e privato aggravato dall'età delle ragazze "comprate". Come ci si può comportare così? Viziosità, superficialità, desiderio inconscio di rivalsa nei confronti di una moglie in vista da sempre?

Ho provato dispiacere per questa donna politica, simpatica o antipatica, di destra o di sinistra, lontana o vicina, nessuna donna dovrebbe subire quel che sta subendo lei. Sono sicura che tutte le donne si sentano offese dalla mancanza di rispetto per il dolore che questa bruttissima storia sta causando a tutte le vittime.





Articolo scritto da

14 marzo 2014

Child in Time (Deep Purple, 1970)

Child in Time (Deep Purple, 1970)

È considerata una dell più belle melodie del Rock. Una certa cultura cattolica e bacchettona dell'epoca la bollò inizialmente come una "canzone violenta e spregiudicata" perché rappresenta il disagio giovanile e per alcune frasi contenute nel testo.

In realtà è una canzone contro la guerra, pensando ai tutti i bambini che ogni giorno vivono nella violenza. Con ogni probabilità fu scritta pensando alla guerra del Vietnam.

La caratteristica principale di questa canzone è l'acuto di Ian Gillan. La canzone infatti veniva eseguita quasi sempre solo dai Deep Purple proprio per la difficoltà nell'eseguire l'acuto.
Gli stessi Deep Purple ad un certo punto smisero di eseguirla nei concerti proprio perché lo stesso Ian Gillan stava perdendo la capacità nella propria voce.

Le versione più completa e più bella di questo brano musicale è quello pubblicato nel 1973 nell'album "Made in Japan"

Testo Tradotto
Dolce bimbo nel tempo tu vedrai la linea,
la linea che è tracciata tra il bene e il male.
Vedrai il cieco sparare al mondo,
proiettili vaganti che esigono un tributo.
Sei stato cattivo, oh Signore, scommetto di sì
e se non sei stato colpito dal piombo vagante,
e meglio che tu chiuda gli occhi e pieghi la tua testa.
Aspetta il rimbalzo del proiettile.

Versione Live 1995



Children of Africa (Child in Time)




Articolo a cura di
Maris Davis

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11 marzo 2014

11-M Madrid, Atocha 11 marzo 2004. Io c'ero

Quel giorno ad Atocha, Madrid
Il giorno 11 marzo 2004 a Madrid si consumò una delle tragedie più devastanti nella storia della Spagna. Attentati terroristici di matrice islamica colpirono i treni locali (le così dette Cercanìas de Madrid) tra le 6.45 e le 7.40 di quel mattino, proprio nell'ora di punta, alcune bombe scoppiarono sui treni in tre stazioni Atocha, El Pozo, Sant'Eugenia - leggi -

Quelle bombe provocarono 191 morti e 2.057 feriti. I danni più gravi avvennero proprio nella stazione di Atocha, che è quella principale, è il punto di arrivo e di partenza di tutti i treni locali della città di Madrid.

Davanti alla Stazione
di Atocha, Madrid
Foto giugno 2005
Io c'ero. Per chi conosce la mia storia personale sa che tra il 1999 e il 2006 ho vissuto in Spagna. Alla fine del 2003, proprio a Madrid e proprio ad Atocha, si concluse uno dei periodi più tristi della mia vita - leggi -

Già alla fine del 2003 vivevo da un'amica (nigeriana come me) nella cittadina di Alcalà de Henares a circa una trentina di chilometri da Madrid. Alcalà de Henares è servita da questi treni locali, le Cercanìas de Madrid, che hanno proprio come stazione finale Atocha. E io quel treno lo prendevo di frequente, quasi quotidianamente per recarmi a Madrid.

Dopo un lungo periodo di schiavitù, mi sentivo finalmente libera e quel treno, così comodo, mi dava proprio la libertà di muovermi ovunque volessi.

Anche quel giorno di dieci anni fa ricordo che avrei voluto prendere quel treno verso le undici, sarei arrivata ad Atocha e da lì poi avrei dovuto andare a comprare il pesce nel mercato che c'era (o forse c'è ancora) vicino alla Gran Via.

Quel giorno non me lo dimenticherò mai. Erano quasi le nove e io dormivo ancora, ma mi svegliò la mia amica e mi chiese subito di guardare la TV, e così seppi di quello che era successo. Sul treno che partiva da Alcalà de Henares proprio mentre stava entrando nella stazione di Atocha avevano messo una bomba che era scoppiata provocando molti morti. Era proprio il treno che avrei dovuto prendere io due ore dopo.

Poi venimmo a sapere di altre bombe e di altri treni. Fu un giorno terribile.

Atocha, Monumento alla Vittime
La stazione di Atocha e le altre stazioni colpite furono ricostruite quello stesso anno e il servizio dei treni venne ripristinato nei 10 giorni successivi. Quell'anno per mia fortuna venne eletto capo del governo spagnolo Zapatero, per mia fortuna perché io ero senza documenti e con Zapatero vennero attuate in Spagna politiche molto più permissive verso gli immigrati (come lo ero io in quel momento).

Quello stesso anno 2004 io incontrai il mio amore che venne a trovarmi (da Udine in modo avventuroso dopo duemila chilometri in macchina) a Madrid in agosto, e io andai ad abitare a Parla (una cittadina nella periferia sud di Madrid) in una casa più bella. Due anni dopo, nell'ottobre del 2006 mi sono sposata, proprio a Parla.

Da quell'11 marzo 2004 sono passati 10 anni, molte cose sono cambiate, per me, per la Spagna, per il Mondo .. ma è necessario NON dimenticare mai che l'Islam brutale e vigliacco ha ucciso anche in Europa, bambini e donne, uomini innocenti che quel giorno a Madrid volevano solo andare a lavorare.

Il 31 ottobre del 2007 una sentenza condannò 7 persone considerati gli ideatori e gli esecutori materiali di quegli attentati, due di loro vennero condannati a 42.924 anni di carcere - leggi -


Articolo scritto da


10 marzo 2014

Le bufale virali dei razzisti, immigrati e democrazia del web

Chi frequenta facebook lo sa, chi non lo frequenta non verrà di certo risparmiato da questa campagna denigratoria, da questa operazione di incitamento all'odio, alla violenza e alla xenofobia. Certo chi ha un minimo di capacità intellettive non cade facilmente nella trappola, ma a volte queste campagne denigratorie sono talmente ben congegnate da sembrare credibili.

Vengono scatenati migliaia di "troll" che diffondono foto, link e video per giorni e giorni, facendo sembrare vere notizie che sono assolutamente false.

Nel Web e nei Social Network stanno circolano sempre con maggiore frequenza notizie false, mezze verità, e anche vere e proprie "bufale", sugli immigrati, sulla politica e su molte altre cose. Le bufale servono a denigrare, a screditare persone e politici che non la pensano come te.

Chi sono i troll, definiti anche "disturbatori" 2.0 .. Nella mitologia dell'Europa settentrionale, in particolare quella norvegese, il troll è un esserino umanoide che crea disturbo a chi le sta intorno. In inglese il termine troll serve ad identificare un provocatore, uno che fa perdere la pazienza.

Nel web "trollare" è arrecare disturbo, inizialmente, anni '80 e '90, il disturbo avveniva tra servizi segreti, tra stati, tra aziende (per carpirne segreti industriali), ma poi con il proliferare dei social network il fenomeno si è moltiplicato.

Il troll si nasconde dietro ad un profilo "falso" e agisce a seconda dello scopo, a volte agisce per divertirsi (disturbo fine a se stesso), a volte per divulgare false notizie (e spesso è pagato per farlo), esagerare certe notizie al fine di ricavarne un beneficio per se o per la sua comunità.

Dire che il web è democratico è una falsità. Il primo motivo è che internet non è accessibile a tutti, ed infatti solo 2 italiani su tre usa internet, solo il 50% usa i social network con regolarità e solo un italiano su tre ha accesso a internet veloce (ADSL), e poi ci sono le differenze tra fasce di età, tra regioni e regioni, tra città, campagna e zone montuose, e così via. Se è vero che la democrazia è, e deve essere universale, dire che internet è democratico, a queste condizioni, è una falsità.

Il secondo motivo per dire che internet non è democratico sono appunto i troll. Gruppi di potere, gruppi ideologici, gruppi politici, in genere gruppi sociali, usano profili doppi e magari tripli per diffondere il più possibile la loro ideologia, il loro pensiero, le loro falsità ideologiche. Creano così un vero e proprio bombardamento mediatico per indurre i frequentatori del web "indecisi" oppure quelli disinteressati a prendere posizione su un determinato argomento. E nemmeno questa è democrazia.

Ci sono vere e proprie aziende che pagano i frequentatori dei social network per diffondere notizie (vieni pagato per mettere "mi piace", per condividere, o per commentare, o per ogni re-tweet), nate per diffondere pubblicità commerciale ora accettano anche committenze politiche o di altra natura. Vuoi che il tuo post venga visto in maniera virale, ti iscrivi e poi paghi un "tot" per ogni "mi piace" ricevuto, per ogni condivisione, ecc.. Al contrario chi si è iscritto per farsi pagare avrà una ricompensa per ogni condivisione e per ogni "mi piace" che avrà messo.

E così tutti guadagnano, guadagna il committente (chi paga) perché il suo annuncio è stato diffuso in maniera mirata nel web, ci guadagna il "troll" che senza alzarsi dalla propria sedia e solo per aver messo qualche click si è messo in tasca qualche euro, e ci guadagna l'azienda intermediatrice che ha guadagnato la sua percentuale. Queste aziende più iscritti (attivi e passivi) hanno più possibilità di guadagno hanno.

Possiamo così concludere dicendo che, in certi casi e in certe situazione, il troll sia diventato un vero e proprio mestiere.


Falsità sull'Immigrazione. Alle solite frasi: vi rubano il lavoro, le case popolari agli italiani, che se ne stiano in Africa, sono delinquenti e non li vogliamo, e via di questo passo .. si sta insinuando anche che gli immigrati prendono ogni mese soldi dallo Stato Italiano.

È bene che si sappia che né gli immigrati, né richiedenti asilo, né rifugiati vengono pagati in alcun modo. Esiste invece un business milionario (in euro) che circola intorno all'accoglienza, ai C.I.E. (Centri di Identificazione ed Espulsione) e a tutte le strutture che ospitano gli immigrati, proprio alle spalle di questa povera gente che scappa magari da guerre, fame e soprusi.

Coloro che non vogliono chiudere i C.I.E. sono proprio quei razzisti che fanno circolare "falsità" e "bufale" sugli immigrati.

I C.I.E. sono veri e propri centri di potere politico ed economico. Basta pensare che ogni immigrato trattenuto in uno di questi centri costa allo Stato da un minimo di 2.000 euro fino a un massimo di 3.500 euro al mese. Soldi che non vanno beninteso nelle tasche degli immigrati, ma servono per mantenere le cooperative "amiche" che gestiscono questi centri.

È del tutto evidente che è nell'interesse di queste cooperative che gli immigrati restino "rinchiusi" più tempo possibile all'interno di queste strutture. Ecco allora che si ritardano le pratiche di riconoscimento, che si allungano i tempi per i rinnovi dei permessi di soggiorno, e che si alimenta (anche nel web) un clima di "odio" verso gli immigrati tale da creare "allarme" sociale e giustificare così l'internamento degli immigrati in questi centri fino a 18 mesi, anche se non hanno commesso reati, e di "giustificare" anche il reato di clandestinità (il vero business delle reclusioni nei CIE).

Ed infine intorno a queste cooperative, vere e proprie aziende, con centinaia di dipendenti diretti e un indotto da far invidia ad una multinazionale, gira la politica, il malaffare, interessi pubblici e privati, e molto spesso interessi mafiosi, fino all'estremo come è accaduto al CARA di Mineo, dove è stato alimentato un giro di prostituzione che ha visto coinvolte anche ragazze straniere minorenni.

Chiudere i C.I.E. non è solo una questione economica, ma è soprattutto una questione umanitaria.

Bufale su facebook e come si riconoscono i "diffamatori" di professione. Tutti i diffamatori, quelli di tipo politico, quelli di tipo xenofobo, e in genere tutti quelli che diffondono notizie false, non vere, parzialmente vere, o diffamatorie.

  • Il troll solo condivide, non crea i post, non carica foto, ma solo condivide da pagine preventivamente preparate (che chiamerò pagine calderone).
  • Gli amministratori di queste pagine calderone caricano le notizie e le foto che i troll passano, pescano, mettono like e condividono.
  • Il troll condivide foto con scritte eloquenti e ben visibili, ma senza nessun link esterno utile a confermare ciò che è scritto nella foto.
  • Un troll entra nel suo account di facebook semplicemente per diffondere queste foto e questi link che pesca nelle pagine che sa lui e poco altro. Venti, trenta, e più .. e magari più volte al giorno.
Metodo Grillo. Grillo usa il suo Blog, paragonabile ad una pagina calderone, lì si pescano le notizie, lì si condivide su facebook tutto ciò che il "vertice" scrive, da lì vengono pescate le notizie che i gestori del blog desiderano diffondere. Ma non basta .. Il Blog è anche fonte di cospicue entrate pubblicitarie, un tanto a click, un tanto a visita.

E allora ecco che si escogita il sistema per costringere il lettore finale, il semplice utente, o il sostenitore a visitare comunque il blog per leggere la notizia. Su facebook si pubblica poche parole per creare curiosità e si aggiunge il link per raggiungere l'articolo o il video desiderato .. e così i link al suo blog si moltiplicano, moltiplicando così anche i guadagni della Casaleggio, Grillo & C.

Per combattere i troll e i loro post, il sistema migliore è quello di non mettere mai "mi piace", di non commentare in alcun modo e ovviamente di non condividere mai nulla. Insomma non fare NIENTE di NIENTE.

In ultima analisi dire che il web è un luogo democratico è una vera e propria bufala mediatica. Sarà anche il luogo più libero del mondo, ma non è assolutamente democratico. Sta sempre a noi valutare le notizie, capire quelle vere, quelle false o le vere e proprie diffamazioni. Ognuno di noi poi si comporta in base alle proprie idee politiche e sociali, ma comunque sia aiutare i "troll" a diffondere "bufale" non si fa un buon servizio alla democrazia del web.




Articolo curato e scritto da
Maris Davis
Laureata in Informatica presso Università di Udine


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